CAP. 20

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NICCOLÒ POV

Stavo camminando per la strada. Avevo la mattinata libera e non sapevo cosa fare, così per schiarirmi le idee ero andato a fare una passeggiata. Ad un certo punto delle urla avevano interrotto la mia camminata, attirando la mia attenzione. Provenivano dalla parte opposta della strada, proprio dove si trovava la casa di Margherita.
E le urla appartenevano proprio a lei.
Non capivo come fosse possibile.
Fino a pochi minuti prima era in aeroporto e già stava litigando, con il suo fidanzato supposi.
Le mie supposizioni risultatrono fondate, dato che lui l'aveva rincorsa, ma Margherita gli aveva tirato una pizza in faccia. Chissà che male...
Comunque, lei sembrava proprio sconvolta.
Era scesa in strada, aveva percorso qualche metro ed era scivolata nel cemento freddo a peso morto.
Mi avvicinai. Non potevo vederla in quello stato. Piangeva e dal suo corpo uscivano versi strani, dei singhiozzi molto più amplificati.
La aiutai ad alzarsi, ignorando i suoi rifiuti. La presi in braccio e cominciai a dirigermi verso casa mia, tirandomi dietro anche quella che supposi fosse la sua valigia.
Arrivati a casa, cominciai a salire le scale. Intanto lei si era addormentata tra le mie braccia. Sembrava la persona più fragile dell'universo, così raggomitolata sul mio petto. Mi diressi nella mia camera da letto e la adagiai dolcemente nel mio posto, continuando ad osservare il suo bellissimo volto. Aveva ancora le guance rosse e bagnate a causa del grande pianto. Le passai una mano sul viso, portando via le lacrime avanzate. Poi le stampai un bacio sulla guancia e chiusi la porta dietro di me.
Chissà cosa le aveva fatto quello stronzo. Ero curioso di saperlo.
Di sicuro aveva fatto una cosa molto grave, data la situazione di Margherita.
Ma come si faceva a fare soffrire in quel modo una ragazza così?
Bella, dolce, gentile, educata... Non riuscivo a trovarle neanche un difetto.
Aveva fatto l'errore più grande della sua vita quel Mattia. L'aveva persa.
Di sicuro non l'avrebbe passata liscia.





MATTIA POV.

Mi trovavo in mutande fuori dal mio appartamento, ancora paralizzato dalla scena avvenuta cinque minuti prima.
Ero stato un cojone.
Ero un cojone.
Sapevo che prima o poi l'avrebbe scoperto, ma non immaginavo così presto. Inoltre avrei voluto parlargliene. Magari lasciarla civilmente. Invece non l'avevo fatto.
L'avevo persa per sempre.
Tornai in camera da letto, dove la mia compagna di tradimenti era ancora allerta, nella posizione in cui l'avevo lasciata. Il suo volto era sconvolto come il mio, ma non ebbi alcuna pietà neanche con lei.


"Esci subito di qui"

"Ma..."



"NIENTE MA. HO DETTO ESCI SUBITO DI QUI."



Urlai, spaventandola. Sapevo che non era colpa sua, ma solo mia, ma avevo bisogno di prendermela con qualcuno.



"Ma certo, me ne vado."



Disse sarcastica.



"Ricordati però che é solo colpa tua. Sei stato tu ad insistere."



Sputó queste parole, che mi colpirono come veleno.



"VATTENE."


Urlai con tutta la forza che avevo in corpo.

La bionda si vestì velocemente e uscì sbattendo violentemente la porta dietro di sé.
Mi buttai nel letto.
Ero uno stronzo.




MARGHERITA POV

Mi svegliai di soprassalto. Feci fatica ad aprire gli occhi. Attorno a me era buio e mi trovavo in un letto. Però non era il mio.
Cos'era successo?
Poi ad un tratto un'immagine mi balenó in testa.
Io che scappavo di casa a causa del tradimento di Mattia.
Forse era solo un brutto sogno.
Afferrai il telefono che si trovava di fianco a me, su un comodino.
Nella schermata iniziale del mio cellulare apparve un messaggio.

AMORE❤️
Dobbiamo parlare. So che sono stato uno stronzo, ma non può finire così.

Perfetto.
Altro che sogno.
Era tutto reale.
Non aprii neanche il messaggio.
Ero troppo incazzata con lui. Come aveva potuto tradirmi in quel modo?
Cercai di scacciare le lacrime che minacciavano di scendere ancora. Avevo già pianto abbastanza.
Chiusi gli occhi cercando di fare chiarezza nella mia mente, poi mi ricordai del soccorso di Niccolò. Dovevo essere nel suo letto, non c'era altra spiegazione.
Mi alzai velocemente, ma dovetti risedermi subito al bordo del letto. La testa mi girava e per un attimo non vidi più niente. Mi alzai una nuova volta, ma più cautamente.
Aprii la porta e riconobbi subito il corridoio di casa di Niccolò.
Sentii delle voci provenire dal salotto e mi diressi in quella direzione.
Appena feci capolino nella stanza i visi a me più cari mi scrutarono, con un velo di compassione e tristezza.


"Marghe!"



Stella mi corse incontro. Ero ancora mezza intontita, ma la abbracciai. Le lacrime cominciarono a scendere. Questa volta non riuscii a trattenerle.



"Su, su, calmati. Non ci pensare più. Certe persone é meglio perderle."



Probabilmente Niccolò, che era seduto sulla poltrona e continuava a scrutarci da lontano, le aveva raccontato tutto. Ma a me andava bene così. Non ce l'avrei fatta a ripercorrere anche se solo con la mente quei momenti.
Io e Stella rimanemmo qualche minuto abbracciate, poi rivolsi lo sguardo ad Adriano, che mi rincuoró con uno sguardo. Gliene fui grata. Non avevo voglia di parlare e dare spiegazioni.


"Sono stata una cretina"


Dissi buttandomi sul divano.



"Non dire così."



Mi ammonì Stella.

"Invece lo dico, perché é proprio così. Avrei dovuto accorgermene, invece cercavo sempre di nascondere tutto dietro dei veli di finzione."



I miei amici mi fecero forza con degli sguardi.

Niccolò, che ancora non aveva parlato spezzò l'imbarazzante silenzio che si era creato.




" Ormai sono le 19.00. Se vuoi puoi rimanere a dormire qui da me"



"Grazie."

Accettai. Non ce l'avrei fatta a tornare a casa. Non volevo rivedere lo stronzo. Volevo dimenticare questa parte della mia vita. Dovevo girare pagina. Potevo farcela, anche grazie a Niccolò.

IL CAPOLAVORO CHE È IN ME ||ULTIMODove le storie prendono vita. Scoprilo ora