전통

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Quel mattino, il maggiordomo bussò tre volte alla porta di Minho, pensando stesse dormendo ancora.

"Signorino Lee, i suoi genitori la..."
"Sì, Sebastian, adesso mi alzo. Vai pure" sbadigliò il ragazzo, mandando via l'uomo che lo attendeva fuori dalla sua porta.

Minho si rigirò nelle sue lenzuola per l'ennesima volta da quando si era svegliato due ore prima.

L'emozione rendeva difficile dormire; era il giorno del suo ventesimo compleanno e, nella sua tradizione famigliare, diventare maggiorenni significava iniziare a giocare d'azzardo.

Minho era nato in una famiglia di giocatori e, fin da piccolo, non aveva fatto altro che aspettare l'arrivo di quel giorno.

Quando i suoi coetanei iniziavano a muovere i primi passi, lui veniva istruito su come riconoscere i valori delle fiches.
Per i suoi genitori era normale insegnare ad un bambino di tre anni la terminologia della roulette, ridendo divertiti quando Minho non riusciva a pronunciare i termini francesi.

Quando sentì i passi di Sebastian farsi lontani, Minho si mise seduto, incrociando le gambe, e iniziò a stiracchiarsi.

Per lui, stiracchiarsi appena sveglio, era come un rito e, come tale, lo fece con cura come tutte le mattine; alzò le braccia verso l'alto e cominciò a spingerle come se fossero appoggiate ad un muro immaginario. Lentamente, in seguito, allungò le gambe davanti a lui e fece scrocchiare la schiena.

Quest'ultima, gli doleva particolarmente, a causa della posizione ricurva mantenuta dal ragazzo per tutta la durata del giorno precedente, passato chino sui libri, probabilmente a studiare la nascita, o le regole, di un famoso gioco.

Un sospiro rilassato fuoriuscì involontario dalla sua bocca. Ora si sentiva meglio, ed era pronto ad affrontare la sua giornata.

Infilò i piedi nelle sue pantofole bianche, poste alla destra del suo letto; quando si decise a scendere da quest'ultimo.

Si diresse verso la porta spostandosi con una mano i capelli che gli ricadevano sugli occhi, ancora assonnati, impedendogli la visuale.

Scese l'imponente scalinata di marmo che portava dal suo piano a quello inferiore, dove i suoi genitori lo stavano aspettando seduti intorno al tavolo.

"Buongiorno mamma" la salutò, dandole un leggero bacio sulla fronte, prendendo posto di fronte a lei.
"Auguri tesoro" rispose lei, facendo sciogliere lo zucchero nel suo thè caldo.

Minho iniziò a scegliere una brioche dal cestino posto al centro della tavola, apparecchiata con i colori oro e bianco, i suoi preferiti. Quando ne trovò una che sembrò soddisfarlo, si girò verso il padre.

"Ciao papà" disse all'uomo, che non lo degnò di uno sguardo, troppo impegnato a riprendere una cameriera.

Minho riuscì a carpire alcune parole e cercò di dedurre quale fosse il problema, probabilmente il servizio non era stato gradito dall'uomo.

"Caro, è arrivato Minho" disse la madre del ragazzo, appoggiando la tazza bianca fumante sul piattino, riuscendo ad ottenere l'attenzione del marito.

"Per adesso vai, ma alla prossima finisci in mezzo alla strada" sbottò l'uomo verso la ragazza, la quale stringeva il grembiule bianco nervosa, prima di sedersi a capo tavola.

"Caro, non ti sembra di essere stato un po' troppo duro nei suoi confronti?"
"No, Joy, se non sa svolgere il suo lavoro bisogna mandarla via" la donna non disse nulla per controbattere.

"Comunque, auguri figliolo, oggi è il tuo grande giorno" sorrise il padre, girandosi verso il figlio, il quale stava mangiando un cornetto ai frutti di bosco.
"Grazie papà" rispose, passandosi il tovagliolo sulle labbra per pulirsi dalle briciole.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora