"Sopra non c'è nessuno, c'è solo sangue" Yoongi fissò negli occhi Taehyung, le quali pupille dilatate si spostarono velocemente nella direzione di Jeongguk, che apparve dietro alla schiena dell'altro ragazzo.Taehyung non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che, mosso da un improvviso coraggio e da una improvvisa velocità, Jisung corse fuori dalla stanza verso la scalinata cigolante.
I ragazzi lo fissarono scomparire nel nulla, come se al solo tocco del primo gradino fosse stato risucchiato da un vortice creato da quest'ultimo.
Jeongguk fece per seguirlo, ma venne bloccato da Yoongi che lo afferrò per un braccio, impedendoglielo.
"Non ce n'è bisogno, non si troverà nessuno davanti, non è in pericolo" giustificò la sua azione il ragazzo, "tranquillo"
Il minore si apoggiò allo stipite della porta, "sei sicuro che non ci sia nessuno?"
"Sì, ho controllato benissimo" rispose l'altro, "l'unica cosa che ho trovato è stato del sangue a terra davanti alla stanza mia e di Hoseok" il suo tono cambiò drasticamente quando pronunciò il nome del compagno.
"Cazzo" sibilò Taehyung, "stavolta loro non sono qui per giocare"
"Loro chi?" domandò Jisung, apparendo accanto a Yoongi, "chi non è venuto per giocare?"
Taehyung, prima di rispondere, lo fissò; era pallido, gli occhi si erano fatti più piccoli, la bocca era semiaperta, e le mani tremavano vistosamente.
Pareva aver visto un fantasma, e non solamente un po' di sangue.
"Sono gli uomini di Woojin, comanda la mafia dei sobborghi newyorkesi e alcuni casinò a Las Vegas" spiegò velocemente, "prima d'ora non eravamo mai entrati direttamente in una guerra tra clan... ora immagino che ci siamo dentro fino al collo"
"Dove li hanno portati?" chiese rapidamente Jisung, iniziando a comprendere la gravità della situazione, "li uccideranno?"
"Probabilmente dovremo volare fino a qualche buco sporco e pieno di ragnatele, nascosto in qualche via sconosciuta nello stato di New York" ribatté Jeongguk, sedendosi a terra e alzando il viso verso Jisung.
Quest'ultimo si era fatto stranamente serio, dava l'idea di essere completamente su un altro pianeta, immerso in pensieri sconosciuti e privati.
"Oppure, potremmo andare al Moon's Casinò" disse finalmente, ricordandosi da un momento all'altro quel luogo dove lavorava il suo coinquilino Changbin, e il quale aveva fatto nascere una cattiva aurea intorno ad Hoseok come gli aveva parcheggiato davanti.
"Ehi ehi, come conosci quel posto?" Yoongi si voltò velocemente verso di lui, quella sua frase aveva spiazzato i ragazzi.
Taehyung sembrò mettersi sulla difensiva.
"Ci lavora Binnie, sono a conoscenza del fatto che quel casinò è nelle mani della mafia" rispose, "e poi, quando Hoseok dovette entrarci per andarlo a prendere, la sua espressione mutò in un secondo... mi sembrò quasi infastidito da quella struttura"
Taehyung lo ascoltò in silenzio, in quel momento si rese conto di quante cose quel ragazzo sapeva e di quante altre conoscenze potesse avere, considerato il passato di suo fratello nella mafia.
A volte si dimenticava di lui ma poi, quando osservava Jisung negli occhi, mille ricordi riaffioravano.
"Il Moon's... non è dove lavora Namjoon?" chiese Jimin, che nel frattempo aveva ripreso posto sulla sua sedia ed era impegnato a versarsi della camomilla nella tazza color panna, "e non è di tua proprietà l'edificio, ora che ci penso?"
"Sì, lo è" la voce di Taehyung si fece seria, "e ultimante Kim aveva dei problemi con il mio saldo, continuava ad inviarmi delle mail nelle quali mi spiegava che non aveva soldi da mandarmi"
"Pensi che questo centri con la loro sparizione?" domandò Jeongguk, alzandosi e avvicinandosi al tavolo, "magari vogliono un riscatto in cambio della loro libertà"
"Non penso, Namjoon non ha mai avuto a che far con Woojin fino ad ora..."
"Fino ad ora" lo interruppe Yoongi facendogli eco, "ma ora che mi ci fai pensare, ultimamente Hoseok si lamentava con me del fatto che Kim non rispondesse mai al telefono e che passasse troppo tempo con un certo Seokjin"
"Seokjin?" Jimin sembrò sorpreso di quel nome, "l'ho già sentito da qualche parte"
"È normale che tu lo conosca, ci abbiamo avuto a che fare in passato" Jeongguk rubò un muffin dall'alzatina in vetro sul tavolo, se lo rigirò tra le mani; la glassa rosata nascondeva la pasta morbida e soffice del dolce, ne prese un morso, sorrise quando scoprì la presenza di alcune gocce di cioccolato fondente.
"È il proprietario di quel night club a Brooklyn" rispose infine, tra un morso e l'altro.
"Ah sì, ora ricordo" sembrava sincero, e sembrava aver capito davvero chi fosse quel tale di nome Seokjin.
"Quindi partiamo per gli Stati Uniti?" domandò Jisung con la testa che gli stava per esplodere; erano atterrati a Londra da Bangkok solamente il giorno prima e dovevano già scappare via, nell'ennesimo diverso continente.
"Vi do tempo due ore per fare su le vostre cose e quelle di Hoseok e Minho e poi vi voglio qui giù, davanti all'ingresso di sto hotel del cazzo" ordinò Taehyung con voce autoritaria e degna di rispetto, "intesi?"
In risposta ottenne un sì sussurrato a bassa voce dai ragazzi, poi spedì ognuno nelle proprie stanze.
Con lui rimase solamente Yoongi, che si sedette al tavolo a bere del caffè nero amaro.
"Che merda" commentò dopo il primo sorso, "neanche il caffè è buono in sto posto" si lamentò.
"Zitto e smettila di rompere" lo riprese Taehyung, prendendo posto accanto a lui, "ho un favore da chiederti"
"Oltre che a rimettermi a pilotare il tuo jet privato per altre mille ore nel giro di meno di ventiquattro?"
"Dai, ascoltami" sorrise l'altro, "ho bisogno che tu ti prenda cura di Jisung"
Yoongi sembrò non capire, il suo sguardo traspariva confusione.
"Suo fratello è morto per colpa mia, non voglio che accada qualcosa anche a lui"
"Non è stata colpa tua" Yoongi divenne comprensivo.
"Sì invece, sono io che l'ho messo a capo di quella missione nonostante la pericolosità così elevata" Taehyung fu sul punto di piangere, ma ricacciò indietro le lacrime.
"Ehi, ascoltami, se hai bisogno di sfogarti io ci sono" lo rassicurò Yoongi, "se vuoi dirmi qualcosa, io ci sono, lo sai"
"Allora te lo dico" Taehyung fissò negli occhi Yoongi, uno sguardo fragile e disperato, "non posso più tenermelo dentro"
Yoongi rimase immobile ad aspettare che Taehyung parlasse ma, quando lo fece, improvvisamente sperò che non l'avesse mai fatto.
"Woojin è mio fratello, e mi vuole morto" riprese fiato, "e come me, vuole anche tutti i miei uomini morti"
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bet on me ; minsung #wattys2019
Fanfiction- scommetti su di me. lee minho ♡ han jisung alrekix ® 22 marzo 2019 ; ongoing