어두운

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"Yoongi, Hoseok?" Felix sgranò gli occhi assonati, squadrando i due ragazzi da capo a piedi. Sul suo volto, un'espressione leggermente sconvolta, ma non troppo.

Le guance di Hoseok, udito il suo nome e quello del suo compagno, si colorarono di un pallido rosa, e prese a stropicciarsi nervosamente l'orlo della sua camicia sbottonata.

Yoongi, al contrario, ignorò le parole del minore e si rivolse alla coppia in piedi davanti al muro bianco, il tono caldo della parete interrotto solamente dalla cornice scura della fotografia. Yoongi trovò esteticamente piacevole quel contrasto.

"È nuova, non l'ho mai vista" disse, "l'ultima volta non mi pare di averla vista" si riferì alla fotografia, tracciandone il contorno con l'indice.

Un leggero strato di polvere si posò sul polpastrello del suo indice sinistro.

"L'ho appesa l'altro giorno" rispose BamBam, "Hope l'ha trovata in fondo ad un cassetto di un armadio vecchio dimenticato dal mondo" rise in direzione dell'amico, "era tutta impolverata, ma era bellissima" rispose quest'ultimo.

"Lui è..." cercò di dire Yoongi, ma la sua frase venne interrotta da BamBam che annuì precedendolo, rispondendogli di sì, che era lui.

Minho capì si stesse riferendo al fratello di Jisung.

Calò il silenzio, che si prolungò fino a quando BamBam non lo troncò, dicendo agli altri che sarebbe andato a dormire. Hoseok e Yoongi lo imitarono.

"Ah, ragazzi" Hoseok richiamò l'attenzione di Felix e Minho, "in fondo al corridoio c'è una camera, se volete riposare potete benissimo andare lì" sorrise, prima di andarsene, lasciandoli solo.

Felix lo ringraziò con un leggero inchino, poi si voltò Minho e lo osservò; sembrava essere scivolato in una sorta di mutismo selettivo e depressione.

Sul viso del più piccolo, a vedere così il suo hyung, si creò un'espressione triste.

Fece per parlare, ma si ricacciò subito in gola le parole; Minho non sembrava nelle condizioni di tenere un discorso, non avrebbe mai risposto a qualsiasi domanda egli gli avrebbe posto, per quanto banale ella sarebbe potuta sembrare banale alle sue orecchie.

"Io vado a riposare" si limitò a dire, riferendosi più a sé stesso che al suo amico. Si alzò rumorosamente dalla poltrona e si diresse verso il corridoio, percorrendolo.

Camminò lentamente, come se fosse incerto su cosa avrebbe trovato alla fine di esso.

Una volta ritrovatosi di fronte la porta della camera, il suo corpo venne pervaso dal senso di non star facendo la cosa giusta; doveva tornare indietro, andare da Minho, e parlargli. Aiutarlo, nonostante non sapesse cosa gli stesse accadendo.

Ci pensò un attimo, ma infine scacciò via quel pensiero dalla sua testa e varcò la soglia della stanza.

Minho era troppo orgoglioso in occasioni come quella che gli si stava parando davanti, non si sarebbe mai aperto con lui.

Sbuffando silenziosamente, si chiuse la porta alle spalle, percependo nello stesso istante di star chiudendo dietro di sé anche Minho. Non ci diede peso.

Si lasciò cadere sul materasso scomodo, addormentandosi in fretta, quasi come se non avesse chiuso occhio per settimane.

Minho, nel frattempo, non si era mosso di un centimetro. Il suo corpo era fermo, immobile, gli occhi fissi su quell'immagine felice incorniciata di nero, un colore così triste e scuro.

La sensazione di vuoto causatagli dalla mancanza Jisung, che lo opprimeva già da qualche ora, si intensificò.

L'aver riascoltato la storia di quel ragazzo conosciuto in un casinò e di suo fratello vittima della mafia giapponese, improvvisamente gli aveva fatto sparire la terra sotto ai piedi.

Mentre BamBam gli parlava, le parole sputate velocemente fino a creare un racconto, lui si era sentito piccolo, indifeso, abbandonato a se stesso.

In quell'istante, il suo primo pensiero andò a Jisung, il quale nella sua vita aveva provato quelle sensazioni troppe volte.

Continuava a rimuginarci su, senza trovare un modo per raggirarlo.

Era bloccato in un labirinto, convinto essere senza uscita, e non si degnava nemmeno di cercarla, un'uscita.

Si sedette a terra, le ginocchia raccolte al petto e la fronte appoggiata su di esse. Gli occhi iniziarono a bruciargli, calde e salate lacrime minacciavano di uscire.

Si morse il labbro inferiore con forza, come se volesse farlo sanguinare, ed una lacrima solitaria solcò la sua guancia, accarezzandogliela.

In vent'anni, non aveva mai provato un sentimento così forte nei confronti di qualcuno. Jisung lo aveva cambiato.

Quel ragazzo, nell'arco di una nottata in un casinò di Las Vegas, passata tra scommesse e puntate vincenti, l'aveva mutato in una persona migliore ai suoi occhi.

Una fitta allo stomaco lo obbligò ad alzare il viso.

Lo sguardo gli cadde sulla parete dinanzi a sé, si accorse che aveva iniziato a piangere; gli oggetti intorno a lui avevano perso il loro contorno, non erano più nitidi.

Non era in grado di mettere a fuoco la foto appesa poco più in alto rispetto a dove egli si trovava.

Distese le gambe, coricandosi a terra. Le scapole andarono a contatto con il pavimento freddo, un brivido gli percorse la schiena.

Si portò un braccio a coprirsi gli occhi gonfi e arrossati, per proteggerli dalla luce a neon biancastra proveniente dalla lampadina incastonata nel lampadario che dondolava appeso al soffitto sopra di lui.

Si addormentò con la testa dolorante a causa dei troppi pensieri che la abitavano in quel momento, ma con il corpo più leggero, come se dormire lo stesse svuotando da tutto lo stress accumulato.

In casa calò un silenzio religioso, spezzato ad intervalli regolari solo dal rumore delle gocce d'acqua perse da un lavandino posto in un angolo remoto dell'abitazione.

Ma era un suono flebile, che conciliò il sonno di Minho. Il ragazzo non se ne rese conto, semplicemente si lasciò scivolare tra le braccia di Morfeo.

A risvegliarlo, alle prime luci dell'alba, fu un rumore sordo, seguito da un tremolio che fece scuotere il pavimento su cui egli ancora si trovava.

Si girò verso l'ingresso; la porta era stata buttata giù, alcuni uomini in piedi sullo stipite lo fissavano.

Il suono di uno sparo da arma da fuoco, e Minho non vide più nulla.

Solo, buio.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora