죄 도시

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"Posso baciarti?" chiese Minho, fissando negli occhi Jisung e appoggiando una mano sulla spalla di quest'ultimo.

Erano vicini, pochi centimetri a dividerli, le loro anche si potevano quasi toccare.

Jisung annuì lentamente, in risposta alla domanda dell'altro ragazzo, il quale sorrise accarezzandogli una guancia.
Lentamente, lo avvicinò a sé, le loro fronti appoggiate l'una all'altra.

Minho scostò leggermente il viso di lato, portando una mano dietro alla nuca di Jisung, per poi poggiare delicatamente le sue labbra su quelle di quest'ultimo.

Fu un bacio statico, lento, fino a quando Minho non iniziò ad accarezzare il labbro inferiore di Jisung con la propria lingua.

Il ragazzo la prese come una richiesta a lasciarlo entrare, così dischiuse le labbra, e le loro lingue entrarono in contatto.

Jisung, che non si era ancora mosso di un centimetro, posò la mano sulla guancia arrossata di Minho, avvicinandolo a lui.
Il ragazzo sorrise nel bacio, sorpreso da questo suo gesto, e provocò un senso di solletico nel corpo di Jisung.

Minho pensò al tempo che scorreva veloce, nel quale si stavano scambiando solo un innocente bacio. Dovevano passare oltre, la mezzanotte era scoccata in fretta per Cenerentola, non voleva fare la sua stessa fine.

Posò le sue mani sulla vita di Jisung, facendosi scappare un leggero accenno di risata per quanto fosse stretta e piccola, ma allo stesso tempo morbida.

Estrasse la camicia bianca da dentro i pantaloni, infilò le mani al di sotto di essa, ed iniziò ad accarezzare la pelle calda, e piacevole al tatto, del ragazzo.

Jisung ebbe un sussulto al tocco dell'altro su di lui. Minho lo percepì, rise.

"Rilassati" gli consigliò, Jisung alzò lo sguardo verso di lui, "non è facile con te che mi tocchi" protestò.
A queste parole, Minho rise un po' più forte, guadagnandosi un'occhiataccia da parte di Jisung.

"E non ti sto facendo ancora nulla" disse maliziosamente Minho, una volta smesso di ridere. Jisung arrossì vistosamente.

"Vieni con me" Minho tese una mano all'altro ragazzo, il quale la prese, seguendolo fino davanti alla vetrata della suite.

Davanti a loro, Las Vegas si estendeva più bella e più luminosa che mai. Jisung sorrise, come se la vedesse per la prima volta. 

"Las Vegas si dice sia la città del peccato" Minho si voltò verso di lui, "e non mi vengono in mente altre parole per descriverla" 
"Perché non ne esistono" ribatté Jisung, "Las Vegas è il peccato in tutte le sue forme"

Minho socchiuse leggermente gli occhi, gli piacque quella frase. Quel ragazzo aveva ragione; non puoi fare la tua entrata in quella città con le apparenze di un angelo, e pretendere che non ne uscirai sotto forma di diavolo.

Jisung fece per dire qualcos'altro, ma venne interrotto dal dito indice di Minho che gli si posò davanti alle labbra, sfiorandogliele appena.

"Shh, abbiamo già parlato abbastanza" sussurrò il ragazzo, gli occhi fissi in quelli di Jisung, il quale annuì dandogli ragione.

"Abbiamo quasi lo stesso papillon" gli fece notare Minho, mentre glielo slacciava. Jisung posò il suo sguardo su quello del ragazzo e, effettivamente, era dorato come i motivi presenti ad adornare il suo.

Quando il colletto della camicia bianca di Jisung venne liberato dal papillon, Minho iniziò a slacciare quest'ultima. Passava da un bottone all'altro, lentamente, facendo tremare Jisung di desiderio.

Quando l'ultimo bottoncino venne slacciato, Minho aprì la camicia, la quale rivelò la pelle candida e morbida di Jisung.

Gli fece scivolare le maniche sulle spalle, fino a farle arrivare all'avambraccio, scoprendogli le clavicole. Minho si morse il labbro, Jisung percepì una strana sensazione scaturirsi nel basso ventre.

Minho si avvicinò al collo del ragazzo e, quest'ultimo, intendendo le sue intenzioni, lo piegò di lato.

Il ragazzo iniziò a lasciare umidi baci sulla pelle di Jisung, il quale tremava ad ogni minimo tocco da parte di Minho.

Iniziò a scendere sempre più in basso, arrivando fino al bordo dei pantaloni, con il quale Minho iniziò a giocare. Jisung deglutì rumorosamente.

"Hai un preservativo?" chiese Minho, alzandosi. Jisung scosse la testa, "di solito distribuisco carte, non profilattici" rispose sarcastico. Minho rise, dandogli ragione.

"Ci serve" Minho cominciò a parlare fra sé e sé, iniziando a girare per la stanza, "dove lo trovo a quest'ora?" si girò verso Jisung, il quale lo guardò con espressione persa.

"Per stasera ci limiteremo ai baci" arrivò poi alla conclusione Minho, "domani, se vorrai, potremmo andare avanti"

Jisung gli lanciò uno sguardo interrogativo, "domani?" chiese.
Minho annuì, "non ti va?"

"Certo che mi va" si sbrigò a rispondere Jisung, "è solo che pensavo ti saresti fermato solo per stanotte"
"In effetti dovrebbe essere così" confermò Minho, "ma per te potrei fare un'eccezione"

Jisung sentì il cuore battergli più veloce, vi ci poggiò la mano sopra, sorridendo.

"Minho" disse poi, la voce bassa, "posso chiederti una cosa?"
"Certo" accettò il ragazzo, "vieni qui"
lo invitò a sedersi accanto a lui, sul sofà bianco che dominava la stanza.

"Sai, ci sono alcune persone che quando le vedo penso wow, questa potrebbe essere la persona giusta per me" iniziò Minho, "ma poi le conosco e, per un motivo o per un altro, mi rimangio tutto quello che ho detto. E questo accade sempre" aggiunse, ridendo.

"E io, cosa c'entro?" chiese curioso Jisung, il quale faticava a capire cosa volesse dirgli Minho.

"Quando ti ho visto, ho pensato che fossi il ragazzo giusto per me. Ti ho conosciuto, anche se poco e male, ma nonostante ciò, continuo a pensare che tu sia il ragazzo giusto per me" disse Minho, accarezzando le guance del ragazzo appoggiato con la testa sulle sue gambe.

"Hai delle guance bellissime" disse Minho, facendo arrossire Jisung, che si portò le mani sul viso, nascondendolo.

"Toglile" sorrise Minho, spostandogliele, ma Jisung non gli diede retta e mugolò qualcosa in risposta.

"E va bene" sbuffò Minho, "ma ciò non toglie che tu abbia delle guance bellissime"
"Smettila di dire certe cose, è imbarazzante" lo riprese Jisung.

"Siamo nella città del peccato e tu definisci imbarazzanti dei complimenti?" si accigliò Minho, fissando le labbra di Jisung che diventavano serie.

"Non ci sono abituato" quasi pianse, "passo la mia vita chiuso in un casinò a contare fiches e a distribuire carte, non sono abituato a questo genere di cose" gli occhi di Jisung erano lucidi, Minho percepì il cuore venirgli stretto in una morsa.

Il sentimento di bisogno di proteggere quel ragazzo iniziò a nascere nel profondo di Minho, e quest'ultimo lo accolse senza fare storie, diversamente da come avrebbe fatto di solito.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora