New York

351 36 9
                                    


"Ah, il traffico newyorkese" Jeongguk aspirò a pieni polmoni lo smog emanato dalle macchine e dai taxi gialli della Grande Mela.

Jisung lo guardò schifato e fu sul punto di ammonirlo, se non fosse che cambiò idea e si limitò ad osservare i pannelli a led pubblicitari.

C'era una ragazza bionda che sponsorizzava un arriccia capelli; Jisung si chiese se avrebbe funzionato anche sui suoi, talmente lisci che, quando riusciva nell'intento di renderli mossi, per lui era un vero e proprio miracolo.

"Dove dobbiamo andare?" domandò Yoongi sbadigliando, le ore di volo lo avevano stancato e il fuso orario non lo stava aiutando minimamente, "andiamo da Seokjin?"

"Esattamente" annuì Taehyung, "se non ricordo male, dovrebbe essere in uno di questi vicoletti qui" e con la mano indicò delle vie dimenticate dell'umanità.

Quando il gruppo si addentrò in una, sporca e umida, Jisung pensò che fossero in realtà dimenticate dall'intero universo.

Emise un leggero urlo quando pestò un qualcosa che, alla suola della sua scarpa sinistra, parve morbido e vivo.

"Cos'era?" chiese spaventato guardandosi intorno, non notando altro che non fosse una quantità incalcolabile di sacchetti strappati e di spazzatura che fuoriusciva da essi.

Yoongi rise, "un semplice topo, non ti preoccupare". Il ragazzo aveva notato la bestiolina scappare da Jisung dopo che l'aveva schiacciata.

"Un semplice topo" gli fece eco il minore, cercando di auto convincersi che non era accaduto nulla di grave, "stai calmo Jisung, era un semplice topo, solamente un..."

"Shhh" lo zittì Taehyung, "sentite anche voi?" si stava riferendo ad un suono ovattato e confuso, che non sembrava provenire da lontano rispetto a dove si trovavano loro.

"Sembra una canzone" ipotizzò Jimin, "deriva dal club?"

"Probabile, non ci resta che scoprirlo" Jeongguk avanzò in avanti facendo strada al gruppetto di ragazzi che, facendo attenzione a dove posare i piedi, lo seguiva in silenzio.

Quando giunsero alla fine della via, rivelatasi un vicolo cieco, alla loro sinistra apparve una scala che sembrava portare nell'oltretomba.

Era una scala in ferro battuto, arrugginita, il corrimano a cui mancavano delle porzioni conduceva dritto e ripido verso una porta altrettanto fredda ed arrugginita.

"Dobbiamo scendere lì giù?" il tono di Jimin non era convinto, sembrava sul punto di ritirarsi, e lo avrebbe anche fatto se non l'avesse ripreso Yoongi.

"Non ti rovinerai la semi-permanente da due soldi alle unghie entrando lì dentro" rise sarcastico, "la porta te la apro io, così non rischierai minimamente" e silenziosamente poggiò il piede sul primo gradino.

Al suo tocco, per quanto poco gentile potesse essere stato, la scalinata tremò e rilasciò dei suoni striduli, poco rassicuranti.

"Crollerà da un momento all'altro" annunciò Jisung, "come fa la gente ad usarla?"

"Forse la usa perché, primo, è sempre stata così e, secondo, non ci sono abbastanza soldi per fare manutenzione né alla scala né al club... ed è già tanto se si riesce a pagare lo stipendio agli strippers"

Una voce acuta si materializzò alle spalle dei cinque ragazzi che, titubanti, si girarono.

"Kim Seokjin?" domandò Taehyung di getto, come se la frase l'avesse vomitata improvvisamente.

Il ragazzo annuì, "in carne ed ossa... è da un po' che non ci si vede, Taehyung"

Jisung lo osservò, quel tale aveva attirato particolarmente la sua attenzione; un'altezza esagerata correlata ad un fisico magro e longilineo, in contrapposizione con le spalle larghe.

I capelli neri e lisci ricadevano in modo ordinato, quasi studiato, sulla fronte dalla pelle bianca e luminosa, curata, ed ornata da delle labbra rosee e carnose, e da occhi sottili dalle ciglia lunghissime.

L'abbigliamento era eccentrico, e la scelta dei vestiti aiutava a far risaltare spiccatamente questo lato certo della sua personalità.

Una camicia rosa pastello glitterata era stata infilata in modo impeccabile dentro ad un paio jeans bianchi, strappati sulle ginocchia, che gli fasciavano le gambe affusolate.

Il colore della camicia, sbottonata per lasciare intravedere la carnagione lattea del petto, riprendeva il colore del chocker, accessoriato da una fibbia a forma di cuore, che indossava attorno al collo.

"Avete bisogno?" chiese, per poi fissare di sbieco Jisung, il quale notò guardarlo troppo, "mh, ti serve qualcosa tesoro?"

"N... no... gra... grazie" le guance del ragazzo arrossirono vistosamente per l'imbarazzo.

Jisung non pensava se ne sarebbe accorto, ai suoi occhi sembrava troppo preso dal sfoggiare la sua bellezza che non sarebbe mai andato a stanare un ragazzetto che lo studiava senza uno scopo preciso, ma solamente perché era impossibile evitarlo.

"Sì, avrei bisogno di parlarti in effetti" riattirò l'attenzione su di sé Taehyung, "però non voglio parlarne qui... una chiacchierata è molto più piacevole se discussa dinanzi ad un alcolico" sorrise.

"Venite allora, vi faccio strada" Seokjin prese a scendere la scala e, una volta arrivato a metà, si fermò e si voltò "tranquilli, non vi farete male"

Quando varcarono la soglia del locale, la musica alta, mischiata all'odore dell'alcol e del fumo, fecero girare la testa a Jisung, il quale pensò sarebbe svenuto da un momento all'altro.

"Tutto okay?" gli urlò nelle orecchie Jimin, "ti senti bene?"

"Sì, tranquillo" mentì Jisung, "e tu, perché non sembri infastidito da questa puzza artificiale e alcolica come il resto di noi?"

"Prima di far parte della banda di V, lavoravo come corriere della droga... diciamo che sono abituato" e mostrò un sorriso a Jisung, accompagnato da un occhiolino.

Jisung si domandò fino a che punto potessero essere delle brave persone; si fidava di Taehyung, era il migliore amico di suo fratello, nonostante l'abbia mandato ad uccidersi, e si fidava di Yoongi, il pilota personale e compagno di scopate occasionali del suo attuale ragazzo... ma gli altri? Non li conosceva.

Ed erano pur sempre uomini della mafia.

Non poteva dire di fidarsi di Jeongguk, scontroso e testa calda, la cui unica scelta azzeccata nella vita era stata quella di donare il suo cuore a Taehyung.

E non si fidava nemmeno di Hoseok, nonostante gli sembrasse quello più umano lì in mezzo, l'unico in grado di provare dei sentimenti, l'unico che sembrasse provare il vero amore.

E nemmeno Jimin gli ispirava fiducia, classico ragazzo gay che ostenta la sua omosessualità per farsi notare, perché nel corso della sua vita non è mai accettato per quello che è.

E adesso? Si era aggiunto Seokjin, il quale si era aggiunto a Woojin, il quale si era aggiunto a Namjoon, che si era aggiunto a Mark, che si era aggiunto ad altre innumerevoli persone.

Jisung pensò che conosceva mille nomi diversi, ai quali però non sapeva dare una faccia, una caratteristica, un particolare.

In quel momento si rese conto che, di tutti coloro che conosceva, in realtà non conosceva nessuno.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora