추억

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La limousine si fermò davanti a quello che apparve agli occhi di Minho come un vecchio hotel in disuso.

L'esterno, illuminato da un'insegna a neon fracassata per metà, cadeva letteralmente a pezzi. L'intonaco si staccava a fogli, rivelando la facciata in paramano, nascosta al di sotto di quelli strati di colore.

Quando mise piede fuori dall'auto, Minho respirò a pieni polmoni l'aria della notte, sgranchendosi le gambe.

Felix lo imitò, fischiettando allegramente. Minho si domandò come facesse a mantenere i nervi saldi nella situazione in cui si trovavano. 

Nonostante fosse un giocatore d'azzardo, abituato a ad agire sotto pressione, Minho aveva il respiro affannato e tremolii lungo tutto il corpo.

Ancora una volta, rimase affascinato dal temperamento tranquillo del ragazzo, invidiandoglielo. 

"Eccoci arrivati" annunciò Hoseok, chiudendo la portiera del veicolo, il quale, con un rombo di motore, sfrecciò veloce lungo le stradine strette di quella zona malfamata di Bangkok.

Scomparve, come inghiottita dalla città.

Più si avvicinava alla struttura in rovina, più Minho riusciva a cogliere i particolari e le cause del suo essere così svigorita. In passato, ipotizzò il ragazzo, doveva essere stato un importante impianto, data la sua grandezza anche molto funzionale.

Peccato stesse crollando.

Minho scorse le scale in ferro che portavano all'ingresso, ma rimase sorpreso quando Hoseok svoltò dalla parte opposta.

Se non si stavano dirigendo in quel posto desueto, allora qual era la loro reale destinazione? 

Camminarono in silenzio per i viottoli cittadini, costeggiando casette e catapecchie, finché non giunsero davanti ad un'abitazione abbastanza modesta, la quale stonava con l'ambiente che la circondava.

A vederla, paragonandola a quelle nei dintorni, si poteva benissimo etichettare come una villettina.

Minho si chiese perché l'autista non li avesse scaricati lì davanti, ci pensò su un attimo, arrivando alla conclusione che fosse per una questione di sicurezza.

Hoseok bussò quattro volte, ad intervalli regolari, a gruppi di tre, sul legno massiccio della porta. Quest'ultima, si aprì con un cigolio di catene, utilizzate per la sua chiusura dall'interno.

"Hope!" esclamò il ragazzo che si materializzò sulla soglia, "eccoti finalmente!", abbracciò Hoseok, sfoderando un sorriso raggiante.

Dunque, Hope era il soprannome di Hoseok, dedusse Minho, ricordandosi di come il boss della gang di cui era membro il fratello di Jisung si facesse chiamare V, invece che con il suo vero nome, Taehyung.

Minho pensò fosse normale avere un nome in codice, se vivevi seguendo il loro stile di vita.

"Oh, prego, entrate pure" disse cordialmente il ragazzo senza nome, spostandosi lateralmente per lasciarli passare, "sono BamBam, comunque" sorrise, facendo un piccolo inchino.

Mentre il giovane, rivelatosi chiamare BamBam, era intento a barricare lui stesso e gli altri nell'abitazione, chiudendo una manciata di lucchetti appesi a delle cinghie lucenti, Minho lo osservò; nonostante parlasse coreano in modo eccellente, non sembrava essere un suo connazionale.

Era curioso di sapere da dove provenisse.

E a Minho, improvvisamente, sembrò anche un'ottima maniera per rompere il ghiaccio, chiedere quali fossero le sue origini.

Era in procinto di domandarglielo, ma Yoongi lo interruppe.

"Vado a farmi fottere un po' da Hobi" Yoongi annunciò la cosa come se stesse tenendo un importante discorso davanti a tutto il Paese, "non venite a rompere" ghignò in conclusione, prima di scomparire in fondo al corridoio trascinandosi il ragazzo dai capelli rossicci dietro per un polso.

"Magari, scopando, gli passerà per un po' la fase da ragazzina mestruata" sospirò Felix, fiducioso delle sue parole, le quali provocarono una sonora risata da parte di BamBam.

Quest'ultimo, si accasciò sull'imponente divano nero, che troneggiava al centro della stanza dalle pareti bianche e dal soffitto con le travi a vista, e fece segno ai due ospiti di accomodarsi.

Felix si fiondò sull'unica poltrona presente, il tessuto morbido del suppellettile lo avvolse completamente. Non passò molto tempo prima che il più piccolo chiuse gli occhi, addormentandosi.

Minho prese posto accanto a BamBam.

"Minho, giusto?" chiese conferma BamBam, squarciando in due il silenzio che si era creato. Minho annuì in risposta.

"E lui, è Felix?" domandò in seguito, indicando con un cenno del capo il ragazzino dalle lentiggini assopito sulla poltrona accanto a loro, "sì" si limitò a replicare Minho.

"Mh, BamBam" lo chiamò Minho, il ragazzo interpellato posò lo sguardo su di lui, "dimmi"

"Non sei coreano, vero?" lo interrogò gentilmente, l'altro scosse la testa come responso, "sono tailandese" sorrise, "ma ho vissuto per un lungo periodo a Seoul, è lì che ho conosciuto Hope"

"Io, invece, sono di Gimpo, ma la mia famiglia si trasferì nella capitale subito dopo la mia nascita" spiegò Minho, "non so nulla della mi città natale" ammise poi con un velo di malinconia, iniziando a girovagare con lo sguardo sull'ambiente intorno a lui.

Quest'ultimo, in particolare, andò a posarsi su una fotografia appesa sulla parete spoglia dinanzi a lui.

Si alzò, avvicinandosi ad essa.

La foto, incorniciata da una graziosa cornice nera opaca, che andava a richiamare il colore del tessuto del sofà, raffigurava tre adolescenti sorridenti.

Minho fu in grado di riconoscerne due; BamBam e Hoseok, il passare degli anni non li aveva cambiati di una virgola.

Il terzo, a Minho ricordò molto Jisung. In effetti, tra il soggetto della foto e tra il croupier del Bellagio Casinò, vi era molta somiglianza.

"Bella, non trovi?" chiese BamBam, che nel mentre aveva affiancato Minho, il quale fece di sì con la testa.

"Il ragazzo al centro, purtroppo, è venuto a mancare alcuni anni fa" disse BamBam piattamente, nessuna emozione traspariva dalla sua voce o dal suo viso.

"Mi dispiace" sussurrò appena Minho, abbassando lo sguardo. Notò di avere una scarpa slacciata.

"Hope era con lui, quando quei bastardi della Yakuza l'hanno ucciso, con un colpo in fronte, in quella lurida sala giochi di Pachinko a Tokyo" disse il ragazzo a denti stretti, "Hoseok riuscì a salvarsi, e fu lui che raccontò tutto a V, il nostro boss, il quale lo piange ancora, nonostante il tempo trascorso"

Tra le parole sputate di getto da BamBam, Minho si ritrovò a collegare quella descrizione con quella fattagli da Jisung, numerose ore prima; Tokyo, Pachinko, un ragazzo miracolosamente sopravvissuto, V, Yakuza.

Gli avvenimenti e tutto il resto, combaciavano perfettamente in entrambe le versioni.

Anche se era sicuro del fatto che il ragazzo in foto, abbracciato da Hoseok e BamBam, fosse il fratello maggiore di Jisung, Minho decise di porre una domanda.

Chiese dell'unica informazione di cui era a conoscenza, ma di cui il ragazzo accanto a lui non aveva accennato. Gli domandò se avesse un fratello.

"Sì, mi pare si chiami Ji... Jint... Jis..." BamBam stava facendo appello ai suoi ricordi, ma invano.

"Jisung, Han Jisung" lo aiutò Minho, l'altro ragazzo si voltò verso di lui sorpreso.

"Lo conosci?" domandò, le lacrime a bagnargli gli zigomi, lievemente arrossati per la rabbia provata prima.

"Ehi, che fate?" Yoongi fece la sua apparizione in stanza, affiancato da Hoseok, il quale gli stringeva dolcemente la mano.

Il biondino, al posto della sua uniforme, indossava una maglietta larga che arrivava a coprirgli metà ginocchio, di Hoseok, probabilmente. I capelli scoloriti erano spettinati, il contorno labbra arrossato, e con una mano non cessava un attimo di massaggiarsi il sedere.

Hoseok, invece, aveva la camicia sbottonata che rivelava il suo petto imperlato di sudore, come anche la sua fronte. Nella parte inferiore, un paio di boxer grigi. Sul collo, si potevano scorgere delle piccole macchioline violacee.

BamBam e Minho non risposero, Felix, nel frattempo, aprì gli occhi.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora