태국

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"Fermatevi, non ce la faccio più" Minho implorò i due ragazzi, fermandosi sul ciglio della strada. Le mani appoggiate sulle ginocchia tremanti, la schiena curvata in avanti, il fiato corto. Il rumore della macchine che sfrecciavano veloci di sottofondo.

"Ma muoviti" lo riprese Yoongi, incurante della condizione del ragazzo, "dobbiamo andare fino all'aeroporto" disse.

Minho alzò il viso verso di lui, con un movimento improvviso, l'espressione smarrita in volto. "Aeroporto?" domandò, rialzandosi e stirandosi i pantaloncini verdi.

Solo in quel momento si rese conto che aveva indosso il pigiama imprestatogli da Jisung, la notte precedente. Anche Felix indossava gli abiti utilizzati per la notte.

"Sì, all'aeroporto, dove ci imbarcheremo sul tuo jet, il quale piloterò fino a alla nostra tappa" spiegò brevemente Yoongi, con tono notevolmente seccato.

"E dov'è che andiamo di preciso?" chiese Felix, intromettendosi nel loro discorso. Il maggiore si girò verso di lui, prese un respiro e, con fare quieto, rispose che lo avrebbero scoperto solo quando vi sarebbero atterrati il giorno dopo.

Felix e Minho si guardarono e, senza proferire parola, ripresero a correre dietro a Yoongi che, agile, li distanziava di un paio di metri.

Nulla che non potessero recuperare aumentando un po' il ritmo della loro corsa.

Quando giunsero a destinazione, all'imponente aeroporto McCarran, Minho si appoggiò alle porte di vetro scorrevoli di quest'ultimo, per cercare di riprendere e regolare il respiro.

Peccato che esse decisero di aprirsi, a causa dei movimenti dinanzi la loro fotocellula.

Il ragazzo cadde a terra rovinosamente, provocando una risata divertita da parte di Felix e un rimprovero accompagnato da alcuni insulti da quella di Yoongi.

"Alzati, dobbiamo andare" lo richiamò il ragazzo con indosso l'uniforme da pilota, "ci aspetta un viaggio lungo, e dobbiamo ancora attraversare mezzo terminal per arrivare alla pista"

Felix tese un braccio verso Minho, il quale lo afferrò, aiutandosi a rialzarsi. I due amici seguirono il loro hyung per l'ingente aerodromo, guardandosi intorno; il posto straripava di gente presa da una gran fretta, che con fare indaffarato si muoveva per le corsie di quel luogo.

Ragazzi mano nella mano con la propria amata, forse il loro primo viaggio insieme, bambini che osservavano con aria sognante e divertita le valigie passare sul nastro trasportatore nero.

Persone che attendevano con cartelli in mano ove vi erano segnati i nomi di chi stavano aspettando, gente impegnata a fare colazione al caffè dell'aeroscalo, tre ragazzi che stavano per sfidare l'ignoto per scappare dalla famiglia di uno dei tre.

"Mi fa malissimo il culo" commentò Minho, massaggiandosi la parte dolorante, "non è che possiamo rallentare un pochino? non riesco a starvi dietro e..."

"Siamo arrivati" lo interruppe Yoongi, fermandosi davanti ad una navetta, "quindi, ti prego, chiudi la bocca e smettila di lamentarti" lo riprese, salendo sul mezzo, che li avrebbe portati nel luogo dove vi era parcheggiato il jet bianco della famiglia Lee.

Il breve viaggio sul piccolo bus, attraverso la pista di decollo, lo passarono in silenzio; Yoongi impegnato a rivedere delle scartoffie che teneva in mano, ogni tanto conversava con l'autista, Felix con lo sguardo perso fuori dal finestrino, e Minho con i denti stretti a causa del dolore che, incessante, continuava a provare nella zona del suo fondoschiena.

"Arrivederci" i tre ragazzi salutarono l'uomo al volante con un lieve inchino, "grazie ancora" dissero, mentre le porte automatiche della spola si chiudevano.

"Felix" lo chiamò Minho, fissando l'ingente aviogetto davanti a loro, "sei sicuro di fare questa cosa?"

Il maknae del gruppo si girò verso il ragazzo che gli aveva posto la domanda, sorridendo, "ma certo" rispose, stringendogli la mano nella sua, più piccola rispetto all'altra.

"Vogliamo muoverci, o oggi è la giornata delle persone flemmatiche?!" urlò loro Yoongi, che nel frattempo si era imbarcato sul jet, e gli squadrava dalla scaletta di quest'ultimo.

Minho sbuffò, salendo i gradini in ferro, seguito da Felix. Il didietro gli doleva ancora particolarmente, ma non ci diede peso, non voleva ricevere un'altro insulto da quel biondino ossigenato.

Quando si lasciò scivolare sulla poltrona color panna, un sospiro di sollievo fuoriuscì dalla sua bocca. Il più piccolo lo imitò, accasciandosi sulla poltroncina di fronte alla sua.

"Ascoltatemi attentamente" la voce di Yoongi fece la sua apparizione, erompendo dagli altoparlanti, "siamo diretti a Bangkok, quindi sarà un viaggio lungo..."

Minho e Felix si guardarono con aria sconvolta; stavano volando nel sud est asiatico, nella capitale della Thailandia, non si sa a fare cosa. Non se lo aspettavano.

"... evitate di rompermi, piuttosto dormite tutto il tempo" terminò il messaggio.

"Ma è sempre stato così carino ed educato?" chiese sarcastico Felix, con il sorriso sulle labbra. "Sarà la mancanza di attività sessuale" rispose Minho, "è l'unica motivazione plausibile" rise.

"Sì, credo tu abbia ragione" disse Felix, guardando il sole alzarsi nel cielo, fuori dall'oblò dell'aereo, la mente altrove e gli occhi spenti. Minho si preoccupò.

"Felix, qualcosa non va?" domandò il maggiore, Felix scosse la testa in risposta, "va tutto bene" finse un sorriso, voltandosi verso il suo hyung.

"Ehi, lo sai che..."
"Tranquillo, è tutto ok" lo interruppe il più piccolo, sviando il discorso con un gesto veloce delle mani.

"Ora credo che riposerò un po', ieri notte ho dormito poco" annunciò poi, rannicchiandosi contro lo schienale della poltrona, abbastanza spaziosa per accogliere il suo gracile corpo.

"Buonanotte, allora" quasi sussurrò Minho, osservando i movimenti del ragazzo di fronte a lui.

Per un attimo, l'idea di mettersi a dormire attraversò l'anticamera del cervello di Minho, ma lui la respinse, era troppo agitato per riuscire a chiudere occhio; il suo corpo era un composto di preoccupazione mista a turbamento. Impercettibili brividi lo scuotevano.

Si alzò dalla poltrona, dirigendosi al fondo dell'aereo, dove vi era posto l'unico divanetto a muro presente nel velivolo.

Vi si lasciò cadere sopra di schiena, in posizione supina ora fissava il soffitto.

Cominciò a pensare a Jisung, a quante emozioni quel ragazzo gli stesse facendo provare, e subito percepì una fitta al cuore, come stretto da una morsa. Vi poggiò una mano sopra.

Ancora lui non lo sapeva, ma stava sperimentando la sensazione della mancanza, mai provata prima. Abituato a ricevere e ad ottenere sempre qualsiasi cosa egli volesse, in quel momento era solo, e l'unica persona che voleva al suo fianco non era presente.

Per quanto desiderasse Jisung accanto a lui, per quanto ci sperasse, era cosciente che non sarebbe mai successo.

Lui era a Las Vegas, lui su un jet diretto da tutt'altra parte.

Si addormentò, delle calde lacrime a solcargli le guance, un sorriso accennato sulle labbra.

Aveva incontrato un angelo nella città del peccato, pensò fosse un paradosso meraviglioso.

bet on me ; minsung #wattys2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora