7.

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" E quindi? Cosa hai fatto dopo?"
"Li ho mandati a quel paese."
"Penso che tu sia molto coraggiosa. Ma ho una domanda, di chi eri innamorata?"
"Di nessuno."
"Cosa vuoi dire?"
Perché l'essere umano deve sempre sapere tutto? Perché non possiamo avere la nostra piccola parte d' ignoto?
"Forse mi serviva solo del tempo."
Lascio la mia amica in quel bar e vado al lavoro.
Mi accascio. Sulla mia scrivania. Tra le mie cose. Tre mie pensieri. Ormai è routine.
"Hai consegnato il presentazione?"
"Sì. Ho anche inviato le e-mail alla capo del reparto chirurgia estetica. Le serve altro?"
"No. Puoi però levarmi una curiosità."
"Dica."
"Perché è venuta qui a Napoli? Se viveva a Bologna?"
"Perché ho sempre  sognato di vivere a Napoli....... e poi a Bologna non mi sentivo a mio agio."
Mi sento triste ma ormai è passato.
Il mio datore di lavoro che mi parlava circa 3 minuti fa, mi consiglia di tornare a casa e io stanca come sono me ne vado.




21:30. Casa mia.
-Driiiin-
Mi squilla il telefono.
Qualcuno mi ha chiesto l' amicizia su Instagram.
Che poi se ci penso. Perché si chiama amicizia se alcune persone non le conosco neanche?
Mentre sono immersa tra i miei pensieri il cane abbaia.
Il telefono suona.
Ed io......io non comprendo.
Suonano alla porta.
Molto forte.
Il rumore del campanello mi lacera l'orecchio.
"Posta!!"
"Chiunque tu sia. Puoi anche andartene a"
"Ok...lo, era troppo banale."
Sta voce mi scaturisce un non so che di curiosità.
Mi avvicino alla porta.
"Puoi ripetere?"
"Cosa?"
Guardo attraverso il buco della porta.
È castano.
Ha gli occhi marroni.
Delle labbra carnose.... E una voce...... una voce che mi piace...o almeno...gradisco.
"Organizzo una festa con tutto il condominio.......il condominio. Ti va di venire?"
"Come faccio a sapere che non è una trappola?"
"Per cosa?"
"Che ne so, non ti conosco neanche."
"Allora io sono Giuseppe. Abito qui di fianco. Tu?"
"Io mi chiamo Matilde e...... abito qui."
"Ma non vale."
"Cosa?"
"Tu mi puoi vedere ma io no. Potresti essere un' uomo con la voce da donna."
"Tu come mi immagini?"
"Un' uomo con la voce da donna."
"  Comunque si è fatta na certa."
Apro la porta.
Lo  guardo.
"Non sei un'uomo dalla voce maschile."
"Lo so."
"Allora. Ti va di venire?"
"A che ora?"
"Verso le 4. Domani."
"Forse ci sarò."
"Ok." Dice  mentre si avvia verso casa sua.
Lo fermò.
"Visto che starò qui per molto tempo. Ti va se mi insegni un po' di Napoletano."
Si gira.
Mi guarda e si avvicina.
"Forse."
Fa la tipica faccia da giocherellone.
Entro in casa con un sorriso in viso.
Sono felice.
Chi L' avrebbe mai detto che bastavano una centinaia di chilometri per essere felici.
Questo è un nuovo inizio.
Qui.
A Napoli.
Nonostante il passato che mi sono quasi lasciata alle spalle.
Quasi.
Anche se forse qualcosa resta sempre.
Anche se fa male comunque.
Anche se deprime.
Anche se, sto cazzo.
Perché forse non cambierà mai.
Perché il passato è un tatuaggio.
È i tatuaggi sono indelebili.

La mia ragione sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora