31.

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Non ho mai capito perché quella mattina  Cesare è sempre di buon umore.
Forse era successo qualcosa.
"Cosa hai fatto? Sei più solare del solito."
Mi guarda con una faccia insolita.
Non la ho mai vista prima d'ora.
"Niente, oggi è successo una cosa che mi ha reso molto felice."
"Posso sapere cos'è?"
"Stamattina, ti stavo guardando. Ed a un certo punto hai detto qualcosa, non sono riuscito a capire cosa hai detto,ma, è stato dolce.
Avevi la voce da bambina e abbracciavi il cuscino. Come se fosse un' orsacchiotto."
"Quando dormo non rispondo delle mie azioni."

"Peccato però."
"Perché?"
"Non scopriremo mai cosa hai detto."
"Forse."
"Che vorresti dire?"
"Ti ho detto di piantarla."
Mi guarda e ride.
La sua risata è contagiosa.
E scoppio anch'io a ridere.
Si sta bene ci lui.
"Non posso prometterti di smettere. Perché sei troppo dolce."
Fa quella cosa che odio tanto:
Prendermi le guance.
Guardo la finestra.
"C'è l' arcobaleno!"
Cesare si gira ed io mi nascono.
"Dove sei?"
Iniziata girare per tutta casa finché non arriva in cucina.
Mi sono nascosta dietro la tenda nera.
Quella che aveva comprato, quando eravamo andati all' Ikea.
Lui voleva prenderla bianca ma lo convinsi che si intonavano con il parquet.
"Quella tenda non è poi così scura."
Sposta la tenda.
"Sbagliato. Era l'altra!!"
Dico uscendo dalla tenda posta alla parte opposta.
"Sei brava!!"




15:00
"Ciao. Io vado."
"Non dimenticarti di guidare piano."
"Sì. Ti amo."
"Ti amo."

La porta si chiude.

"HO LA GIORNATA LIBERA, BICH!!"

Metto la musica al volume più alto possibile e iniziò a cantare a squarciagola.
I vicini sembrano quasi non esistere.
La musica risuona in tutta casa.
Mi metto i peggio outfit e cucino qualsiasi cosa mi venga in mente.
E sul piano di lavoro mi trovo dei cupcake mezzi bruciati, una pizza mezza cotta( come piace al Cesu) e un bicchiere di vino bianco.
"Ordinerò del cibo cinese."
Ma prima che possa girarmi il telefono suona.
"Pronto?"
"Sono Mattia, sei a casa?"
"Sì. E tu?"
"All'ospedale."
"Cos'è successo?"
"A Sara si sono rotte le cuciture dell'operazione."
"Arrivo."
Lui sarà pure uno stronzo ma lei è una mia paziente.
Prendo il mio camice.
La mia borsa.
Le mie chiavi.
Ed esco.



Entro nell' ospedale più vicino.
C'è una barella.
Che corre per tutto l'ospedale.
I medici non sanno cosa fare.
"Sono la sua chirurga."
"Allora venga, le è successo qualcosa che non riusciamo a capire.


Raggi X.
Non capivo cosa potesse essere successo.
Le lastre mostravano fratture alla cosce.
Poi qualcosa, nella mia testa si illumina.

La mia ragione sei tu.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora