La mia ragione sei tu.

20.

12:23
Mi vesto.
Metto la tuta e vado a fare jogging.
Porto Leo con me.
Cesare è già uscito.
Non ricordo il motivo.
Leo mi trascina ad una fontana e comincia a bere.
Rimango immersa tra quei miei pensieri.
Squilla il telefono.
Lo dovrei distruggere.
È un' oggetto che mi ha rotto le palle ormai.
Nonostante le sui utilità.
Anche se ormai i telefoni fanno un po' tutto.
"Pronto?"
Mi guardo intorno.
"Matilde! Finalmente mi hai risposto!"
"Scusa?"
"Matilde, sono io!"
"Ci conosciamo?"
"Sono io. Chiara."
"Scusa. Ma con tutto sto casino non ho avuto molto tempo."
"Cos'è successo?"
"Te lo spiego di persona. Quand' è che ci possiamo vedere?"
"In verità non presto."
"Perché?"
"Sono venuta in Nigeria."
"Deve essere bello."
"Sì. Ma devo salutare."
"Ciao. Stammi bene."
Guardo Leo.
"Cosa c'è? Mi sono solo concentrata su tu e Cesare. Problemi con questo?"
Mi guardo ancora intorno.
Come se mi sentissi osservata.
E questo è vero.
Delle mani calde si posano sul mio viso.
"Indovina chi sono."
"Non lo so... dalla tua voce si può intuire che ti conosco....quindi azzardo con un Cesare."
"Sicura?"
"Sì."
Mi giro.
Lo abbraccio.
"Non eri alla Space Valley?"
"Ho appena finito. E poi preferisco stare con te."
"Ti va di camminare ancora?"
Annuisce con un sorriso.
"Cosa avete fatto?"
"I soliti video scemi."
"Non sono scemi. Ma educativi."
Gli do un bacio sulla guancia.
Arrossisce.
Mette la sua mano sulle mie spalle e continuiamo a parlare.
Dopo diversi minuti rientriamo a casa.
Suonano.
"Chi può essere?"
Apro.
C'è un fattorino.
"Lei è Matilde vero?"
"Sì."
"Una firma qui."
Mi indica un figlio.
Lo firmo e mi da il pacco.
E se ne va.
Chiudo la porta.
Guardo Cesare confusa.
"Cos'è?"
"Se te lo dicessi non sarebbe più un regalo!"
Scarto la copertina e resto lì a guardare la scatola.
"Non dovevi."
Corro ad abbracciarlo.
E guardo il regalo.
Mi ha regalato il mio libro.
"Le cose che non ti ho mai detto.
Suona bene no?"
"Si. È un bel nome per un libro."