9 capitolo

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Ripenso ancora alla faccia di Aido appena uscita dalla stanza e rido, da sola.
"Tesoro, sei sicura di non aver bisogno di una consulenza psicologica?" Mi domanda Ruka, sbadigliando.
"E tu sei sicura di non aver bisogno di un buon psicoterapeuta? D'altronde non sono stata mica io a darti una gomitata nelle costole, facendoti cadere dal letto, nonostante tu fossi incinta, vero?" Le domando, ironica, non riuscendo a trattenere un sorrisetto.
"Touche" mi dice, scendendo le scale, dove sono tutti riuniti a fare colazione.
Non ho capito sinceramente perché, tutti, da quando i livelli E ci hanno attaccati, hanno iniziato ad alzarsi la mattina, quando il sole è già alto.
"Hai parlato con Akatsuki?" Chiedo, rivolta verso Ruka che si sta preparando un caffè.
"No, tu con Aido?"
"Si, ma non mi ha detto chissà che." Dico, leggermente delusa, versando del latte nel caffè.
Ah caffè macchiato, il mio peccato di gola.
"Sinceramente non so se verrà Akatsuki a parlare con me o dovrò essere io a dirigermi da lui" da vita ai suoi pensieri Ruka.
"Beh, io aspetterei, anche se non ci sono riuscita con Aido, ma posso sperare che sia così." Dico, mettendo la tazza nel lavabo e mangiando un biscotto.
"Già alle prese con Haru, tu?" Domando, rivolta verso Shiki, che sta facendo colazione, tenendo mio fratello sulle sue gambe.
"Fatti gli affari tuoi tu" mi riprende, continuando a mangiare, gli do un bacio sulla guancia, rubandogli un biscotto.
"Ti voglio bene". Gli dico.
"Anche io, ma ora levati dai miei piedi e lasciami con Haru".
Sempre molto gentile il nostro Senri, ma d'altronde è il mio migliore amico, sono perfettamente consapevole della sua simpatia nei miei confronti.
"Rima potrebbe essere gelosa" Gli dico, sorridendo di sbieco, stuzzicandolo: se non ci fossi io a farlo, come potrebbe passare il suo tempo?
"Ma tu non hai nient'altro da fare?" Mi dice con voce strascicata.
Rido, scompigliandogli i capelli e scappando prima che mi possa picchiare.
"Hana! Questa non la passi liscia!" Mi grida contro, ma io ormai sono lontana e vado a sbattere contro Akatsuki.
Mi fermo, osservandolo, la mano è fasciata e i sensi di colpa mi investono, facendomi cadere a terra.
Scoppio a piangere, davanti al suo sguardo stranito.
"Mi dispiace Akatsuki, davvero, un tempo eravamo così uniti.. cosa è successo per farci allontanare così tanto?
Ti vedo ora e il mio cuore piange, non ho mai voluto ferirti, ne creare problemi tra te e Aido.
Mi sento come la strega di turno che abusa del suo potere, mi sento malissimo, Kain, credimi.
Perdonami". Continuo a singhiozzare, mentre sento la sua mano, circondarmi il braccio con delicatezza e alzarmi da terra.
Lo guardo con gli occhi rossi dal pianto e lui mi sorride: rimango un secondo frastornata.
Il mio sguardo cade sulla sua mano, delle piccole gocce di sangue toccano il terreno e le osservo.
"Permettimi di aiutarti, sono stata io a farti del male, magari avevi ragione te: magari sono solo pericolosa, magari dovrei sparire e non farmi più rivedere.
Sono un pericolo per chiunque mi stia vicino, come una bomba pronta ad esplodere e tu ti sei ritrovato qui, nel posto sbagliato al momento sbagliato. "
La mia voce è colma di tristezza e disperazione.
Cosa sto diventando? Un mostro, ma quello lo sono sempre stata.
Cosa sto diventando? Ferire i miei simili non rientra nel mio buon senso, fare del male a Akatsuki ancora di meno.
Come mi sono ritrovata in questa situazione?
Prendo la mano di Akatsuki nella mia, per poi usare i miei poteri e curarla.
Mi infilo successivamente le mani nei capelli, allontanandomi, senza dire una parola, soffocata dai miei pensieri, dal mio rimorso, dalla tristezza.
Maledizione ci mancava di nuovo questo mio attacco di malinconia.
Ho davvero problemi psicologici? Sono davvero psicopatica? È normale essere prima felice e l'attimo dopo triste come se la persona che amo di più se ne fosse andata?
È giustificabile questa mia tristezza?
No, non lo è; sarebbe una vergogna farmi vedere seriamente da uno psicologo?
Nel cammino che sto percorrendo incontro i miei genitori.
"Perché? Perché mi avete creata così? Che problemi ho? Sento mille voci nella mia testa, mille emozioni, a volte nemmeno una.
Perché?" Urlo rivolta verso di loro, che mi guardano estremamente preoccupati.
"Hana ti senti bene?" Domanda mia madre, provando a toccarmi.
Scanso la sua mano, mentre sento altre lacrime scorrermi sul viso.
"No! Non mi sento bene! Avete creato un mostro! Non sono in grado di controllarmi in niente!
Non riesco a controllare la rabbia, non riesco a controllare la tristezza, non riesco a contenere la mia sete!
È già tanto che Aido mi stia vicino, dovrei solo sparire dalla faccia della terra e da voi.
Sono solo una ragazza problematica."
Sussurro, mentre vedo i miei piedi intraprendere un percorso tutto suo.
Cammino, cammino, dove mi porta il cuore, dove mi portano i miei passi, i miei pensieri, che vedo intrigarsi in una ragnatela che rappresenta la mia miserabile vita.
Sarebbe tutto più semplice se diventassi umana? Perderei Aido per sempre, in questo modo.
La consapevolezza della sua presenza nella mia vita mi toglie il fiato: non ho mai voluto essere così dipendente da una persona, come mi sono ridotta a questo stato pietoso?
Come?
Lo amo così tanto che se un giorno mi lasciasse, probabilmente diventerei la morte che cammina.
Annullarsi così per una persona, che senso ha?
Ma ci può davvero essere un senso in questa vita? Dovremmo pesare le nostre parole, oppure dovremmo lasciare che esse si liberino nell'aria come piccole colombe?
Che persone siamo noi? Come mai siamo state progettate in questo modo? La nostra mente è un organo molto complesso, intrigato, perverso: la mia mente e i miei pensieri ne sono la prova.
Masochista fino al midollo, ogni mia cellula è pervasa dal suo profumo, ogni mio tessuto è pregno di lui.
Pensare di lasciarlo e pensare alle conseguenze? Un mio hobby, ma non c'è gioia migliore che pensare queste cose orribili e poi vederlo al mio fianco, sorridente.
Si, sono pazza, malata, ma è un peccato nel mondo in cui viviamo oggi?
La società ci brucia il cervello, le pubblicità, la politica... tutta la nostra vita è basata su questo.
Miliardi di persone, milioni di problemi diversi: mi chiedo se al mondo odierno esista una persona che sia sana di mente.
Io di sicuro non lo sono, persa troppo nei miei problemi e nella mia natura.
Piano, piano, la mia tristezza si dilegua e mi rendo conto che mi sono allontanata davvero tanto dal collegio, sono praticamente dall'altra parte della città.
Sospiro, non ho più voglia di camminare, quindi decido di prendere un taxi e farmi riportare al Collegio.

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