20 capitolo

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Una voce lontanissima mi chiama, la riconosco è la voce di Aido.
Urla con così tanta forza e disperazione che sento le lacrime scorrermi in volto.
Lo chiamo a gran voce.
"Aido! Sto bene!" Urlo.
Mi rendo conto solo dopo di cosa sta succedendo: Aido sta piangendo disperato sul mio corpo morto, tento di accarezzarlo, ma la mia mano lo attraversa.
Sono in un limbo? Non mi capacito di cosa sta succedendo.
Sono un vampiro, dovrei essere cenere ormai...
"Aido! No! Sto bene!" Urlo, la mia voce rimbomba, nessuno mi sente, sono tutti intenti a guardare la scena, piangendo e disperandosi.
"Maledizione!" Impreco, innervosita.
Sento una mano accarezzarmi i capelli, mi giro verso la diretta interessata.
"Nonna?" Domando, stranita, guardandola.
"Cara mia, da quando tempo... questo non è il tuo posto, la tua ora ancora non è arrivata.
Porti in grembo un neonato, devi vivere la tua vita, ma la scelta di rimanere o restare dipende interamente da te.
Sei ancora giovane, ma così forte; da retta a tua nonna, questo posto non ti appartiene.".
Ad un certo punto tutto diventa buio, vedo i miei piedi scalzi e il mio vestito svolazzare, leggero.
Milioni di immagini mi passano davanti, come un film.
La mia prima volta con Aido, la nascita di Ryo, le notti abbracciati... tutto vortica in maniera irreversibile.
No, io non voglio assolutamente rimanere, non voglio lasciare la mia vita in questo modo.
Tento di sforzarmi ad aprire gli occhi, provo una volta, due, tre.
Infinite volte tento di concentrarmi, infinite volte fallisco.
Da fuori una voce dolce, delicata mi parla:
"Hana sei un'egoista, avevo promesso a Ryo che ti avrei protetto, come faccio a crescerlo senza di te?
Ti odio così tanto..". La sua voce si spezza, urlo, ma nessuno mi sente.
Maledizione!!!!
"Mamma..... " la voce distrutta di Ryo mi spezza in due, mi lacera l'anima e il cuore.
"Amore mio sono qui! Non sono morta!!!" Grido, con tutto il fiato che ho in gola..
"Ryo non c'è più niente da fare... amerò tua madre per tutta la mia esistenza e oltre.
Non permetterò a nessuno di prendere il suo posto, adesso ci sei tu, ti devo proteggere con tutto me stesso." Gli dice Aido con voce distrutta.
"Già, ho visto come hai protetto mamma! Per colpa tua è morta!" Gli urla Ryo contro.
Silenzio.
"Hana..... ti amo così tanto..... questi sentimenti contrastanti mi fanno paura, ma è il dolore che mi fa piangere la notte tra le braccia di Rima.
Io non la amo come amo te, ti prego torna qui da noi..." Shiki.
Basta! Voglio andarmene da qui, come diamine faccio ad uscire da questo limbo?
Passano quelli che per me sembrano giorni e dopo tanto, riesco ad aprire gli occhi.
È tutto buio, respiro affannata, mi sta salendo un attacco di panico.
Sono in... una bara?! Sotto terra!!!
Tento di aprirla, mi rompo le unghie, mi spacco le nocche, ma alla fine riesco a riemergere.
Ho il viso sporco di terra, le unghie che ciondolano, sono magrissima e pallida.
Mi guardo attorno: un cimitero.... non è una cosa decisamente buona.
Conosco questo posto, è piuttosto lontano dal collegio.
Osservo la mia lapide, grigia, fredda; sul marmo è scritto una frase che mi rifiuto di comprendere, decido di andarmene da quel posto e di non rimetterci più piede.
Attraverso le strade con la mia velocità, non posso rischiare di essere vista in questo stato, la gente farebbe mille domande.
In pochi minuti sono al collegio.
Prendo un respiro profondo: ho paura di sapere come reagiranno; alla fine mi credono morta, anche se il mio corpo non è diventato cenere come quelli  di tutti gli altri.
Mi nascondo nella fitta vegetazione, un profumo intenso di vaniglia risveglia la mia sete: il suo.
Aido è seduto su una poltroncina, lo sguardo perso, il volto triste, Ryo accanto a lui, esattamente come il padre.
Mi si stringe il cuore a pensare di averli lasciati così, da soli, alla deriva.
Aido annusa l'aria, un lampo di speranza sembra attraversargli lo sguardo, ma scuote la testa, deluso.
"Papà... dove è la mamma ora?" Chiede Ryo, girando il capo verso Aido.
Osservo con attenzione mio figlio e noto che è decisamente cresciuto.. come è possibile che in tre giorni sia cresciuto di altri 30 cm?
Aido gli accarezza il volto, sorridendo leggermente, un sorriso che non arriva alle guance, fa la sua breve apparizione per poi scomparire del tutto.
"Probabilmente sta meglio di noi, è in un luogo al sicuro, lontano da tutti i mali." La sua voce trema, si spezza, ma non una lacrima scende dal suo volto.
Senza rendermene conto calde gocce mi scorrono sul volto.
Mi aggiro come un fantasma nel collegio, sempre senza farmi vedere.
Sento un pianto infantile, da neonato.
Ruka! Con un abile salto riesco ad arrivare alla loro finestra e vedo nella culla una bambina splendida, tra le braccia della ragazza.
Ruka sorride impercettibilmente: ha lo sguardo spento.
"Avresti dovuto conoscere tua zia piccola mia, ti saresti divertita tanto."
"Ruka... stai ancora pensando a lei?" Domanda Kain, con le mani dentro le tasche.
"Tu no?" Domanda di rimando Ruka.
Kain sospira, seguo la scia di profumo e arrivo a Shiki.
Il ragazzo è disteso a letto, con le braccia spalancate, lo sguardo fisso, le lacrime agli occhi.
Rima accanto a lui ha perso la sua lucentezza, la sua vitalità.
"Dovrei essere arrabbiata con te Senri: tu ami lei, non me, ma nonostante tutto sono ancora qui, e vederti in questo stato mi fa male. Io ti amo ancora Shiki." La ragazza pronuncia queste parole con disperazione, ma nessuna risposta giunge alle orecchie.
Shiki non cambia posizione, non si muove, statico: il dolore che vedo nei suoi occhi è pari a quello che ho visto in quelli di Aido.
Decido che è abbastanza, che è l'ora di interrompere questo ciclo di sciagura e di dolore.
Ritorno in cortile, Aido ancora è li, Ryo uguale.
Aido annusa di nuovo l'aria e starnutisce, infastidito.
Il vestito originariamente bianco, ora è sporco di terra, di sangue.
Mi schiarisco la voce, ma nessuno mi considera.
Tocco la spalla ad Aido.
"Amore mio.." sussurro.
Mi allontano, e lo vedo girarsi con fatica, riesco a sentire il suo battito cardiaco da qui.
I suoi occhi si spalancano dalla paura.
"N-non è possibile" bisbiglia, trema.
"Mammaaaa!" Urla Ryo, venendomi incontro.
Viene fermato da Hanabusa, che lo prende per il cappuccio, fermando la sua corsa.
Ci rimango decisamente male.
"Lei non è tua madre, Ryo, tua madre è sepolta in una bara sottoterra.
Chi sei tu?!" Ringhia, mettendosi davanti a Ryo .
"Aido sono io! Non sono morta!"bisbiglio dispiaciuta.
"Sta zitta! Chiunque tu sia non è possibile! Sei un fantasma? Sei uno spirito, sei solo la mia immaginazione?" Chiede, sbalordito.
"Così mi offendi biondino" rispondo, indignata.
"Hana? Non è possibile!" Shiki ha la bocca spalancata.
"Shiki dimmi che almeno tu mi riconosci!" Sbraito innervosita.
Il suo sguardo diventa duro, mi appicca al muro con una facilità estrema.
Tento di liberarmi, inutilmente.
"Shiki sono io! Non sono mai morta!" Tento di protestare, leggermente.
Sento le forze venirmi a meno, chiudo gli occhi e poi il buio.
Qualche ora dopo mi ritrovo seduta su una sedia, con mani e piedi legati.
"Oh maledizione! Quando volete lasciarmi andare?! Cosa devo fare per dimostrare che sono io?!" Ringhio, strattonando le catene.
"Ora lo vedremo gemella siamese Hana". Risponde Kaname squadrandomi: divertente non c'è che dire, rimpiango i momenti in cui il salame appeso in questione era Aido.
"Però se ci pensate bene potrebbe essere davvero lei: ha lo stesso vestito di quando è morta, gli stessi lineamenti." Asserisce Shiki pensieroso.
"Oh grazie Senri!" Rispondo.
"Ma, bisogna verificare" risponde il ragazzo, facendomi perdere il sorriso. Va all'inferno Shiki!
Sbuffo, accavallando le gambe.
"Iniziamo: cosa è successo, durante l'ultima battaglia?" Mi chiede Kaname.
Che domanda idiota.
"Stavamo combattendo contro Il Venerabile, io lo avevo inchiodato al muro, non mi ero resa conto di cosa stava succedendo, un altro vampiro mi ha preso alle spalle e mi ha conficcato una lama nel petto, l'ultima cosa che ricordo era il volto di Aido..." dico, guardandolo.
Il suo volto non è dei migliori, mi squadra con attenzione, si sofferma sulle mie gambe nude, sulle mie braccia, sulle mie mani.
Tenta di capire chi sia io davvero e vedere questa scena non fa altro che spezzarmi il cuore, ma posso capirlo.
"Qual'è stata l'ultima frase che mi hai detto?" Chiede Aido, avvicinandosi.
"Prenditi cura di Ryo, io starò bene" rispondo prontamente, incastrando i miei occhi nei suoi.
Aido crolla in ginocchio, piangendo disperatamente.
In un secondo me lo ritrovo addosso, le sue braccia mi circondano con forza, lo stringo a mia volta piangendo.
"Sapevo che saresti tornata da me! Ti ho odiata così tanto, pensavi davvero di lasciarmi da solo?!" Chiede Hanabusa, liberandomi dalle catene.
Ryo corre verso di me, si lancia tra le mie braccia e lo prendo al volo piangendo ancora di più.
"Mamma! Non andartene mai più! Per favore!" Strilla, abbracciandomi forte.
"Non lo farò piccolo mio!" Rispondo, accarezzandogli i capelli.
"Ma io ancora non ho capito come ha fatto a sopravvivere, mi sembrava strano il fatto che ancora non fosse diventata cenere.
Hana ti ricordi come è andata, cosa hai visto?" Chiede Ruka.
Ci ragiono su un secondo.
"Beh, come ho detto ricordo solo il volto di Aido, poi il buio, ho qualche immagine qua e là e mi pare di risentire la voce di mia nonna che mi diceva che se restare o no dipendeva interamente da me.
Ho sentito il pensiero di ognuno di voi, ho percepito il vostro dolore, ho assistito da fuori, come una specie di ombra al litigio che Aido ha avuto con Ryo, la disperazione... ho sentito e visto tutto, ma non potevo muovermi, parlarvi, toccarvi.
Ho visto Aido piangere sul mio corpo morto, ho provato ad urlare, a farmi sentire.. non riuscivo a fare niente." Dico, sentendo la mia voce spezzarsi.
"Sei morta per tre mesi." Sussurra Yuki.
"3 mesi? Come è possibile? A me sembravano solo 3 giorni" affermo, scioccata.
Nel frattempo sento gli occhi grigi di Shiki e quelli azzurri di Aido su di me.
Osservo entrambi, senza dire una parola.
"L'importante è che tu sia qui adesso, che tu non sia morta." Dice Shiki, uscendo dalla stanza.
"Potrei farmi un bagno? Non è che io sia il massimo della pulizia in questo momento". Asserisco imbarazzata.
Kaname mi osserva con occhio schifato e mi viene voglia di prenderlo a pugni; così io, Aido e Ryo ci avviamo verso la mia stanza e noto, una volta entrata dentro, che niente è cambiato di una virgola, è rimasto tutto uguale a tre mesi fa.
"Mi fa piacere il fatto che niente sia cambiato da quando io sono morta" asserisco, facendo le virgolette alla parola morta.
A dire la pura verità non ho capito minimamente come io sia riuscita a tornare in vita, so solo che ora come ora ho una sete assurda e se Aido continua a starmi accanto in questo modo non so quanto riuscirò a controllarmi.
"Aido potresti farti più in la? Sai, il tuo odore mi sta facendo perdere il controllo" dico, mordendomi le labbra, mentre la sua scia di vaniglia mi colpisce i sensi.
"Ryo, chiedi a zia Ruka di portarti a mangiare un gelato, uno di quelli belli grandi come piacciono a te" asserisce Hanabusa, provocando un gran sorriso sul volto di Ryo, che corre velocemente fuori dalla stanza.
"Sei diabolico non c'è che dire caro Aido" dico, ridacchiando leggermente.
Aido non dice una parola  e questo silenzio mi sta fecondo venire i brividi, sento l'ansia divorarmi e le mani sudare come non mai.
Noto con piacere che la vasca è quasi del tutto piena, guardo Aido con disagio, improvvisamente ciò che facevamo tutti giorni con naturalezza, mi viene difficile, sento le guance rosse e ciò  lo fa ridacchiare leggermente.
"Ti vergogni?" Mi chiede con tono di voce basso e roco, non facendo altro che farmi aumentare i brividi.
"Decisamente" rispondo, evitando i suoi pozzi liquidi.
Mi appicco al muro gelido, vedendo Aido avanzare con passo felpato e sicuro, inevitabilmente i miei occhi si scontrano con i suoi, rimango incantata mentre le sue mani calde e delicate mi percorrono le braccia, le mani, arrivando ai miei fianchi.
Slaccia il vestito bianco che avevo addosso, squadrandomi da capo a piedi e soffermandosi sulla mia pancia, leggermente gonfia: un lampo improvviso mi arriva al cervello.
"Maledizione! Il piccolo!" Urlo disperata, toccandomi il ventre.
"Hana rilassati, che piccolo?" Domanda Aido, leggermente preoccupato.
"Quando sono morta mia nonna mi è apparsa, ha parlato del fatto che dentro di me stava crescendo un neonato e che il luogo in cui ero in quel momento non mi apparteneva" dico, con ansia.
Aido ha la bocca spalancata.
"Non lo sento più Aido, non sento il suo battito cardiaco": strillo.
All'improvviso un dolore atroce mi colpisce il basso ventre, facendomi accasciare al suolo in una pozza di sangue.
"No! No!" Urlo disperata, sentendo un gran dolore.
Aido tenta di aiutarmi in ogni modo, chiama velocemente Kaname e vengo trasportata urgentemente in ospedale; nel tragitto piango disperata e urlo di dolore, sono ricoperta di sangue nelle gambe.
Arrivo in ospedale e vedo una grossa siringa attraversare la mia pelle e sento gli occhi piano piano chiudersi.
Una volta riaperti, faccio fatica a rendermi conto dove sono, tento di mettere a fuoco il luogo e vedo due occhi azzurri fissi su di me.
"Hana! Sei sveglia!" Le braccia di Aido mi circondano, e emetto un gemito di dolore.
Mi fa male tutto.
"Signorina si è svegliata, alla buon'ora." Dice atona l'infermiera.
Il suo sguardo cambia, diventa triste e dispiaciuto, la mano di Aido stringe la mia con forza.
"Mi dispiace... ha perso il bambino.. per causa naturale, ha smesso di nutrirsi e il bambino è deperito con le sue forze..." dice.
Il mondo mi crolla addosso, le lacrime non si fermano.
Entra nella stanza un affannato Ryo, che mi corre in contro, con un abile salto mi salta addosso.
Lo abbraccio con tutta me stessa, ci metto anima e cuore.
Lui mi asciuga le lacrime, e mi accarezza i capelli.
"Non puoi farci niente mamma, capita.." dice Ryo, stupendomi.
"Se ti senti debole ci sarò io a reggerti." Continua stampandomi un bacio sulle labbra.
Sorrido leggermente e ringrazio Dio per questo  dono incredibile.
Lui e Aido saranno la mia forza e la mia ancora, nascondo e metto da parte il dolore, ora devo pensare a loro.
Mi rimetto in piedi, sotto lo sguardo sorpreso dell'infermiera.
"Posso andarmene?" Chiedo, con voce strascicata.
"Hana non mi sembra il caso" mi ammonisce Aido.
"Sto bene" rispondo, appoggiandomi al lettino.
"Se se la sente certamente, d'altronde la sua natura è meglio della nostra, voi vampiri riuscite a guarire in pochi minuti. Deve firmare delle carte e la lasciamo andare" dice con un mezzo sorriso la ragazza.
Mi rivesto, bestemmiando in trenta lingue diverse per il dolore, ma non un lamento esce dalla mia bocca.
Sono un castello di cristallo pronto a crollare, pronta a spezzarsi sotto il tocco caldo e gentile della persona che amo.
Il dolore naufraga in me, il mio cuore ansima, perdere un bambino non è una cosa da poco.
Sono stata incosciente durante la battaglia, una volta tornata in vita ciò che avevo di più caro al mondo è volato via.
Non sono riuscita a portare avanti la gravidanza, non sono riuscita a nutrirmi a dovere e ora il piccolo è morto per colpa mia!
Mi mordo le labbra a sangue, sentendo gli occhi farsi lucidi.
Non mi rendo conto di ciò che ho davanti, non mi rendo conto di chi ho accanto, cammino, lentamente e vado dove i miei piedi mi portano.
È da egoisti chiudersi in se stessi in questo caso? Guardo Aido.
No, non lo è, lui sta soffrendo quanto me, ma non era lui che portava in grembo un figlio, non può capire come ci si sente.
Una volta arrivati al collegio, infilo finalmente in vasca, emettendo un gemito di dolore.
Ho il corpo a pezzi, e sento ancora la stanchezza nelle vene, ma più di tutti ho sete, una sete che non fa altro che aumentare il mio dolore e la mia sofferenza.
Aido mi segue in bagno, mi lava con dolcezza i capelli e addosso, stando attento a non farmi male.
Non mi sono nemmeno resa conto che mi ha spogliata; entrambi siamo muti, sento che sto per crollare.
Lo vedo infilarsi in vasca e circondarmi le spalle magre con le sue braccia forti.
"Ci sarò sempre per te, ti amo" mi dice, baciandomi le labbra.
Scoppio a piangere, i singhiozzi mi scuotono il petto, le lacrime non si fermano, il respiro mi si mozza.
"Non è giusto! Io non ho fatto niente di male per meritarmi questo! Perché?! Perché Aido tutte a me?" Urlo disperata, in mezzo al pianto.
Appoggio la testa al suo petto, sentendo il suo cuore battere forte, mandandomi leggermente in confusione, nel bel mezzo del mio sfogo.
Senza rendermene conto i miei canini spuntano, mi pungono le labbra.
Aido mi guarda e sorride leggermente.
"Fa di me ciò che vuoi" sussurra al mio orecchio.
Gli salgo sopra, infilzando i denti nel suo collo, con forza e in profondità.
La sua linfa calda mi scorre lungo la gola, le sue emozioni diventano le mie: il sapore del suo sangue è dolce e amaro allo stesso tempo, mentre bevo singhiozzo.
Troppe emozioni in una volta sola, ma se da una parte mi sento di essere egoista, dall'altra so che non è così.
Io e Aido in questo momento stiamo condividendo gli stessi sentimenti: io ho perso un figlio, ma lui assorbe le mie emozioni come una spugna, la mia tristezza passa attraverso di lui, come una specie di filtro.
Io ho perso nostro figlio, lui ha quasi perso me e non posso immaginarmi come si sia sentito.
Le sue parole diventano le mie, il suo respiro diventa mio, passa per osmosi; non ribatto quando sento la sua lingua calda intrufolarsi nella mia bocca, catturando ogni mio piccolo singhiozzo.
Le sue mani sono sui miei fianchi, le mie tra i suoi capelli; usciamo dalla vasca e vengo presa in braccio.
Incrocio le nostre dita, mentre lui mi fa sua contro il muro.
Non c'è amore, c'è passione, violenza, dolore.
Lui i suoi sentimenti me li dimostra così, attraverso il suo corpo riesco a perdermi e ritrovarmi, attraverso le sue labbra riesco a raggiungere il paradiso e l'inferno, attraverso le sue mani riesco ad essere me stessa, a crollare con facilità, come sabbia al vento.
Non riesco a descrivere come io mi sento quando sono con lui, posso solo dire che lui per me è tutto, che senza di lui non riuscirei a vivere, ma sono descrizioni troppo banali.
Lui è più di questo, è più di un semplice bacio, è fuoco che corrode l'anima, è ghiaccio che ti gela il sangue, è passione che ti sgretola le ossa e dolcezza negli abbracci, emozioni nei pianti; è tutto e niente, è aria e fuoco, amore odio, emozioni contrastanti pronte ad esplodere come una bomba ad orologeria e più lo guardo e più non mi capacito di come io, una persona così banale, possa averlo accanto, sentirlo mio in ogni centimetro del mio corpo, baciare le sue labbra, stringerlo e me e sentire il suo profumo.
È come quando torni da un viaggio lungo e lo vedi lì ad aspettarti con il sorriso, ti marchia il cuore e non ti lascia più andare. Mio. Per sempre.
"Non lasciarmi mai andare" dico, nell'estasi del momento; il suo corpo contro il mio mi fa venire i brividi.
"Non lo farò piccola mia, tu invece non chiuderti in te stessa, io sono pronto a tutto per te, anche gettarmi nel fuoco se me lo chiedi." Risponde, appoggiando la sua fronte alla mia.
Siamo sudati,  i nostri cuori battono all'unisono e in quell'instante capisco che non c'è via di uscita, che non c'è cura a questa malattia che io chiamo amore.

SPAZIO AUTRICE: heiiiiii bitches I'm back!
SCUSATE PER L'ENORME RITARDO, ma ero in gita, una gita che tra l'altro mi ha fatto parecchio cagare. (W la sincerità).
Sono tornata più agguerrita che mai e anche decisamente più depressa e diabolica hihihihi.
Eh vabhe quando sono rientrata su Wattpad e ho visto 477 visualizzazioni mi sono sentita male. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!
Grazie a chi è arrivato fino a questo punto, a chi mi segue, a chi legge la storia, la vota e la commenta: siete tutto per me.
Ditemi che ne pensate.
Adios amigos ;)

Have a nice life 🍀

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