Chapter one.

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Storia in fase di correzione

Chapter one.

È inverno qui a Baltimora. Qui nel Maryland gli inverni sono insopportabili. Non riesci a uscire di casa. E anche dentro soffri il freddo. Comunque,io sono Samantha ma tutti mi chiamano Sam. Mia madre è di qui,della fredda Baltimora mentre mio padre viene da San Diego. Ogni tanto rimpiango di non essere andata li a vivere. Ho diciotto anni e vivo con il mio conquilino in un appartamento in centro. Lui ha 19 anni ed è se non vado errando di Dublino. Si chiama Luke. Siamo migliori amici da quando avevamo 3 anni. Da quando mia madre è morta sono andata a vivere con lui e una volta maggiorenni siamo andati a vivere da soli. Stavo dicendo che qui a Baltimora è Dicembre inoltrato. Tra più o meno dieci giorni sará Natale. Amo il Natale. I maglioni caldi,i regali le cioccolate calde e tutto il resto. Sono rintanata in casa sdraiata sul divano con due fantastiche coperte pelose irlandesi da ormai quasi due giorni. Dovrei studiare ma un pensiero fisso mi tormenta. Ogni anno per Natale io e Luke facciamo qualcosa di diverso. Quest'anno però sembra essersi dimemticato della nostra piccola tradizione. Cerco di concentrarmi sul grosso libro di psicologia che ho tra le mani ma una folata di vento gelato entra dalla porta principale.

"Chiudi quella cazzo di porta coglione!" Urlo nella direzione in cui credo sia andato Luke. Sembra si diverti a farmi morire di freddo.

"Siamo nervosetti oggi?" Una voce che però non è quella del coglione del mio conquilino si avvicina al divano.

"Ciao Ashton." Dico non degnandolo di uno sguardo e tornando sul libro tra le mie mani.

"Come va? Fai progressi?" Chiede il secchione che si è seduto di fianco a me rubandomi una delle mie preziosissime coperte.

"Progressi sto cazzo. Non ci capisco niente." Piagnucolo facendogli gli occhi da cucciolo. Si lo so la mia finezza è alle stelle.

"Ah bastarda! Non guardarmi con quei occhioni verdi, sai? Non ho intenzione di aiutarti." Dice lui distruggendo l'ultima scintilla di speranza che ardeva dentro di me.

"Vaffanculo Irwin. Luke?" Chiedo cambiando discorso e buttando il mattone per terra sul tappeto.

"Eccomi bellezza!" Sussurra Hemmings alle mie spalle lasiandomi un bacio sulla guancia. Rabbrividisco e no,non per il freddo.

"Dove siete stati?" Chiedo sperando che non si accorgano del tremore della mia voce.

"In giro." Dice Mr Irwin lo stronzo che non aiuta nessuno. Annuisco. Sinceramente non mi interessa più di tanto.

"Hei bellezza che hai?" Chiede Luke avvicinandosi.

Non gli rispondo e cerco di cambiare discorso. In questo sono bravissima.

"Oggi Matthew da la festa. Ci andrete?" Chiedo alludendo alle solite feste piene di alool e puttane.
Certo che ci andranno che cazzo di domande fai Sam?

"Non sappiamo ancora." Come scusa? Non sapete?

"Ah okay." Dico in un lieve sussurro girando il capo verso il mio coinquilino.

"E tu?"

"E io cosa?" Chiede squadrandomi. Si risucchia il piercing in bocca e mi fa imppazzire.

"Niente. Lascia stare." Dico fissandolo.
"Bene ragazzi! Io ora vado o poi chi la sente Gemma?"
Annuncia Ashton alzandosi dal divano cercando di far calare la tensione. Gli sono immensamente grata.

"Salutamela"dico non staccando gli occhi da Hemmings.

"Va bene! Allora ciao!" dice prima di chiudersi la porta alle spalle lasiando il freddo fuori. Nessuno dei due accenna a qualche movimento.

"Allora Sam ti rifaccio la domanda ma questa volta pretendo una risposta. Che cosa hai?"
Dice lui freddo,glaciale. Mi fa quasi paura. Quindi decido di alzarmi e andare in cucina solo per non incontrare di nuovo il suo sguardo.

"Che cazzo hai Sam?" Dice lui. La sua voce,che si è alzata di qualche tacca ha una punta di fastidio.

Raccolgo tutte le mie forze e ribatto.

"Dove sei stato? Te ne sei andato per due giorni. Senza dire niente,una telefonata un biglietto sul frigo. Niente! Ho pensato al peggio Luke. Ho provato a chiamarti non so quante volte ma riattaccavi sempre. Luke dove cazzo sei stato voglio sapere."
Non so dove ho trovato la forza per rispondergli in questo modo.

"Sono stato da Calum." Dice lui in un lieve sussurro. Si è alzato anche lui e si è avvicinato a me. Stringo i pugni e la mascella. Non è vero lo so. Sta mentendo.

"Complimenti. Ora mentiamo pure? Vaffanculo Luke. " dico sforzandomi di non piangere. Io e lui siamo sempre stati sinceri. Ci siamo detti tutto. Quando mia madre è morta lui è stato l'unico a sapere come se ne andata. Lui è l'unico per me e sapere che mi tiene nascoste delle cose mi uccide.
"Ero arrabiato con te. Dovevo sbollire la rabbia e non potevo farlo qui. Sono andata a casa di mia madre. Sto bene Sam. "

"Ah quindi è colpa mia se tu un bel giorno alle sette di mattina ti alzi e decidi di sparire per due interi giorni?"
Chiedo retorica. È assurdo!

"Ero arrabiato perchè non mi hai detto che Nash ti ha picchiato. Sam perchè non me lo hai detto?" chiede più dolcemente abbozzando anche un sorriso tirato.

"Non ha importanza."
Dico anche se mi fa ancora male tutto il corpo e se ci penso mi viene da piangere.

"Cazzo Sam si che ha importanza. Il tuo corpo è martoiato dai lividi e non riesci a tenerti in piedi. Giuro che lo ammazzo quello stronzo. "
La sua mascella si serra e chiude i pugni fino a far diventare le nocche bianche.

"Calmati Luke. Non è niente. Ora vai a prepararti che c'è la festa a casa di Matthew."
Gli sorrido in modo troppo finto. Il fatto è che mi uccide sapere che non resterá qui a casa con me a guardare la partita e a curarmi le ferite ma sará a farsi qualche troietta e a ubriacarsi da buttar via.

Lui aggrotta la fronte e alza gli occhi al cielo.

"Cara Sam. Non se ne parla neanche. Noi due stiamo a casa sotto le coperte irlandesi a guardarci la partita. Devo recuperare il tempo perso bellezza. Ah comunque! Sei terribilmente sexy con questa maglietta. " dice lui con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia. Sorrido e lo abbraccio. Ecco il mio Lukey

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