Capitolo 17

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“Ripenso a quei bastardi, mi sarei preso una pallottola per loro e furono loro i primi a spararmi.”

-Mostro

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 Mi metto la divisa e gli scarpini. Prendo cellulare, cuffiette e esco di casa. Fa freddo fuori e con una maglietta a maniche corte sto gelando però il Harry vuole così. Quanto lo odio quando fa così. In cinque minuti arrivo al campo e vedo che tutti si stanno allenando. Appena entro tutti si spostano per farmi passare. Non è bello vedere terrore nei loro occhi. Io non ho mai fatto niente di cattivo. A nessuno. Nemmeno ai miei bulli. Ho semplicemente fatto quello che si meritavano. Non picchierei mai nessuno senza un valido motivo ma qua dentro loro non la pensano così.

«Alexandra il capo ha detto che per adesso ti devi allenare con noi» mi dice Kevin appena mi vede. Quel ragazzino mi sta simpatico. È l’unico che ha meno paura di me perché siamo venuti insieme qua. Stiamo qua dallo stesso lasso di tempo.

Lascio il cellulare nel solito posto e comincio a correre intorno al campo. Finito il riscaldamento prendo un pallone e comincio a fare i tiri al portiere. Prendo la rincorsa per calciare il pallone ma do troppa forza. Il pallone và a finire sotto l’angolo della porta, il portiere per prenderla si lancia e quando il pallone tocca la sua mabno, vedo il suo polso fare un movimento innaturale. Appena atterra a comincia a urlare dal dolore.

«Alexandra non mi fare del male ti prego. Continuo ad allenarmi non ti preoccupare» mi dice mentre mi avvicino per vedere come sta. È un bambino di 9 anni. È ancora troppo piccolo per stare qui, ma a Harry non gliene è fregato. Non si è fatto problemi a prenderlo solo per averlo come portiere di riserva. Vedo terrore nei suoi occhi. Cominciano a bagnarsi dalle lacrime ma non per il dolore ma per me. Ha troppa paura di me. Io non gli voglio fare assolutamente niente. Vorrei solo il meglio per loro, vorrei lasciarli liberi ma quel cazzone di Harry non me lo lascia fare.

«Non ti voglio fare niente Franci. Voglio solo vedere come stai» cerco di fare un tono più dolce possibile e mi avvicino a lui. «Fammi vedere il polso» lui annuisce e si leva il guanto.

«Ti si è slogato. Ti fa male?» gli chiedo gentilmente massaggiandogli il polso. Lui annuisce terrorizzato. Lo prendo in braccio e lo porto nella nostra infermeria. Ancora non è calmo del tutto. Appena usciamo dalla calca di persone che si è formata gli sussurro all’orecchio. «Io non sono la persona che sembro. Io sono la più buona di tutti qui dentro» mi guarda con gli occhioni di un bambino in braccio alla mamma e si stringe di più a me. Ho sempre adorato Francesco perché è il più piccolo. Tutti lo trattano male, solo io lo tratto bene. So come ci si sente a essere i più piccoli e ad essere maltrattati da quelli grandi. E non voglio che succeda anche a lui.

Appena arrivati in infermeria prendo le chiavi e la apro. L’ultima volta che sono entrata qua è stata qualche mese fa. Nemmeno mi ricordo il motivo. Ci sono tante ragnatele ed è tutto impolverato. Appoggio Francesco davanti al lavandino e faccio scorrere l’acqua. Una volta che l’acqua è ghiacciata metto il suo piccolo polso sotto l’acqua.

«Ahia,fa male» urla Francesco. «Lo so ma resisti» gli asciugo le lacrime. Harry non me lo lascerebbe mai fare. Per regola nessuno deve aiutare gli altri, ognuno se la deve cavare da solo. Ho visto persone rompersi ossa davanti ai miei occhi e nessuno che interveniva. Quei momenti sono stati traumatici. Una volta c’era un ragazzo un po’ più piccolo di me che si era rotto il braccio con una pallonata. Il tiro ero veramente violento. Questo ragazzo giaceva a terra e urlava e piangeva dal dolore. Io gli ho portato il ghiaccio e mi sono presa cura di lui fino a quando non è arrivato Harry e mi ha punito pesantemente. Dopo quella volta non ho più aiutato nessuno e sono stata terribilmente male. Odio vedere persone soffrire e non poter far niente.

«Francesco non lo dire a nessuno che siamo venuti qua e che io ti ho aiutato va bene?» gli dico nel modo più calmo possibile. «Va bene» mi risponde sorridendo. Devo trovare il modo di tirarlo fuori da questo giro. È troppo piccolo e troppo ingenuo per capire a cosa può arrivare Harry.

Prendo di nuovo Francesco in braccio e lo porto sul lettino. Vado a prendere le bende per fasciargli la mano quando sento la porta aprirsi. Fa che non sia Harry. Fa che non sia Harry. Mi ripeto nella mente. Se mi vedesse qui mi ucciderebbe due volte. La prima perché ho aiutato Francesco e la seconda perché l’ho portato qui.

Appena ritorno nella sala principale dove c’è il lettino di Francesco non vedo nessun’altro oltre lui. Però la porta è spalancata. Sarà stato il vento.

«Franci ti ho detto di non aprire la porta» gli dico. Non risponde. Il suo sguardo guarda dietro di me. È letteralmente terrorizzato. Nemmeno faccio in tempo a girarmi per vedere chi si nasconde che sento sbattermi al muro. Appena riapro gli occhi le mani di Harry sono sul mio collo. Mi lascia con una mano e mi immobilizza del tutto. Prende le mie mani e me le porta sopra la testa. La sua presa non è stretta ma non mi permette di muovermi.

«Perché stai aiutando Francesco?» mi guarda con il suo classico sorriso cattivo. «Lo sai che non lo devi fare vero?» lo odio profondamente quando fa così. Lo odio. Lo odio. Lo odio. Non lo sopporto.

Cerco di non abbassare la testa e di mantenere il suo sguardo. Se adesso fossi in me un bel calcio non glielo toglierebbe nessuno. Ma cazzo adesso devo essere Alexandra e non posso fargli un bel niente.

Francesco ci guarda terrorizzati. Ha più paura per me che per lui. Ha un cuore d’oro che però qualcuno gli sta facendo diventare di pietra.

«Te li ricordi quei 1'000 addominali di fila dell’ultima volta quando hai aiutato Luca?» mi dice sorridendomi ancora di più e stringendo la presa sui miei polsi. Fortunatamente ha tolto la sua mano dal mio collo. «Si, me li ricordo bene. E non ho paura a farne altri» gli rispondo con tono di sfida. Adesso ho io il suo sorriso cattivo e a lui dà fastidio. Styles stai perdendo.

«Ah non hai paura? Vieni con me Alex» mi libera e mi prende per un polso facendomi male.

«Harry» gli dico in modo supplichevole. «Capo» mi corregge. Non faccio caso al suo commento e vado avanti. «Dammi 2 minuti contati e vengo. Gli metto la fasciatura e arrivo» quasi lo prego sperando in un si.

«Va bene ma sbrigati» mi concede quei due minuti e mi lascia il polso. «E tu» indicando Francesco. «Prova a dire qualcosa a qualcuno e ti ammazzo» aggiunge spaventandolo sempre di più. Francesco rimane immobile ma trova la forza solo per annuire. Harry se ne va sbattendo la porta.

«Alex scusa, non ti volevo far finire nei guai» mi dice quasi piangendo. Io corro di nuovo da lui con tutto l’occorrente per realizzare una fasciatura e gli asciugo le lacrime. «Stai tranquillo. Non mi farà niente» gli dico sperando che quelle parole siano vere.

«Ho finito. Fai come ti ha detto Harr..il capo ok? Non dire niente a nessuno né su di me, né su quello che è successo» gli dico facendolo scendere dal lettino. «Ti voglio bene» mi dice dandomi un bacino sulla guancia. È la prima volta che qua dentro mi dicono un ‘ti voglio bene’. È davvero strano. Sapere che qua sono la stronza della situazione e nella realtà sono la più buona di tutti. «Ti voglio bene anch’io Franci. Adesso vai» gli metto una mano sulla schiena e lo spingo delicatamente verso la porta. Una volta uscito sento aprirsi di nuovo la porta. E ovviamente è..

SPAZIO AUTRICE
Sono ritornata! Cosa ne pensate di questo episodio?  Noelle o Alexandra ha fatto bene ad aiutare Francesco?
Adesso devo scappare. La Roma mi chiama ma domani ritorno!

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora