Capitolo 88

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“Solo chi ha pianto fino a finire le lacrime sa cosa si prova a fissare il vuoto e non poter esplodere”

– Cit.

**

La sveglia suona puntuale alle 7. Né un minuto in più né un minuto in meno. Apro gli occhi con fatica. Ho dormito solo 3 ore stanotte. I miei mostri sono tornati con più forza di prima.

Non mi voglio alzare ma devo. Nessuno deve sapere niente. Nessuno. Devo ricominciare a fingere.

Mi alzo, mi lavo e mi vesto con le prime cose che trovo ovvero un paio di jeans e la giacca college di Calum. Mi infilo tanti bracialetti sul polso destro. Quel braccio è pieno di tagli e graffi mentre il sinistro è pieno di cicatrici vecchie. Mi metto davanti allo specchio e abbozzo un sorriso che assomiglia di più a una smorfia. Sospiro.

Quanto mi manchi..

Scendo di sotto e c’è solo mia madre in cucina.

«Buongiorno tesoro»

«’Giorno mamma» le schiocco un bacino sulla guancia, sorridente e mi vado a mettere seduta.

Non voglio mangiare niente. Sono grassa. Lo pensava Calum e me lo ha confermato Diego.

«Che vuoi mangiare?» mi domanda mia madre armeggiando in cucina.

«Non ho molta fame. Stanotte mi sono alzata e ho mangiato qualcosa per questo adesso non mi va niente» mento spudoratamente e sorrido allegramente. Mia madre si gira e mi sorride a sua volta.

«Ti ho preparato i biscotti. Quelli che piacciono a te» mi sprona mettendomeli davanti e sorridendomi a 32 denti. No. No.

Quando vede che non ho intenzione di prendere i biscotti lei si rattrista e comincia a guardarmi in modo sospettoso. Io non rifiuto mai quei biscotti. Sbuffo silenziosamente.

«Va bene, mi ha convinto. Dammi qua!» rido e li prendo una manciata. Lei sorride. Comincio ad addentarlo uno e lo finisco. Basta.

«Oh mamma! È tardi! Scappo!» guardo l’orologio e faccio finta che sia tardi. Lascio i biscotti sul piatto e mi dirigo in camera mia sorridendo.

Chiudo la porta e mi ci appoggio di spalle. Abbasso la testa. Perché? Come sono arrivata a fingere così? Come siamo arrivati a questo?

Rimango 5 minuti buoni là, immobile a fissare il vuoto. Ogni tanto qualche pensiero si insinua tra l’immagine che ho in testa. Io e Calum sorridiamo. Lui strizza gli occhi e i suoi denti bianchissimi sono in mostra. Io sorrido e i miei occhi sono di un verde intenso. Le mie fossette sono là. Nella foto sono molto accennate e si vedono benissimo.

Prendo il cellulare e metto un’altra foto nostra. Lui mi cinge i fianchi e mi bacia la guancia. Era capodanno al locale. Aveva appena finito di cantare e era accorso subito da me. Mentre mi bacia lui sorride e anche io sorrido.

Sento una fitta allo stomaco vedendo queste foto. Basta. Basta. Non ce la faccio più e sono solo le 7 e mezza di mattina. Sospiro e con il dolore interno che non mi lascia respirare, afferro lo zaino e esco di corsa da casa.

Quando arrivo la campanella è appena suonata. Mi fiondo dentro la classe e mi metto al mio solito posto. Ultimo banco, nascosta da tutti.

Vedo che dalla porta entra Diana ma non si mette – come faceva sempre – accanto a me. Si mette dall’altra parte della classe. Mi sorreggo la testa con un braccio e comincio a scarabocchiare su un quaderno cose che nemmeno sto vedendo.

Le ore di lezione sembrano non finire mai. Ogni tanto guardo Diana. Vorrei andare là ed abbracciarla. Vorrei che lei mi rassicurasse come solo lei sa fare. Vorrei che non avessimo litigato. Forse starei leggermente meglio.

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora