Capitolo 48

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“Sorrido perché so per cosa combatto”

–Gemitaiz

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«Buona scuola Noelle» mi dice Harry aprendomi la porta verso il mondo. I braccialetti sui miei polsi sono tanti e non fanno intravedere niente, fortunatamente.

Attraverso tutto il campo dove stamattina non c’è anima viva. Adesso, dopo aver passato una notte d’inferno legata e imbavagliata devo andare a scuola. Io non ce la posso fare.

Apro la porta che affaccia sul vicolo abbandonato e senza uscita. I raggi del sole lo illuminano parzialmente e posso scorgere una figura contro il muro proprio davanti a me. Apro la porta e faccio un po’ troppo rumore visto che la persona alza la testa e mi scruta attentamente.

«C-calum?» non ho altre parole. Che cosa ci sta facendo qui davanti? Mi ha visto entrare? Da quanto è qua? Oddio non mi può aver vista. «Che cosa ci fai qui?» aggiungo.

Il ragazzo moro vestito di nero si alza lentamente e si avvicina a me. «La domanda te la dovrei fare io» mi si forma un nodo in gola per il nervoso. E ora cosa gli dico?

«Che cosa hai fatto qui tutta la notte?» mi chiede autoritario. Che balla posso raccontargli ora? Sono fottuta, sono nella merda più totale!

«Qua non mi sembra il luogo più adatto per parlarne, andiamo al parco» lo incito sperando di riprendere questo discorso il più lontano possibile.

«Noelle non trovare scuse, andiamo al parco ma là mi devi dire tutto» mi minaccia. Mando giù il boccone amaro e ci incominciamo ad incamminare verso il parco. Spero che Harry non abbia visto Calum altrimenti non so cosa gli potrebbe fare.

Questa è la tua possibilità per sfogarti su tutto. Ti fidi di Calum?

Si intromette la mia vocina. Io mi fido di Calum? Sì, io mi fido di lui. Io mi fido ciecamente di lui. Calum c’è sempre stato per me, quando sono caduta, quando dopo troppo tempo ho ripreso a sorridere veramente. Forse lui mi può veramente aiutare in questa faccenda, magari non in modo fisico ma in modo psicologico.

Il parco è deserto, tutte le persone o sono a scuola o sono al lavoro. E poi che motivo avrebbero delle persone a venire in un parco abbandonato con un vento gelido?

Calum mi fa segno di sedermi su una panchina abbandonata, io mi siedo e prendo un grande respiro.

«Cosa vuoi sapere?» gli chiedo non guardandolo. Ho lo sguardo fisso su un ciuffo d’erba sotto i miei piedi. «Tutto»

Non so se sono pronta a raccontargli tutto, non so se io sono pronta a ricordarmi tutto e a sopportarlo.

«Circa 5 anni fa sono andata in quel campo per cercare di divertirmi giocando a calcio. Per un periodo mi sono divertita fino a quando non è arrivato il mio “capo” e da quel giorno ho cominciato ad allenarmi con lui. Le cose ancora continuano e io sono dentro a un brutto giro. Si fanno partite di calcio per vincere droga e io sono un pilastro fondamentale quindi spesso mi capita di allenarmi anche la notte. Tutto qua» dico tutto questo con un tono menefreghista come se tutto questo no mi toccasse minimamente, ma non è la verità.

Ricordare queste cose fa terribilmente male. Gli insulti di Harry mi rimbombano nella testa come un disco rotto. Sento tutte le punizione scontate sulla mia pelle. Penso che ricordare sia peggio di vivere quelle cose. In quel momento non ti rendi conto delle cose ma solo dopo che ti fermi un attimo e ci pensi capisci quanto possano ripercuotersi sulla tua adolescenza.

Ho tralasciato molti particolari e del fatto che Harry fosse il mio capo e che ci fosse anche Zayn. Non voglio che lui lo sappia.

«E ti capita anche di essere legata e imbavagliata?» sbianco alle sue parole. Odio farmi vedere in quelle condizioni e odio anche parlarne. Odio mostrarmi debole, non lo ammetterò a Calum che le sue idee sono giuste. Non ce la faccio. Mi sento delusa da me, mi sono fatta mettere i piedi in testa. Forse dire che mi sono fatta mettere i piedi in testa è poco, diciamo che mi hanno proprio umiliato e io odio essere umiliata.

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora