Capitolo 8

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Appena apro la porta di casa vedo Diego davanti a me. Come fa a sapere dove abito?

«Ciao Noelle» si avvicina a me e mi dà un bacio sulla guancia.

«Ciao Diego. Che ci fai qui? Stavo venendo al parco» si mette una mano dietro la testa.

«Ti volevo portare in un altro posto così ti sono venuto a prendere a casa» io lo guardo in modo molto confuso. Chiudo la porta e mi incammino insieme a lui.

«Sei molto bella con questi vestiti» abbasso la testa e arrossisco. È passato talmente tanto tempo dall’ultima volta che un ragazzo mi ha detto che sono bella. Negli ultimi mesi le uniche parole che si ripetevano in testa erano “sfigata, balena, cicciona, secchiona”.

«G-grazie» balbetto. Ho ancora le guancie che vanno  a fuoco. Spero solo che non se n’è accorto.

«Va bene se andiamo all’Hard Rock?» mi hanno sempre descritto quel posto come un rifugio da tutto il mondo. Un locale bellissimo dove ci sono turisti da tutte le parti del mondo. Ma con i mille impegni non ci sono mai potuta andare. Questa è la volta buona di andarci e poi con me c’è anche Diego quindi sono felice il doppio.

«Certo, per me va benissimo. Ho sempre sognato di andarci» spruzzo felicità da tutti i pori. Sembro una bambina piccola che ha appena avuto la sua caramella preferita.

«Vedrai ti piacerà» io annuisco e lui mi mette un braccio intorno alle spalle. Ho deciso di dargli fiducia anche se quando l’ho visto abbracciato a Jessica non mi ha convinto tanto.

Una volta arrivati lui mi apre la porta per farmi entrare come un vero gentiluomo. Appena entro mi blocco e spalanco la bocca. Ci sono tantissimi tavoli pieni di gente da tutte le parti del mondo. Sulle pareti invece ci sono dei quadri con firma di persone famose nel campo della musica. Ci sono i Beatles, i Nirvana e tanti altri. Ho sempre amato la musica perché nei momenti brutti lei c’è sempre stata. È l’unica che è sempre rimasta e che per me c’è sempre. Vedo tantissimi camerieri con la tipica maglietta dell’Hard Rock correre per tutto il locale con in mano bibite e aperitivi.

«Vedo che ti piace» Diego interrompe i miei pensieri con uno sguardo malizioso. Ha fatto centro a portarmi qui. Credo che passerò i prossimi mesi qua dentro.

«Diego è b-bellissimo. Molto meglio di quanto mi aspettassi» sono ancora incantata a guardare le innumerevoli chitarre con firme di grandi della musica. Diego mette una mano sulle mie spalle e mi trascina in un’ altra stanza. Questa invece è ancora meglio di quella di prima. Ci sono le vetrate che affacciano proprio su Via Veneto, una via molto conosciuta per lo shopping e per hotel importanti.

Una cameriera ci fa accomodare su un tavolo proprio accanto alla vetrata e io subito schiaccio la mia faccia contro il vetro per cogliere tutti i particolari di quella meravigliosa vista.

«Sembri una bambina piccola» Diego ride di gusto vedendomi schiacciata contro il vetro. Io gli faccio una linguaccia e mi giro verso di lui.

«Allora cosa prendono i signori?» la cameriera interrompe la nostra interessantissima conversazione di sguardi. Ci ha salvati da un silenzio imbarazzante. E gliene sono molto grata.

«Io prendo un tramezzino prosciutto e formaggio e un succo» subito Diego gli dice.

«E per lei signorina?» non ho nemmeno letto il menù. Non ho idea di cosa ci possa essere qua così decido di andare sul sicuro.

«Lo stesso» subito Diego mi lancia un’occhiata come per dire “ottima scelta”.

«Perché ti sei trasferita in una nuova scuola?» mi domanda appena la cameriera se ne va. Io lo guardo un ultima volta e poi mi volto verso la vetrata. «Ho toccato un tasto dolente?» domanda ancora. Io annuisco solo, per poi tornare a guardare fuori. «Scusa, non volevo» mai nessuno si è mai interessato al mio lugubre passato. Da una parte ne ero contenta perché così non dovevo ricordare il mio schifosissimo passato però dall’altra faceva male il fatto che nessuna persona si è mai interessata a me.

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora