Capitolo 72

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“Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai nemmeno tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro che sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato”

–Cit. Hakuri Murakami

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NOELLE’S P.O.V.

Tiziano.

Tiziano.

Tiziano.

Questo fottuto nome mi sta tormentando da ieri. E’ un nome sprecato. Tiziano è un bellissimo nome e non si addice proprio alla persona che lo porta. Il suo ritorno mi ha sconvolto abbastanza. Non devo guardare al passato, mi ripeto. Ma come faccio ora che lui si è presentato come se nulla fosse alla mia porta? Non ci devo più pensare, lo so, ma ho bisogno di ragionarci lucidamente una volta per tutte. Io e lui siamo stati bene insieme fino a quando le cose non sono degenerate. “O la fama o lei” la fatidica domanda che gli hanno fatto. Ma io cosa mi sarei potuta aspettare? Chi sceglierebbe me?
Le sue parole di quel tempo furono “Non ti amo più”. Ma la verità non è stata che in quel momento non mi amava più, la brutta e dolorosa verità era che non mi aveva mai amato se mi ha fatto quelle cose. Se ami una persona non ti passa nemmeno un secondo per la testa di picchiarla e insultarla insieme al tuo gruppo di amici, no? Eppure lui l’ha fatto. Ma io sono orgogliosa di me stessa per non essere ritornata piagnucolando da lui. Non mi sono mai abbassata a questi livelli.

Sarei proprio curiosa di sapere il motivo per cui ieri pomeriggio è ritornato da me. Che cosa è successo? I suoi amici “popolari” l’hanno lasciato da solo? O si è stufato delle sue puttane?

Basta!

Tiziano è il mio passato da ricordare e Calum è il mio presente da vivere.

Mi giro su un fianco e sento il letto scricchiolare sotto di me. Dovrei cambiarlo, penso.

Un rumore di qualcuno che bussa insistentemente sulla mia porta mi fa drizzare le orecchie.

«Noelle! Noelle! Apri, ti prego!» lui continua a bussare. Con il cuore in gola vado verso la porta e giro la chiave. Calum apre subito la porta e si fionda tra le mie braccia senza un attimo di esitazione. Si stringe forte a me. Io gli accarezzo i suoi capelli neri che mi solleticano il collo.

«Come stai? Stai bene vero?» mi dice Calum aumentando la forza dell’abbraccio. Io rimango senza parole, non capendo a cosa si riferisce.

«Che cosa ti hanno fatto quei bastardi?» continua posando le sue mani sulle mie guancie. Ora capisco a cosa si riferisce. L’ha scoperto, non so come. Il suo respiro è sempre più affannato, sembra che ha corso chilometri per venire qua tra le mie braccia.

«Calum, sto bene» lo rassicuro facendogli una dolce carezza sulla guancia. «Davvero» aggiungo.

«Non è vero, loro ti hanno fatto del male» insiste cercando tra le braccia qualche livido.

«Piccolo, stai calmo» passo una mano nei suoi capelli e li massaggio dolcemente. «Vedi che sto bene? Se mi avessero fatto male te lo avrei detto» purtroppo sono costretta a mentirgli. Non vorrei, ma non posso fare altro. Non voglio che lui prenda altre botte per me.

«Ho avuto così tanta paura quando me lo hanno detto» mi sussurra mentre le sue braccia mi stringono forte al suo petto. Amo il fatto di come lui sia così protettivo nei miei confronti.

«Chi te lo ha detto? Come l’hai fatto a sapere?» gli chiedo cercando di fare un tono dolce ma in verità sono preoccupata. Glielo possono aver detto solo Alessio e la sua banda, e loro parlano solo quando riempono Calum di botte.

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora