Capitolo 49

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“Io non lo amavo perché era perfetto, io amavo il suo modo di dimostrarmi quanto non lo fosse”

–Mariagrazia Barbati        

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CALUM’S P.O.V.

Noelle è innamorata di me! E’ innamorata del disastro che sono!

Ancora non ci credo. Io pensavo di non avere speranze con lei. D’altronde chi mi vorrebbe? Nessuno fino a qualche minuto fa. Noelle io l’amo. Amo i suoi capelli, amo il suo fisico perfetto, amo tutto di lei. Amo i suoi pregi e i suoi difetti perché lei è così. Non so come si faccia ad amare ma io ci proverò con tutto il mio cuore. Solo ora mi sto rendendo conto che non ho mai sentito un sentimento forte come quello che provo per lei in questo momento.

Avrei voglia di coccolarla, di stringerla a me, di sentire le sue labbra sulle mie. Ho voglia di lei, ho voglia di spendere una parte della mia schifosa vita con lei, una persona che me la rende migliore. Lei è quel punto colorato in mezzo alla mia vita grigia. Questo punto potrà diventare sempre più grande fino a quando la mia vita sarà tutta colorata.

Ecco, quando avrò sconfitto, mio padre, Alessio e tutti quelli che sono contro di noi, il mio mondo sarà colorato, insieme a lei. Perché è lei che lo rende colorato. Nessun’altro. Né i soldi e né la fama di essere figlio di una persona temuta.

«Anche tu vieni legato?» mi chiede Noelle seduta sulla panchina accanto a me. Abbiamo finito le lacrime, ne abbiamo versate così tante che adesso non ce ne abbiamo più. Lei ha ancora la mia felpa e i miei tagli si vedono molto, non so come nasconderli.

Forse questo è il momento di dirgli non tutto, ma non molte cose. Ho tenuto questa cosa per me per troppo tempo, mi devo sfogare con qualcuno e quel qualcuno è Noelle. Io mi fido ciecamente di lei. Lei si è aperta con me e ora è il mio turno.

«Mio padre è il capo della mafia australiana» comincio il mio discorso. La guardo e scorgo in lei uno sguardo preoccupato. Ne avrà sicuramente sentito parlare se gioca per la droga.

«Ma come vedi io non sono come lui, io non voglio essere come lui. Da quando mi sono trasferito a Roma i figli dei soci di mio padre provano a farmi spacciare o cose di quel genere. Ma io mi sono sempre rifiutato. Ma ogni rifiuto equivale a una punizione» continuo. Parlare di questa cosa è molto stressante, frustante. Quando ci ripenso non sono più così tanto sbalordito ma vedendo la sua faccia ora capisco quanto possa essere crudele una cosa del genere.

«E quali sarebbero queste “punizioni”?» con le mani fa le virgolette quando dice quella parola. «Odi essere punita vero?» gli domando sapendo già la risposta.

«Molto» mi risponde a tono. «Siamo più simili di quanto pensavo» faccio un sorriso beffardo guardando il pavimento sotto i miei piedi.

«Cosa ti fanno quei bastardi?» mi domanda ancora alzando la voce su l’ultima parola. Amo come è incazzata con Alessio e compagnia varia anche senza conoscerli. Amo quando lei cerca di proteggermi e amo quando si preoccupa per me, perché nessuno lo ha mai fatto.

«Mi picchiano» queste due parole sono difficili da dire. Solamente due parole per mettermi a nudo davanti a lei e davanti al mondo intero. Sottolineano al meglio il concetto di perdente.

La sua mano si posa sopra la mia e me la stringe. Sento tutto il suo amore entrarmi nelle vene del polso per andarsi a espandere in tutto il corpo. Lei mi da la forza per andare avanti nel mio discorso. «Mi legano, mi imbavagliano e mi picchiano. Pensano che così imparo la lezione ma in 6 anni non è cambiato nulla» faccio un altro sorriso falso pensando a quanto loro siano idioti. Ancora non sanno che io sono il figlio di Harrison Hood. Io ho un brutto rapporto con mio padre ma almeno lui qualcosa su qualche trucchetto me lo ha detto.

«Vieni qui, Cal» mi dice aprendo le sue braccia. Io mi ci fiondo e lei mi scalda in un caldo abbraccio. Mi ci voleva proprio. Dopo tutto il male ricevuto, adesso ho anche del bene e io ho solo quello, voglio solo il suo amore a riscaldarmi.

Voglio stare tra le sue braccia per sempre, la sua pelle è così candida e lei è così forte. «Ti giuro che io non partirò e tutti i tuoi lividi spariranno presto» mi sussurra all’orecchio stringendomi ancora di più. Il suo abbraccio è delicato ma molto forte, come se non mi volesse mai più lasciare andare.

Noelle non può giocare quella partita, non ce la farà a vincere. Lei è forte, io credo in lei ma mai quanto gli spagnoli. Io li conosco e credo che siano i peggio, dopo la mafia australiana ovviamente.

Loro non hanno un cuore, loro non guardano in faccia a nessuno e di sicuro non lo faranno a Noelle. Gli spagnoli vogliono che tutte le persone fossero loro schiavi e con il carattere ribelle di Noelle questa cosa sarà pericolosa. Gli faranno del male, io devo riuscire a tirarla fuori da quell’orribile posto. A costo di andarci io in Spagna lei non giocherà quella partita.

«Ti giuro che non ho mai amato un persona come lo sto facendo con te ora» gli sussurro nella morsa delle sue braccia. Un sorriso involontario mi scappa e una lacrima mi riga ancora la guancia. Credevo di averle finite ma io penso che non finiranno mai. Tutti abbiamo un motivo per piangere, e a volta piangere è la scelta migliore.

Non so per cosa la lacrima mi è scesa. Per tristezza o per felicità. Per la situazione della partita o per il fatto che lei è innamorata di me. Noelle è innamorata di me. Ancora non riesco a crederci. Pensavo di essere senza speranza invece no. Invece lei mi ama. E io non lascerò andare la mia Principessa.

Ci allontaniamo leggermente e ammiro per l’ultima volta i suoi occhi prima di assaporare ancora le sue labbra così succose, così piene di vita.

COLD LOVE || CALUM HOODDove le storie prendono vita. Scoprilo ora