“Le uniche catene e le uniche manette capaci di impedire a qualsiasi uomo di realizzare i sogni della propria vita sono quelle che noi stessi forgiamo con le fiamme del dubbio e con il martello che batte sull’incudine della mancanza di fede in ciò che diciamo o facciamo.”
-Autore Ignoto
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«Lasciatelo» sento la voce di Alessio rimbombare per tutta la stanza con un tono autoritario. Per una volta sono contento che Alessio sia qui. Diciamo che mi ha mezzo salvato da loro anche se so che adesso mi toccherà di peggio con lui.
«Ma capo..» prova a ribattere Michele speranzoso di continuare a sferrarmi calci con tutta la rabbia che ha in corpo ma viene subito interrotto da Alessio.
«Ho detto lasciatelo stare e andatevene» ringhia a denti stretti. Si avvicina a me che giacio ancora a terra dolorante. «A lui ci penso io» continua sorridendo malvagiamente. Butto la testa sul pavimento spazientito oppure ho paura. No, non ho paura. Sono stanco delle sue botte e dei suoi discorsi senza senso.
Quando finalmente Michele e Tommaso lasciano la stanza io mi alzo come posso. Mi metto a fatica seduto appoggiato contro il muro rivolto verso Alessio che ha ancora quell’odioso sorriso stampato in faccia. Attraverso il suo passamontagna riesco a vedere solo i suoi occhi marroni agghiaccianti e il suo sorriso beffardo grazie ai tre buchi.
Si avvicina di nuovo a me e io mi scanso. Non voglio che mi tocchi. Con mia grande sorpresa però mi fa abbassare la testa per sciogliere il nodo del panno che ho ancora in bocca. Appena ho la bocca libera un sapore di freschezza entra e io mi sento subito leggermente meglio.
«Non mi ringrazi?» mi chiede con sempre il suo solito tono superiore. L’ultima cosa che farò è ringraziarlo. Veramente pensa che lo ringrazierò? Per avermi fatto cosa poi? Per avermi tolto il panno?
«Per cosa dovrei ringraziarti?» ringhio a denti stretti io guardandolo negli occhi. Noto divertimento nei suoi occhi. Si diverte a vedermi così. Brutto bastardo. Ti diverti così tanto eh? Ti divertirai anche quando al posto mio ci sarai tu?
«Per non aver fatto ancora niente alla tua adorata Noelle» che cosa? Che cosa avrebbe voluto fare alla mia Noelle? Sento di avere più coraggio adesso. Ma ho anche paura per quello che Alessio potrebbe farle. Lui non si fa scrupoli. Non gliene frega niente se è piccola e indifesa.
Mi può picchiare a sangue, farmi spacciare, tutto ma non può toccarmi Noelle. Istintivamente mi alzo e mi ritrovo di fronte a lui. È poco più alto di me ma forse sono più forte io. Ma io sono legato e lui no.
«Non la devi toccare» mi avvicino ancora a lui minacciosamente. Vorrei tanto sfilargli quel passamontagna così per vedere la sua faccia. La faccia di chi per 6 anni mi ha fatto sentire così, uno stupido e insignificante perdente.
«Altrimenti?» comincia a ridere di gusto. Altrimenti cosa? Ti ammazzo se solo ci provi a toccarla lurido bastardo. Ti farei soffrire così tanto che mi imploreresti di smetterla.
«Ti ammazzo» gli dico con gli occhi pieni di odio. Questa è la prima volta in tutta la mia vita che provo odio verso qualcun altro che non sia io. Lo odio per tutto quello che mi ha fatto, per tutte le botte, i lividi, le sofferenze. Ma lo odio soprattutto perché ha nominato Noelle. Lui non ne ha il diritto. Non ha il diritto di nominare un essere così fragile in confronto a lui. Lei è forte ma non quanto Alessio.
«E come farai?» dice indicando la corda che tiene ferme le mie mani dietro la schiena. Mi sta umiliando ancora una volta. E ovviamente la situazione lo diverte solo. Lo guardo in cagnesco. Odio farmi umiliare e lui lo sa e ogni volta ci riesce sempre alla grande.
«Non devi toccare Noelle» ripeto scandendo ogni singola parola. Lei non deve conoscere Alessio. Un angelo non può conoscere il diavolo. Lui è il diavolo in persona perché lui vive per far soffrire le persone. Vive della sofferenza altrui.
«Questo dipende da te» mi risponde sempre sorridendomi. Odio quel suo cazzo di sorriso maligno stampato in faccia. Quanto vorrei spaccargli quella faccia da cazzo che si ritrova perché so che ha una faccia da cazzo anche se non l’ho mai vista. «Se tu starai ai miei ordini e farai il bravo come l’altra volta lei non mi vedrà mai altrimenti» fa una pausa per vedere una mia reazione. Io non starò più ai suoi comandi. Mio padre diceva sempre “Il miglior modo per difendersi è attaccare”. «Altrimenti mi conoscerà fin troppo bene sempre se già non lo ha fatto» continua.
Mi dispiace ma non starò mai ai suoi comandi. Non voglio nemmeno che tocchi Noelle ma qua l’unico modo per uscirne è attaccarlo in continuazione senza lasciargli un attimo di tregua non stando i suoi ordini e facendolo impazzire. Sarà solo peggio se sto ai sui ordini perché io non sarò mai più libero. Proteggerò Noelle ogni secondo della mia vita se ne sarà necessario.
«Sei solo un lurido perdente» gli dico cominciando a ridere. Non ho intenzione di difendermi da lui ma bensì di attaccarlo e farlo cadere così che anche le sue marionette cadranno e poi sarò io a ridere.
«Ora lo vedremo» riprende il panno e me lo avvicina. Io mi scanso cominciando a correre per tutta la stanza. No, adesso basta. Non vincerà di nuovo lui. Dopo due giri della stanza lui riesce ad affermarmi e mi sbatte al muro. Mette una mano intorno al mio collo e comincia a stringere. L’aria mi comincia a mancare e comincio a respirare con la bocca per prendere più ossigeno. Appena lui se ne accorge mi infila il panno con il nodo il bocca e poi mi fa abbassare la testa violentemente. Ecco ci risiamo, ho riperso e mi ha umiliato di nuovo. Fa il nodo bello stretto e poi mi guarda soffrire soddisfatto.
«Adesso chi è il perdente dei due Hood?» tu stronzo, sei sempre tu il perdente. Non posso né parlare e né muovermi ma il perdente rimani sempre tu, testa di cazzo. Continuo a guardarlo senza abbassare la testa.
«E ora passiamo ai fatti» mi dice divertito. Mi prende e mi sbatte al muro dall'altra parte della stanza con violenza. Mi comincia a sferrare dei pugni sul mio stomaco ormai marcato da macchie violacee dappertutto. Me ne tira una quantità infinita. Lo stomaco mi fa troppo male. Sfinito, mi accascio a terra contro il muro cercando di rannicchiarmi il più possibile per sentire meno dolore.
Alessio è soddisfatto di vedermi così, lo leggo nei suoi occhi marroni. Brillano di lussuria, di divertimento. Che cosa ci trovi tanto di divertente? Ti divertiresti così tanto stando al posto mio?
«Mettiti in ginocchio» mi dà ordini guardandomi con tutta la sua grandezza. Oggi non ho nessuna intenzione di stare ai suoi ordini. Oggi non vincerà.
Lo guardo con gli occhi pieni di odio e lui capisce che non lo farò. «Fallo per la tua adorata Noelle, fai il bravo Hood» continua divertito. Ho un’idea! In pochi secondi mi metto in ginocchio come mi ha detto lui. Voglio fargli una trappola. Io sono in ginocchio in mezzo alla stanza mentre Alessio mi guarda con sguardo soddisfatto. È bello vincere eh? Goditi questo ultimo momento di vittoria demente.
Alessio apre la porta e esce, sarà andato sicuramente a prendere la frusta, tutto secondo il mio piano. Con le mani legate dietro alla schiena riesco a tirare fuori il mio taglierino dalla tasca posteriore. Appena ce l’ho in mano taglio la corda con un movimento di polso e mi libero. In due secondi mi tolgo anche quello schifoso panno che ho in bocca.
Alessio ancora non è tornato, meglio così. Esco dalla porta e non c’è nessuno. Né Michele, né Matteo e né Tommaso. Oggi sono fortunato. Trovo la macchina con la quale mi hanno portato e ci salgo. Le chiavi di riserva so già dove sono: sotto al sedile. Le prendo, metto in moto e torno a casa.
Oggi chi ha vinto? Per un pezzo avevate vinto voi ma alla fine ho vinto io. Sarei voluto rimanere per vedere le loro facce sconvolte. Perché non ci ho pensato prima di portarmi un taglierino dietro? Forse perché non avevo un valido motivo. Adesso ce l’ho. E Noelle mi sta salvando.
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COLD LOVE || CALUM HOOD
FanfictionNoelle agli occhi di tutti è una semplice ragazza che si odia, è in carne ma ha un carattere esplosivo, forte, bello. Bello da vivere. Sta combattendo una guerra forse più grande di lei ma quando ormai sembra di nuovo tutto perso nella sua vita entr...