Capitolo 28: Cena con delitto e sorpresa

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La testa mi pulsa e le palpebre pesanti mi impediscono di capire il posto in cui mi trovo

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La testa mi pulsa e le palpebre pesanti mi impediscono di capire il posto in cui mi trovo.
Mi sembra di avere un martello pneumatico acceso al posto del cervello e il suo rumore supera quello dei miei pensieri.
Un sapore acido mi sale su per la gola e, un secondo dopo, ho gli occhi aperti e ispeziono il luogo in cerca di qualcosa in cui rimettere.

Mi pulisco la bocca.
Le lacrime agli occhi sono l'ultimo segno della mia ultima disavventura e le asciugo mentre percorro la strada verso il mio letto.
Un numero, che non riesco a quantificare, spicca come un faro in mezzo al mare sul mio comodino.
Ne prendo subito una, ricordando dello stesso trucco che volevo usare con James l'ultima volta che si è ubriacato.
Trucco che avevo imparato dopo la prima volta che lo avevo trovato del tutto andato nella mia stanza.

L'acqua scorre per la mia gola, mentre i miei pensieri sembrano ancorati da qualche parte a me ignota.
Quasi come se fossero stati inghiottiti da un buco nero.
La testa pulsa ancora e potrei pure donare un rene per far sparire questo incessante dolore dalle mie tempie.
E come un'oasi in mezzo al deserto, sul comodino trovo una piccola pillola.
Ringrazio chiunque si sia preso cura di me questa notte.

Ringrazio chiunque si sia preso cura di me questa notte

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Un piccolo rumore mi ridesta e mi stropiccio gli occhi.
Devo essermi addormentata di nuovo.
"Char, tesoro. Sei presentabile?"
La testa bionda del mio vichingo preferito fa capolino dalla porta della mia camera e un sorriso si espande sul mio volto.
"Per te? Sempre."
Ridacchia e si lancia sul mio letto, mancandomi per pochi millimetri.
Ha sempre avuto un'ottima mira.
Un piccolo urlo fuoriesce dalle mie labbra e mi sento un topino spaventato.
"Devi toglierti questo brutto vizio, sappilo."
Ride e io poggio la testa, ormai completamente sgombra da ricordi e dolore dovuti alla sera prima, sul suo ampio petto.
"Se non la smetti di ridere, il mio povero neurone penserà di essere diventato un uovo."
Le mie parole aumentano solo il suo divertimento e, alla fine, come sempre, finisco con il ridere con lui.

"Allora, ti va di raccontarmi che cosa hai combinato ieri sera?"
Sposto il mio sguardo sbigottito su di lui, ponendomi altre domande.
Che cosa è successo ieri?
"Non capisco di cosa tu stia parlando, dico davvero. È da quando mi sono svegliata che mi sto chiedendo come mai sono così fuori fase."
Sento i suoi occhi indagatori su di me, ancora prima che essi incontrino i miei.
Sospira.
"Vorrà dire che nessuno saprà mai come mai Frederick ha lasciato la gara."
Che cosa?
"Ma che?"

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