Capitolo 46: Uno scontro (quasi) ad armi pari

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<<Non so se esisti, non so se mi ascolterai, soprattutto perché non ho mai creduto in te, né ho mai pensato di pregarti

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<<Non so se esisti, non so se mi ascolterai, soprattutto perché non ho mai creduto in te, né ho mai pensato di pregarti. Lo so che dall'alto dei cieli, come ho sentito dire, mi guarderai e riderai del mio futile tentativo, ma non ti chiedo di salvare la mia vita, solo di salvarla a tutte le persone che amo e di renderli felici.
Ti prego, salvali.>>

Le mie parole, pensate e rivolte a un Dio al quale non so se credere, sono infinite nella mia mente e gli occhi chiusi non mi permettono di vedere le vicende che si susseguono all'esterno.
Il mio cuore prega, assieme a me per la salvezza delle persone a me care, perché non posso morire senza questa consapevolezza, anche se è giù sprofondato nella consapevolezza di lasciare questo mondo subito dopo aver trovato quella che credevo essere la felicità.
La mia felicità.
Attimi eterni per me stessa, ma che non saranno più lunghi di un battito di ciglia.
Ed è quando i miei pensieri riprendono a pregare Dio per l'ennesima volta che lo sparo squarcia il silenzio che si era creato attorno a me.
Le gambe mi cedono e la mente si annebbia, lasciandola mia preghiera a metà, come se fosse un segnale divino che mi preannunciaquel che succederà.

Sento un leggero tocco sulle braccia e apro gli occhi, spaventata, trovando davanti Adam con le lacrime a incorniciargli il volto e la paura a illuminargli il volto

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Sento un leggero tocco sulle braccia e apro gli occhi, spaventata, trovando davanti Adam con le lacrime a incorniciargli il volto e la paura a illuminargli il volto.
Le parole mi rimangono incastrate in gola, insieme a tutte le domande nate dopo lo sparo.
Le sue mani si aggrappano alle braccia, stringendo come se potessi scomparire da un momento all'altro, per poi abbracciarmi talmente forte da farmi mancare il respiro.
I miei occhi non vogliono chiudersi per godere di questo calore che il mio cuore era convinto di non poter mai più percepire e si muovono veloci sulla schiena del mio migliore amico, fin quando non si alzano e incontrano una figura elegante dai capelli neri che lotta in mezzo agli invitati contro l'uomo che si è finto innamorato del mio vichingo fino a pochi minuti fa.
E lì si bloccano.

"James."
Convinta di aver solo pensato, mi meraviglio quando sento la mia voce balbettare il nome dell'uomo che amo, come in una mozzata preghiera di tornare da me e non abbandonarmi.
"Quel ragazzo darebbe la vita per te, lo sta letteralmente facendo."
Le parole di Adam sono un misero sottofondo, anche quando mi spiega di come James sia riuscito a spostare la traiettoria di quella pistola proprio un attimo prima che mi sparasse alla tempia e di come sia riuscito a far cadere l'arma a Eduardo, prima di cominciare una lotta ad armi pari che li vede in perfetta parità.
Le lacrime riprendono, o forse non hanno mai smesso di scendere sulle guance, e le mie mani tremano, come il mio cuore.
<<Non voglio perderti, torna qui, te ne prego.>>
Riprendo a pregare Dio dopo aver provato a parlare con lui tramite i pensieri e a ogni pugno che vedo dare e ricevere a entrambi è un pugno diretto al mio cuore che mi porta sempre più vicina al baratro, il quale sembra ammaliarmi con il suo canto suicida.

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