Capitolo 29: Compleanno in riva al mare di dicembre

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Alla fine, mi sono lasciata convincere

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Alla fine, mi sono lasciata convincere.
Ho lasciato che mi bendasse gli occhi e mi mettesse qualcosa sopra le spalle.
E ora stiamo camminando.

"Siamo arrivati? Sono ore che camminiamo! Non ne posso più."
Le gambe tremano e sembrano gridare al mondo intero di voler smettere di esistere, mentre la mia piccola mano, dentro la sua, grande e calda, mi dà la carica di andare avanti per l'eternità.
"Ma se abbiamo fatto solo mezzo chilometro, all'incirca."
La sua risata la sento, la sento fin dentro di me.
La sento attraverso le orecchie e attraverso il contatto con i nostri corpi.
E vorrei sentirla attraverso la vista.
So che sembra un'assurdità, ma una risata non è completa finché non vedi la persona ridere.

"Eddai, James! Dove mi stai portando?"
E lui ride ancora, divertito dalla mia curiosità.
O semplicemente felice di vivere questo momento.
Come il mio cuore sta scoppiando di felicità per essere assieme a lui. Proprio ora, proprio qui.
"Tranquilla Charlotte. Non manca molto."
Sbuffo, facendolo divertire ancora, mentre dentro di me rido assieme a lui.

"Sbuffo, facendolo divertire ancora, mentre dentro di me rido assieme a lui

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"Se non siamo arrivati anche adesso, posso prometterti che..."
Non riesco a finire la frase, James ha approfittato della mia momentanea mancanza di fiato, dovuta allo sforzo fisico che mi ha costretta a fare, e mi ha tolto la benda dagli occhi.
E mi ha fatto perdere quel poco di cervello che mi era rimasto.
"Siamo... Siamo..."
Sembro un disco rotto, eppure le mie labbra non vogliono sapere di pronunciare quel nome per paura di renderlo troppo reale e capire che si tratta solo di un sogno.
"Siamo in spiaggia, sì."

Le gambe tremano e smetto di combattere con la forza di gravità, lasciandomi cadere giù e atterrando con le ginocchia sulla fresca e morbida sabbia.
Le parole sembrano non esistere più e dentro di me si rincorrono solo le immagini di questo posto così magico.
"Ricordo ancora tutte le volte che ho dovuto stare a sentire i tuoi sproloqui sulla spiaggia e di come amassi il mare e la sabbia."
Le sue parole accompagnano i miei occhi nel loro viaggio alla scoperta di un nuovo posto come una lenta canzone di sottofondo.
Una di quelle che percepisci, senti, ascolti, ma che, allo stesso tempo, non memorizzi e alla quale non presti attenzione.

"Sono settimane che tento di organizzare tutto, cercando di scucire ad Adam se ci fossi già stata o meno, cosa che sono riuscito a fare solo due giorni fa, ma..."
Non so come, non so perché, ma la sua interruzione ha la capacità di distrarmi da tutto quello che mi circonda e mi fa concentrare solo su di lui.
Ma, anche per lui, le parole sembrano sparite.
"Ma?"
Distoglie gli occhi dall'orizzonte e un piccolo, veloce e invisibile luccichio cattura il mio sguardo.
"Non sono abbastanza veloce da essere il primo a chiederti un appuntamento oggi e ho dovuto rapirti dopo la conclusione di un altro."
Il volto basso rischiarato dal bagliore della luna, immacolato come solo un foglio bianco sa esserlo, mostra come i suoi capelli del colore dell'ebano e della notte più oscura gli coprano il viso.

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