Capitolo 11: Morte da attività fisica o cerebrale?

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Alla fine, si è scoperto che il ragazzo ha avuto una forte reazione allergica al piatto forte di Messer Massimo e, quando ha smesso di gonfiarsi ed è riuscito a respirare ancora in maniera normale, ha deciso di lasciare il castello

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Alla fine, si è scoperto che il ragazzo ha avuto una forte reazione allergica al piatto forte di Messer Massimo e, quando ha smesso di gonfiarsi ed è riuscito a respirare ancora in maniera normale, ha deciso di lasciare il castello.
E uno in meno.
Per questo inconveniente non sono riuscita a scambiare due parole con James, che ora mi guarda dall'altro lato della stanza mentre io e la mia famiglia ci congediamo per la notte.
Ma perché il destino mi tiene lontana da lui?

Questo balcone è diventato la mia meta per poter pensare e riuscire a ricucire con fragili fili il mio cuore, distrutto da tempo.
Avrei bisogno di qualcuno al mio fianco per poterlo aggiustare in maniera definitiva.
Ogni sera, quando la penna tocca il foglio e i miei pensieri si azzerano per lasciar parlare il mio cuore, le mie orecchie riescono quasi a percepire la musica adatta ai miei sentimenti. In questo momento, è dolce amara.
Mi perdo nei ricordi di questa giornata, lunga, difficile e piena di sorprese e nel ricordare certi avvenimenti, un sorriso increspa le labbra.
-Sei sempre bellissima quando sorridi.-
Salto sul posto, lanciando in aria quaderno e penna, che poi mi cadono entrambi sulla testa e nel ricadere sento le ossa del bacino cozzare con il freddo pavimento del balcone.
Con una mano sulla testa e una sul cuore, solo perché non ne ho una terza che andrebbe sul didietro, mi volto verso la persona che ha tentato di uccidermi.
E chi poteva essere, se non il caro e buon vecchio James?

Il cuore cambia in maniera radicale la sua corsa: da sfrenata e veloce, a causa dello spavento, a poter sentire i macchinari di un ospedale che danno linea piatta alla visione di questo adone che è in camera mia.
Percorro dai suoi piedi sul suo viso con i miei occhi, quasi famelica dopo tutto quel tempo in cui siamo rimasti separati, dimenticando per un momento che non può più entrare nella mia camera quando gli pare: ora è uno dei miei pretendenti e deve seguire delle regole ferree!
-Che cosa ci fai qui?- chiedo balbettando mentre raccolgo i miei oggetti.
Si abbassa al mio livello e, poggiando una sua mano sulla mia spalla, mi ferma per potermi guardare in volto.
-Sono venuto a parlare con te, visto che a cena non ne abbiamo avuto l'occasione.-
Il suo tono così dolce mi porta in luoghi lontani, ma riesco a tornare velocemente con i piedi per terra, dicendogli che non dovrebbe stare qui.
-Lo so, ma era tanta la voglia di vederti che non sono riuscito a resistere.-
Ed ecco che all'ospedale stanno dichiarando la mia morte.

Mi lascio cullare dalla leggera brezza notturna finché non sento i brividi sulla mia pelle e allora torno in me.
-James, noi dobbiamo parlare.-
Il suo sguardo, prima dolce e sorridente, ora diventa serio e quasi dispiaciuto, ma annuisce. Si alza e mi porge una mano per aiutare i miei movimenti e non mi lamento per il suo aiuto questa volta.
La sua mano, calda e grande, ingloba la mia, stringendola e donandole una forza che pensavo di poter avere mai nella mia vita. Il calore, creato dall'incontro dei nostri arti, si diffonde in tutto il mio corpo, arrossandomi le guance.
E le mie reazioni e le sensazioni che si scatenano dentro di me mi fanno pensare, ma ora devo prestare attenzione a lui e alle sue parole.

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