Capitolo 30

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Ho una sensazione strana mentre urlo quelle parole che hanno lasciato la mia bocca senza che me ne accorgessi.

Anne guarda alle mie spalle, d'istinto mi volto trovando due persone, le più importanti della mia vita, fissarmi.

Schiudo le labbra, il cuore pompa all'impazzata contro la mia cassa toracica. Vorrei prendermi a schiaffi da sola per essermi lasciata andare in quel modo, ma la verità è che sto bene.

Karl continua a fissarmi come se la stanza fosse vuota, come se esistessi solo io. Credo sia un buon segno, ma un pò d'ansia c'è sempre.

Forse non prova le stesse cose.

Quando avanza di un passo nella mia direzione, mio padre fa lo stesso  fermandosi a pochi centimetri da me.

"Ora devo andare", mi sorride dolcemente, baciandomi la fronte, "Ci vediamo martedì prossimo, come sempre".

"C-cosa?" La reazione di Anne mi infastidisce ma sono troppo presa a guardare suo figlio per darle retta.

Insegue mio padre che ha quasi raggiunto la sua auto, lasciandomi sola con Karl e con quello che ho appena urlato.

"Io...", sento di dover dire qualcosa, ma non so esattamente cosa.

"Normalmente due ragazzi che stanno insieme dicono di amarsi fra di loro", mi si ferma il cuore. "Noi non siamo mai stati molto normali, e credo che anche tuo padre l'abbia capito", avanza rendendo tutto una tortura.

"C-cosa...cosa vuoi dire?" Tutte le mie sicurezze vacillano e non riesco a guardarlo negli occhi. Poi lui solleva il mio viso con due dita, avvicinandosi sempre più al mio viso.

"Tuo padre mi aveva imposto di stare alla larga da te, vuoi sapere cosa gli ho risposto?" Annuisco come una bambina. Non ci sto capendo nulla. "Non posso, perchè la amo".

Se dovessi fermare il tempo, vorrei che fosse questo il momento.

Apro e chiudo la bocca come se volessi dire di tutto, ci guardiamo e pochi secondi dopo scoppiamo a ridere.

Karl mi afferra per i fianchi e mi stringe a se. Mi sembra un sogno.

Immergo le mani fra i suoi capelli baciandogli il collo.

"Ti amo", sussurro appena. Sulla sua pelle si crea una scia di brividi che mi fanno sorridere ancor di più.

Afferra il mio viso con entrambe le mani, poi posa la fronte contro la mia.

"Ti amo", e chiudo gli occhi quando mi bacia.

E' passata un'altra settimana da quando mio padre si è presentato qui con l'intenzione di portarmi via.

Ma sopratutto, è passata una settimana da quando io e Karl abbiamo ammesso l'un l'altra di amarci.
Ogni volta è come se fosse la prima, amo il modo in cui le sue labbra si muovono quando lo dice.

Questa mattina è andato via presto, aveva delle cose da risolvere, e purtroppo non posso non essere agitata.

So cosa deve fare, almeno in teoria, perchè nello specifico non mi ha detto nulla.

Voglio solo che restituisca quei soldi a chi deve per poter avere finalmente una vita libera da quello schifo.

"Buongiorno", la porta si apre rivelando la figura malconcia di Davina.

Credo si sia beccata la febbre, ma nonostante questo continua a sgattaiolare di notte con Dylan chissà dove. Certo, io non posso lamentarmi di avere la stanza tutta per me e Karl.

"Ciao, stai bene?" Mi siedo al centro del letto.

"No", poi scoppia a piangere.

"Hey", le corro in contro. "Che ti prende?" Trema. E' sconvolta.

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