Epilogo

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Dove sono?

Sono ore che giro in auto, fa caldo e ad un certo punto credo di aver percorso lo stesso tragitto due volte. Poi mi fermo e scendo dall'auto.

Spero solo che il signor Rogers non mi abbia preso per il culo.

Sbuffo asciugandomi la fronte impilata di sudore.

Il navigatore mi ha condotto qui, eppure non vedo nulla nei dintorni che possa anche solo lontanamente assomigliare ad un centro di recupero.

Inizio a camminare lungo la strada scritta su quel dannato biglietto.

Ci sono tante ville, ma è tutto fin troppo silenzioso. Poi mi blocco quando come un fulmine a ciel sereno la sento. La sua risata. E tutto si blocca, tutto perde importanza.

I miei occhi la trovano subito, seduta su un'altalena di una delle tante ville. Non è sola, con lei c'è una ragazza che non appena mi vede sgrana gli occhi, facendo voltare anche lei.

Perdo un battito, perdo ogni capacità vitale in mio possesso. Neppure lei riesce a muovere un sol muscolo, e sono sicuro che la situazione sarebbe rimasta immutata per un bel pò se quella ragazza non fosse intervenuta.

"Il cancello è aperto, entra Karl", scuoto il capo cercando di non pensare a come questa ragazza potesse sapere con certezza che si trattasse di me. Le mie gambe, però, iniziano a muoversi in automatico, come se sapessero già dove vogliono andare e quando mi ritrovo davanti a lei, senza pensare ad altro, l'abbraccio.

"Non farlo mai più", mi ritrovo a dirle nell'orecchio con il viso inondato di lacrime.


Kendra

A volte pensiamo di conoscere tutto delle persone che amiamo, a volte non è così.

Mio fratello aveva da tempo una relazione con una ragazza musulmana, una relazione che a causa della sua famiglia hanno dovuto proteggere e tenere nascosta.

Non nego di esserci rimasta male quando mio padre me ne ha parlato, ma ho capito che la rabbia non mi avrebbe portato a nulla se non ad altro dolore.

Accarezzo i capelli di Karl e penso a quanto mi siano mancati anche i piccoli gesti.

Qualcuno una volta ha detto che in alcuni casi bisogna perdersi per ritrovarsi. Io nella mia vita ho rischiato di perdermi tante volte, eppure ora posso dire di essere sulla strada giusta, una strada che non sto percorrendo più da sola.

Sono tornata in clinica, mancano pochi mesi e voglio portare a compimento quest'ennesima sfida. Non so cosa avrà in serbo per me il futuro e nemmeno me ne importa. So che con me ci sarà Karl, ed è l'unica cosa che conta.

Abbiamo litigato tanto quella sera in cui ci siamo ritrovati, abbiamo pianto e abbiamo fatto l'amore come se quello fosse l'ultimo giorno della nostra vita. Ho capito di amarlo in un modo che forse quelle due parole non riescono a racchiudere. Ho capito di aver trovato un motivo, di aver trovato la mia felicità.

"Dobbiamo provare, su alzati".

"Mh, altri cinque minuti", mugugno facendogli gli occhi di dolci. Di solito funzionano.

"Non ci provare", ammicca un sorriso. "Manca poco alla nostra esibizione". Ogni volta che lo dice mi tremano le gambe, non so se ne sarò mai all'altezza, ma Karl crede che sia perfetta. Che insieme siamo perfetti.

Da circa tre settimane ho ripreso a ballare, ma da sola. Ho creato una nuova coreografia su una base di Karl, e lui ha avuto l'idea di fare insieme un'esibizione al conservatorio dove lavora.

Sembra un sogno ma fra meno di un mese avverrà, ed io non so come non far scoppiare il mio cuore quel giorno.

"Va bene", gli sorrido accettando la sua mano, poi lo bacio e lo stringo forte a me.

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