Capitolo 12

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Sono ore che provo a dormire, ma lo sguardo di Anne continua a perseguitarmi ed a riempirmi la testa di testa di strani pensieri. E' stata una serata fantastica. Assolutamente indimenticabile e se mi fermo per un solo attimo, posso ancora sentire il suo profumo addosso. Mi sfioro le labbra e sorrido, per quanto la situazione sia difficile per me, non posso negare di essere stata benissimo con lui. Persino piangere si è rivelato terapeutico in sua presenza, e non l'avrei mai detto. Sospiro cercando di dare un freno a tutto quello che è successo. Davina dorme, e vederla nella mia stessa stanza non aiuta. Dovrei parlarle ma la verità è che non so davvero cosa dire. Da una parte c'è un ragazzo che ho appena conosciuto, che ci prova spudoratamente dalla prima volta che mi ha visto e che è persino in grado di farmi stare bene. Dall'altra invece, c'è una persona bellissima, gentile e premurosa. Una ragazza che avrebbe fatto qualunque cosa per farmi sentire a mio agio, a casa. Una ragazza che si è fidata di me sin dal primo istante, parlandomi di un sentimento di cui io non ho avuto rispetto. Mi sento in bilico e anche un pò stronza. Stronza perchè una parte di me è fin troppo consapevole di cosa vuole e a cosa non vuole rinunciare. Arriva l'alba e solo allora riesco a lasciarmi andare sognando occhi neri e mani caldi di cui, almeno in questa realtà, mi fido.
"Scusami, pensavo fosse libero". "Tranquilla, ho finito", si sposta per lasciarmi passare, ma non riesco a far finta di nulla. "Davina, aspetta. Vorrei parlarti", si appoggia alla porta rilasciando un lungo respiro. "Dimmi pure", incrocia le braccia al petto con fare scazzato ma la comprendo. "Non voglio fare le cose di nascosto". "A cosa ti riferisci?"
Non mi guarda ma entrambe sappiamo bene a cosa mi riferisco. "A quello che hai visto ieri. Karl....credo voglia conoscermi", dico, perchè è l'unica cosa di cui sono sicura al momento. Non conosco le sue intenzioni per il futuro, ma è stato fin troppo chiaro su quello che vuole adesso. Non ho mai incontrato un uomo così prima d'ora. "Ah, ok", scrolla le spalle. Sta per aprire la porta della nostra stanza, ma la fermo.
"Aspetta, voglio spiegarti alcune cose. Probabilmente penserai che sia una traditrice, che me ne sono fregata dei tuoi sentimenti e che...".
"E' esattamente quello che è successo, Kendra", i suoi occhi ora sono tristi. Da una parte avrei preferito che mi prendesse a sberle. "Ti ho aperto il mio cuore ma tu hai comunque accettato le sue avance. Pensavo non ti piacesse", arrossisco abbassando lo sguardo. Colpita ed affondata. "E' ancora presto per dirlo, siamo usciti insieme solo una volta ma...". "Non serve che tu aggiunga altro, è tutto molto chiaro. Apprezzo la tua sincerità", fa una smorfia e da lì comprendo che non ha apprezzato nulla di tutto questo. "Non voglio che tu mi veda come una nemica. Credo che se lui fosse stato interessato a te....". "Ferma un attimo", mi guarda male. "Da quanto non vuoi che il resto del mondo non ti veda come una nemica? Non te n'è mai fregato nulla di me, Kendra. Ho provato ad esserti amica a prescindere da Karl. La verità è che a te non frega di nessuno, che sei egoista anche nel farti del male. Non voglio essere cattiva, parlo solo da persona innamorata e ferita, ma ora come ora preferirei che tu cambiassi stanza", e se ne va sbattendo la porta alle sue spalle. "Certo", sussurro al vuoto. Me lo sono meritato.
Resto sotto la doccia per più di venti minuti pensando a cosa dire alla signora Anne sulla questione cambio stanza. Infilo dei leggins neri e una camicia rossa e lunga che arriva a metà gamba. Fisso il mio riflesso allo specchio e mi vergogno di me stessa. E pensare che a Karl, forse, piaccio anche così. Karl. Sono passate poche ore dall'ultima volta che l'ho visto e sono più che sicura che passeranno giorni prima che possa riaccadere. Il sol pensiero mi imbarazza. Non saprei cosa dirgli, cosa fare e sopratutto come salutarlo. Mi armo di coraggio, lascio la stanza dove so dovrò tornare solo per rassettare le mie cose. Questa mattina ho saltato la colazione ma stranamente Anne non ha iniziato a bussare alla porta con il rischio di buttarla giù. Pochi passi mi separano dal suo ufficio, e quando sono sul punto di bussare la porta si apre, rivelando la figura di Anne e della mia ex compagna di stanza che mi supera senza degnarmi di uno sguardo. "Suppongo che le abbia già detto tutto", dico guardandola negli occhi. "Vuole che tu lasci la stanza, ma non ho capito il perchè", ovviamente non potrebbe mai sospettare il reale motivo, e non sarò di certo io a renderglielo chiaro. "Abbiamo avuto una piccola discussione, vuole i suoi spazi ed è giusto che essendo io l'ultima arrivata, la stanza resti a lei". "Sai che da noi non sono ammesse stanze singole, ma tutte le altre sono addirittura da tre e.....". "Può stare tranquilla, non succederà nulla. So badare a me stessa". "Non sono molto d'accordo Kendra", mi guarda con gli occhi preoccupati di una madre, ma stavolta questo trattamento non è per me. "Su tante cose", sussurra appena, "ma voglio darti fiducia". "La ringrazio", torturo le mie mani. Questa conversazione ha tutto un altro aspetto, ed io mi sento sempre sul punto di sbagliare, di ferire sempre qualcuno. "Hai....pensato alla mia proposta? Quella dell'alimentazione tramite...". "Mi dia qualche altro giorno di tempo", ne ho bisogno, e qualche giorno fa la mia risposta non sarebbe stata questa ma un netto no. "Solo un pò di tempo". "Va bene", accenna un sorriso. "E' già un passo avanti". "Si", sussurro fissandomi i piedi. "Più tardi ti assegnerò una nuova stanza, devo prima sbrigare un pò di burocrazia". "Va bene", annuisco. "Allora io....vado", la guardo ma i suoi occhi sono puntati alle mie spalle. "A dopo Kendra", continua a non guardarmi, poi si volta e si chiude nel suo ufficio. Sussulto quando due mani si posano sui miei occhi e qualcosa di caldo e morbido sfiora il mio orecchio. "Sei stata messa in punizione?". "Oddio", mi volto ritrovandomi fra le sue braccia e nei suoi occhi che incatenamo i miei. "Ciao, Kedra", abbozza un sorriso che cancella ogni paura. "C-ciao", balbetto. "Non pensavo di rivederti così presto".
"La cosa ti dispiace?" Assottiglia lo sguardo poggiando la sua fronte contro la mia. Karl se ne frega del resto del mondo, Karl ha un modo di vivere a cui potrei abituarmi facilmente. "No", sorrido abbassando lo sguardo. "Solo non me lo aspettavo"; come non mi aspettavo di poter provare ancor imbarazzo per un ragazzo. Con gli anni ero diventata così fredda da pensare di non essere in grado di amare nessuno. Certo, non sono innamorata di Karl ma non escludo che di questo passo possa accadere. "Meglio", sussurra sfiorando il suo naso contro il mio.  "Ma per quale motivo mia madre deve cambiarti stanza?" Domanda con un profondo cipiglio stampato in volto. "Oh, ecco", non so cosa dire, non so come dirlo. "Ho litigato con Davina". "Chi è Davina?"  Tossisco pur di prendere tempo. "La mia compagna di stanza, spesso si siede al mio fianco a cena". La parte gelosa di me vuole sapere se l'ha mai notata, e mi sento davvero cattiva quando la sua risposta mi fa sorridere e battere il cuore.
"Non so chi sia, ma in ogni caso aveva una compagna di stanza davvero bella".
"Scemo", lo spingo e lui non perde tempo nell'afferrare le mie braccia e portarsele dietro al collo. "Cosa fai?" Ansimo mentre mi spinge in un angolo appartato del corridoio e mi bacia. "Tua madre....tua madre potrebbe vederci". "Ci ha già visti", le mani al muro, le labbra che continuano a sfiorarsi. "Ma non è un nostro problema". Stiamo combinando un gran casino nel quale molte persone saranno contro di noi, ma nonostante tutto, resterà sempre il casino più bello del mondo.

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