Cameron's Pov
Quel giorno ricordo di aver visto Ana percorrere la strada opposta a quella della scuola, pertanto decisi di seguirla. E seguendola di nascosto, notai che non ero l'unico a farlo.Anche Justin, suo fratello lo stava facendo.
"Cosa vuoi fare qui, in mezzo al nulla?" sussurrai tra me e me guardando ad Ana e nascondendomi dietro ad un albero
E subito dopo urlò, urlò a pieni polmoni. Urlò con tutte le sue forze, tutto il suo dolore. Tutta la sua disperazione. Ma soprattutto tutto ciò che per molto tempo non riuscì a tirare fuori. Forse perché non aveva il coraggio di tirar fuori quel dolore più grande di lei o forse perché non aveva nessuno a cui dirlo. Sì, forse era questo. Forse non aveva nessuno a cui dirlo perché la verità era che Ana era sola. Non aveva nessuno e mai aveva avuto qualcuno accanto. Forse sì, forse aveva accanto i suoi genitori, però quel dolore che riuscivo a percepire ogni volta che si trovava accanto a me era diverso, quel dolore che riuscivo a vedere nei suoi occhi era un dolore che le faceva paura, un dolore segreto, un dolore silenzioso, un dolore quasi proibito.
Quelle urla, quel dolore. Tutto ciò che le mie orecchie stavano sentendo piano piano mi crearono un vuoto dentro.
Ana non aveva nessuno, non aveva mai avuto qualcuno accanto e nessuno la stava continuando ad aiutare per questo l'avrei aiutata io.
Pertanto corsi immediatamente verso di lei e la strinsi tra le mie braccia come per proteggerla da quel male che tanto la stava distruggendo.
"Basta... basta...basta...basta...basta...non ce la faccio più... basta...basta" sussurrò tra le mie braccia tremando
Quel dolore la stava mangiando viva.
"Ci sono io adesso, ti prego. Ti prego basta. Dimmi di si e ti aiuterò io. Tu solo, dimmi di sì e io ti salverò dal tuo dolore" sussurrai nel suo orecchio e lei annuí immediatamente
"Salvami, salvami ti prego" disse aggrappandosi alle mie braccia come se avesse paura di cadere, di crollare
Ma la verità era che Ana, Ana Smith era già da molto tempo caduta a terra e proprio come qualsiasi cosa fragile si era rotta. Ogni suo pezzo da molto tempo, forse troppo, era a terra e nessuno si era impegnato a raccoglierli, forse per paura di tagliarsi e di farsi anche loro del male o forse perché a nessuno interessava.
Nessuno si era preso la briga di fare attenzione a quei pezzi, anzi in molti ci avevano persino camminato sopra per distruggerla ancora di più o forse perché mai nessuno si era accorto di quei pezzi sul suolo.
Dopo un po' i suoi singhiozzi cessarono, smise di tremare e il suo respiro si regolarizzò. Aveva smesso di piangere, aveva urlato al mondo il suo dolore, quel peso che mai era riuscita a tirar fuori. Ma i suoi occhi erano diversi, erano cambiati. Erano più freddi. Più vuoti. Più... più... più tristi e... e meno vivi.
"Andiamo via da qua? Che ne dici?" le chiesi e lei in risposta si alzò levando qualche foglia finita sulle sue gambe
E così ce ne andammo, in silenzio da quel posto che teneva per sé tutti i segreti della ragazza che in quel momento stava camminando davanti a me con il capo chino. Non sapevo perché ma avevo la sensazione che non era la prima volta che si recava lì, in quel bosco, su quella collina. Avevo la sensazione che quel bosco, conoscesse tutto il dolore e tutti i segreti nascosti dietro quegli occhi scuri di questa ragazza tutta rotta dentro.
Successivamente notai che Ana entrò all'interno di un bar pertanto decisi di entrarvi e di farle compagnia, le dissi che l'avrei aiutata e per questo lo avrei fatto.
"Mi sono sempre abituata a tutto. Ai miei genitori, alle loro domande, agli sguardi disgustati e alle parole cattive degli altri. A tutto. Mi ci sono talmente tanto abituata che ho creato un muro tra me e gli altri. Forse per proteggermi da loro oppure per proteggere gli altri da me..." cominciò a parlare tenendo lo sguardo fisso sul suo caffè
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A secret pain
Romance...perché in fondo ognuno di noi nasconde un dolore segreto... #167 su speranza:06.02.19 #42 su genitori:20.02.19