Sixteen

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Dal giorno della sparatoria erano ormai passati 2 giorni e per 2 giorni di seguito spensi il cellulare e mi chiusi in camera per riflettere, riflettere su ciò che dovevo fare, riflettere su di me, riflettere su Cameron, riflettere su ciò che era giusto e proprio per questo la prima domanda che mi feci una volta aperti gli occhi quella mattina era "mollare o continuare?".

Che cosa avrei dovuto fare?

Per 2 giorni cercai di isolarmi, di non ascoltare niente e nessuno per ascoltare solo me, solo il mio cuore e la mia mente. Eppure non sempre il cuore e la mente dicono la stessa cosa, anzi la maggior parte delle volte non vanno proprio d'accordo.

Ma io che cosa avrei dovuto ascoltare: il mio cuore o la mia mente?

Dicevano che bisogna sempre ascoltare ciò che ci dice il cuore, perché ci porterà sempre nella strada giusta, eppure ciò che il mio cuore voleva era totalmente sbagliato, non poteva essere, non poteva andare avanti perché sennò un giorno me ne sarei pentita e di questo ne ero certa, proprio per questo quella mattina una volta essermi vestita e arrivata a scuola mandai un messaggio al ragazzo che non mi fece dormire per giorni.

Messaggio a Cameron:
Vediamoci fuori dalla scuola appena finite le lezioni

Sapevo che quella era la scelta giusta e fortunatamente la risposta di Cameron non tardò ad arrivare.

Messaggio da Cameron:
D'accordo.
Ps. Dove sei stata in questi 2 giorni?

Sí, doveva per forza essere la scelta giusta.

*****

8 ore dopo.
Le lezioni erano ormai finite e proprio in quel momento stavo aspettando il ragazzo dagli occhi color nocciola nel parcheggio seduta su un muretto.

Chiusi gli occhi facendo un respiro profondo.

Lo devi fare per lui, Ana, lo devi fare per lui.

Quelle erano le uniche parole che giravano nella mia testa nell'arco di tempo in cui aspettai Cameron e quei minuti sembravano piano piano diventare ore, forse perché avevo paura qualcuno ci vedesse o forse semplicemente avevo paura di ciò che gli dovevo dire.

"Scusami per il ritardo, avevo gli allenamenti" disse Cameron con il fiatone e con addosso ancora la divisa di basket

"Fa niente" feci un sorriso tirato

"Ciao Ana" mi salutò Luke mentre Mike si limitò a farmi un cenno con il capo

"Perché non hai risposto ai miei messaggi e alle mie chiamate durante il weekend?" chiese Cameron

"Sono venuta qui a parlarti proprio di questo" dissi guardandolo dritto negli occhi

"Ti ascolto" rispose poggiando il borsone accanto a me

"Solo tua madre doveva sapere che io e te stiamo insieme - mimai le virgolette - eppure lo sanno tutti quanti tranne lei"

"Come posso proteggerti da Justin se..." cercò di dire ma immediatamente lo interruppi

"Non ti ho mai chiesto di farlo!" Esclamai

"Sì che me l'hai chiesto! Su quella collina quel giorno, mi hai letteralmente scongiurato di salvarti! Dannazione Ana, stiamo seriamente ritornando al punto di partenza? Io voglio proteggerti!" alzò la voce Cameron

A secret painDove le storie prendono vita. Scoprilo ora