Nineteen

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Due mesi dopo...
Justin's Pov
Da quella notte, dalla notte in cui Ana si gettò tra le mie braccia solo per proteggermi passarono due mesi, due mesi di pura agonia e dolore. Quel giorno ero incazzato con Lucas e con Ana per avermi nascosto la verità, ma soprattutto per avermi lasciato vivere dentro una vera e propria menzogna, eppure tutta la rabbia che c'era in me immediatamente fu travolta dalla paura, da quella paura di quelle gomme che frenarono sull'asfalto creando un rumore insopportabile, il suo urlo, le sue braccia attorno a me per salvarmi,quel colpo, quello sparo, il suo respiro che non riuscivo più a sentire sul mio collo e infine il sangue nelle mie mani e la consapevolezza di esser stato salvato dalla persona che non riuscivo mai e poi mai a vedere, ma soprattutto dalla persona a cui non avevo fatto altro che dimostrare odio, odio puro. 

Quella notte riuscì a cambiarmi la vita, anzi riuscì proprio a stravolgerla infatti in quell'istante mi ritrovavo come ogni notte da quella sera in cucina a bere un sorso d'acqua a causa dell'ennesimo incubo, non facevo altro che sognare e sognare quel sangue e il suo sussurro 'non ti preoccupare, da adesso in poi andrà tutto bene'. Eppure da quella notte niente andò per il verso giusto, anzi tutto cominciò ad andare a rotoli.

Cominciai ad osservare la cucina nonostante il buio, quella casa ormai era troppo silenziosa, nessuno si sforzava più a porle diverse domande solo per farla parlare, i sorrisi ormai scarseggiavano e gli unici sorrisi che si creavano erano solo dei falsi sorrisi, ma soprattutto non riuscivamo più ad andare avanti, a continuare a camminare lungo quella strada retta, forse perché un po' tutti persero il loro punto di riferimento. E solo in quei mesi capí quanto Ana riuscì a cambiare le nostre vite, perché lei era come qualcosa di cui volevi appropriarti ogni giorno come se, se non provassi ad appropriartene allora te ne saresti pentito per tutta la vita e se però non riuscivi ad appropriartene allora non smettevi e non sentivi nemmeno la stanchezza di doverci riprovare ogni giorno.

Forse mio padre quel giorno in cui mia sorella tornò dall'ospedale dopo averla picchiata aveva ragione, forse Ana era davvero la loro unica speranza nel rinascere e nel salvarsi perché da quella notte ormai i miei genitori non erano più gli stessi, era come se avessero perso ormai ogni forza, ogni fonte di felicità. E quello non fece altro che distruggermi perché mai e poi mai avrei pensato che i miei genitori potessero reagire così alla scomparsa di mia sorella.

"Da quando te ne sei andata niente è cominciato ad andare bene" sussurrai scuotendo la testa per poi bere un sorso d'acqua

Improvvisamente sentì un fracasso dal piano di sopra e subito dopo dei passi svelti percorrere le scale di casa, erano i miei genitori.

"Justin!" urlò mio padre precipitandosi in cucina

"Cosa succede papà?" chiesi alzandomi

"Si è svegliata, Justin! Tua sorella si è svegliata!" urlò mio padre prendendo le chiavi della macchina in tutta fretta

"Noi andiamo in ospedale, tesoro. Non ci aspettare" urlò mia madre in vestaglia e ciabatte per poi uscire di casa seguita da mio padre

Chiusi gli occhi e feci un sospiro di sollievo.

Si era svegliata, però dentro di me sapevo che una volta sveglia avrebbe raccontato ciò che io non ero riuscito mai a spiegare, il fatto che aveva salvato l'unica persona che non doveva salvare, colui che la odiava nonostante tutto e tutti, me.

"Non posso credere di aver seriamente detto quelle parole" scossi la testa a destra e a sinistra ripensando a ciò che dissi ad Ana quella notte

Eppure da quella notte nella mia mente nacquero anche mille domande come 'chi erano quelle persone dentro quella macchina? Che cosa volevano? Ma soprattutto erano le stesse persone che avevano sparato ad Ana e a Cameron davanti allo studio dello psicologo? Ce l'avevano forse con Ana o con Cameron o forse con entrambi? Ma perché sparare a me allora?'

A secret painDove le storie prendono vita. Scoprilo ora