7- Fantasmi dal passato

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A volte mi chiedo se la felicità non sia per pochi. Poche e fortunate persone a cui viene riservata ogni forma di gioia e benessere.

A volte non riesco a capacitarmi di come tutti riescano a godersi la propria vita, ad andare avanti nonostante tutto mentre io mi sento sempre ferma e bloccata allo stesso punto.

Come si può andare avanti quando ciò che vorresti dimenticare resta ancorato dentro di te, ferendoti con i suoi artigli ogni giorno senza darti la possibilità di guarire? E per quanto si prova, diventa impossibile liberarsene.

Invece ciò che non vorresti mai dimenticare, ciò che ti dà un minimo di sollievo al solo pensiero, si sfuma inevitabilmente con il tempo. I ricordi sbiadiscono lasciando il posto ad ombre indistinte.

Un ricordo di infanzia.
Il primo amore.
Il primo bacio.
La prima delusione.

Tutte le esperienze sono indimenticabili per motivi diversi.
Tutte le esperienze sono vissute da ognuno con intensità e modi differenti.

Per me è stato tutto diverso. Tutte queste esperienze, questi momenti fondamentali che dovrebbero essere ricordati con nostalgia e commozione, portano con sè solo angoscia e rimpianti quando ritornano alla luce.
E succede spesso.
Quando il passato torna a tormentarmi, tutto questo torna a galla tenendomi sveglia la notte.

Da qualche settimana non è più successo.
La mia vita non è cambiata ma sono io a sentirmi diversa.
Ogni mattina, quando arrivo al laboratorio, mi sento serena e meritevole di leggerezza e tranquillità.
Ian e Giusy hanno avuto un ruolo fondamentale in questo e lo hanno tuttora. Tutto stava andando bene.
Fino ad oggi.

Il telefono continua a suonare sulla superficie del tavolo e rileggo quel nome che mai avrei voluto rivedere su quello schermo.

Lo fisso terrorizzata, incapace di muovermi, come se fosse una mina pronta ad esplodere ad un mio minimo movimento. Il cervello mi ordina di rifiutare la chiamata ma le mie mani si rifiutano di obbedire.

"Miriam ma lo senti il telefono? O il pianto di quel bambino prima ti ha reso sorda?"
Ian entra nel laboratorio con il solito sorriso smagliante ma si spegne appena mi vede.
Probabilmente anche io mi ammutolirei se mi vedessi: devo essere bianca come un straccio.

"Tesoro che hai?"
Ian mi raggiunge velocemente e appena vede il nome sul display, sgrana gli occhi.
E prima che possa dire qualcosa, afferra il cellulare e risponde alla chiamata.

"Cosa cazzo vuoi?"
Mi lascio cadere sulla sedia con il cuore vicino dall'esplodermi nel petto.
Ian mi prende la mano, stringendola sulla superficie del bancone.

"Chi sono io non ti deve interessare. Ti devono interessare solo queste parole: lascia in pace Miriam"
Non avevo mai sentito Ian così arrabbiato. Se non lo conoscessi, l'espressione furiosa sul suo viso potrebbe quasi farmi paura.

Il cuore mi batte così forte che penso si possa fermare da un momento all'altro. Forse non sarebbe una prospettiva così malvagia.
Inizio a piangere silenziosamente, terrorizzata mentre l'immagine di Clark si stampa dietro le mie palpebre e mi riporta nell'inferno che il mio passato è stato.

"No, forse non mi hai capito. Ricominciamo: so che razza di persona sei Clark e ti avviso per l'ultima volta: sta lontano da Miriam.
Non la cercare più o me la pagherai. E sappi che io sono il tipo da mantenere le promesse"

Ian chiude la chiamata, sbattendo il telefono sul tavolo furioso.

"Hey.. "
Sento il suo tocco sulla guancia mentre mi asciuga una lacrima che non mi ero accorta fosse caduta.

Eppure mi hai stravolto la vita (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora