Interferenze

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È passata una settimana dalla sera in cui Dylan mi ha regalato gli album.
Ho sempre collegato il disegno a Clark: ho sviluppato questa passione quando stavamo insieme ma lui, poco alla volta, mi ha privato della mia libertà e, di conseguenza, della volontà di seguire questa passione.
Dylan mi ha ridato tutto, permettendomi di ridefinire questa parte della mia vita. Senza rendersene conto, mi ha dato la spinta necessaria per ricominciare.

Non abbiamo più parlato del nostro bacio. Ma, contrariamente alle mie aspettative, non c'è stato imbarazzo. Credo che stiamo entrambi cercando di capire cosa ci sia tra di noi.

Quella sera mi sentivo particolarmente ispirata così, quando sono tornata a casa, mi sono seduta alla mia scrivania.

E per la prima volta dopo tanto tempo, ho iniziato a disegnare. Ho lasciato scorrere la matita sul foglio, permettendo di guidarmi solo all'immaginazione.
Riprovare quella sensazione, che credevo persa ma che fin da sempre è stata parte di me, è stato entusiasmante.

Presi il telefono e, quasi d'istinto, aprii la chat di Dylan.
Fotografai il foglio appena imbrattato con qualche linea tenera e il set di matite e inviai la foto con la didascalia "work in progress"

La risposta arrivò dopo pochi minuti.
"Adoro vederti già all'opera. E sono felice che tu abbia già cominciato il mio ritratto 😉"

Ricordo di aver sorriso davanti allo schermo prima di rispondere. "Non è quello che avevo in mente .. Ma mai dire mai 🤭"



Oggi, come tutte le mattine da una settimana, io e Dylan siamo andati a fare colazione nel bar di fronte al laboratorio. Di solito mangio a casa con Giusy, prima di andare al lavoro, ma da qualche giorno si dirige prima in laboratorio per del lavoro arretrato.

"2 cappuccini, 2 cornetti al cioccolato e una brioche di zucchero" dice Dylan al barista, appoggiandosi distrattamente al bancone.

"Ordini anche per me adesso?" lo punzecchio scherzosamente, dandogli un leggero colpo sul braccio.

Finge di massaggiarsi la parte dolorante.
"Che ci vuoi fare Miriam.. ti conosco sempre meglio " dice abbozzando quel dannato sorriso laterale che mi fa impazzire ogni volta.

Quando usciamo dal bar, dall'altro lato della strada Ian sfreccia a tutta velocità con la sua auto per poi fermarsi di colpo davanti al laboratorio d'analisi.
Esce dalla sua macchina con gli occhiali da sole tra i capelli biondi e, appena si accorge di me e Dylan, attraversa la strada senza nemmeno guardare.

Dato che fa così ogni volta, è strano che sia ancora vivo .

"Amici carissimi Buon giorno.. cosa mi avete preso al bar?"

Allungo il braccio rilevando un sacchetto di carta.
Ian lo prende e, letteralmente in pochi bocconi, divora il cornetto al cioccolato.

"Sei il solito scroccone comunque, lo sai?" gli faccio notare osservandolo mentre cerca di pulirsi dalle mille briciole sulla sua camicia.

"Certo.. ma mi amate anche per questo" risponde passando il dito da me a Dylan, che osserva la scena divertito.

"Ora però non perdete tempo e andiamo perchè non voglio farmi licenziare per colpa vostra.. su " aggiunge mentre si volta, attraversando nuovamente la strada con nonchalance.

La giornata di lavoro procede senza intoppi.
Prelievi la mattina e analisi il pomeriggio. Ormai manca poco alla chiusura. Ma stasera ho deciso di fare un po' di straordinario.

Se c'è una cosa che proprio non riesco a fare, è lasciare del lavoro a metà.

Quindi, dopo aver preso un caffè e aver avvisato Dylan e i miei amici che avrei fatto più tardi, mi rimetto al lavoro.

Dopo un'ora dalla chiusura, il laboratorio è deserto e quando sento dei colpi alla mia porta, sobbalzo per lo spavento.

Respiro profondamente cercando di calmare il mio battito.
"Chi è?"

Nessuna risposta.
La parte si apre lentamente e Daniel compare dietro di essa.

"Daniel? Cosa ci fai qui ?" gli chiedo con un tono più sorpreso e incredulo di quello che volessi ma che rispecchia totalmente il mio stato d'animo.

"Dylan mi ha detto che dovevi lavorare un po' di più. Passavo da qui e pensavo che magari ti sarebbe servito un passaggio a casa" risponde in modo un po' troppo spavaldo per i miei gusti.

Ma poi perché mai dovrei volere un passaggio da lui?

Mi sforzo di sorridere e di rifiutare educatamente il suo invito.
"Grazie ma.. come ti ha detto Dylan, devo lavorare"

"Ma ormai sei un'ora fuori dell'orario di chiusura. Non starai lavorando troppo? " mi dice indicando l'orologio alla parete del mio laboratorio che segna le 9 passate.

Ma perché insiste?

"Sono sicura Daniel.. grazie"
Stavolta il mio tono è più fermo nella speranza che lui capisca e se ne vada.

Invece, si avvicina lentamente a me non togliendomi gli occhi di dosso.

"Se fosse stato Dylan avresti detto di si.. giusto?"
Lo guardo stupita da questa sfacciataggine e resto sconvolta dal suo sguardo pieno di odio e rancore.
E spero di sbagliarmi, ma sento anche un leggero odore di alcool.

"Cosa c'entra Dylan? Io e lui..."

"Tu e lui cosa? " mi chiede sporgendosi sul bancone dove stavo lavorando.
Mi blocco.
Divento letteralmente incapace di muovermi.

"Lo sai chi è il tuo amato Dylan? Un traditore" dice ponendo maggiore enfasi sulla parole finale.

Si gira iniziando a camminare per la stanza. E questo mi dà il coraggio di parlare.

"Si può sapere cosa hai contro tuo fratello?"

Si volta nuovamente verso di me, iniziando a ridere come se avessi detto la barzelletta più divertente di questo mondo.

"Mio fratello? Beh sai, Dylan è bravo in questo. È bravo a far credere a tutti di essere il fratello buono. Di essere quello comprensivo. Quello che sa sempre cosa fare. Ma in realtà è solo uno stronzo che ha rubato la ragazza a suo fratello "

Scuoto la testa disgustata dal modo in cui ha parlato di Dylan.
"Lui non è cosi"

I suoi occhi color ghiaccio non mi sono mai sembrati più vuoti mentre mi fissano.

"Te ne accorgerai" mi dice per poi, semplicemente, andare via.

Quando resto sola, comincio inspiegabilmente a tremare. Mi siedo per riprendere il controllo e, non appena mi sento meglio, afferro la mia borsa ed esco in strada.

Prendo il telefono con l'idea di chiamare Dylan.
Non credo a suo fratello. So che lui non è una persona meschina.
Ho solo bisogno di sentire la sua voce.
Ma un messaggio di Giusy mi appare sul display:

"Per favore non tornare a casa.. fermati da Ian"

Mi blocco in mezzo alla strada cercando di capire il senso di quelle parole.
Giusy mi ha chiesto spesso di dormire da Ian per avere la casa libera e stare con Tyler, ma mai in questo modo.

Sembra quasi un messaggio scritto di fretta.
Poi un pensiero si fa strada nella mia mente.
Comincio a correre per la strada senza fermarmi.

Il telefono ancora tra le mani.
Le gambe protestano ma non è il momento di rallentare.
Corro sempre più veloce.

Mi precipito verso casa e quando mi ci ritrovo davanti, mi blocco davanti alla porta con la chiave nella serratura.

Resto in ascolto cercando di capire qualcosa dall'interno.
E la sento.

Quella voce.

Apro la porta velocemente, restando immobile.
Giusy mi guarda terrorizzata.
Clark si gira verso di me, sorridendomi.

"Finalmente. Non sai quanto mi sei mancata"

1130 parole

Eppure mi hai stravolto la vita (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora