Una serata particolare

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Giusy e Ian hanno cercato di convincermi a restare a casa per questa mattina.
In fondo, oggi è l'ultimo giorno di lavoro prima dell'inizio delle vacanze natalizie e per questo motivo il centro diagnostico resterà aperto fino alle 17.00

Tuttavia non vedevo nessun motivo plausibile per una giornata di lavoro.
Di sicuro, Clark non lo è.

Tra un paziente e un altro, queste ore passano velocemente.
Raccolto le mie cose sistemandole nella borsa e mi dirigo verso l'ufficio di Dylan.

Non l'ho ancora visto questa mattina. Mi ha mandato un messaggio verso le 8 dicendomi che era arrivato al lavoro e che ci saremmo visti dopo.

La porta è aperta così mi sporgo all'interno, trovando il suo ufficio vuoto.

Forse mi starà aspettando nell'atrio insieme agli altri.

Percorro velocemente il corridoio e tiro un sospiro di sollievo quando lo vedo insieme a Giusy e Ian.
Stanno parlando di qualcosa che non riesco a capire e si fermano appena si accorgono della mia presenza.

"Cosa state confabulando?" chiedo ai miei amici sorridendo.

Dylan si avvicina a me e la sua espressione divertita di poco fa viene sostituita da un velo di apprensione.

"Come ti senti?" mi chiede prendendomi il viso tra le mani.

"Sto bene tranquillo" lo assicuro, sfiorandogli la mano.
Mille brividi mi attraversano quando le nostre mani entrano in contatto.

"Vieni con me" mi dice semplicemente trascinandomi verso l'uscita.

"Aspetta. Venire dove?" gli chiedo confusa, fermandomi davanti alla porta.

Vedo Giusy roteare gli occhi, contrariata dalla mia riluttanza.

"Va e basta tesoro.. Non fare domande" mi rimprovera Ian dandomi un bacio veloce sulla guancia.

"Tranquilla. Non è un rapimento.. ti riporterò dai tuoi amici sana e salva " dice Dylan ironicamente facendomi sorridere.

Così, senza pensarci troppo, saluto i miei amici e seguo Dylan fino alla sua macchina.

Si affretta ad aprirmi la portiera prima che potessi farlo io e, quando entro all'interno del veicolo, la chiude per poi fare il giro dell'auto e sedersi al volante.

"Sei un vero gentiluomo" gli dico mentre mi metto la cintura.

"Lo so" mi risponde sorridendo "ma tu continui a non fidarti della mia guida"

Il suo sguardo si posa sulla cintura che non ne vuole sapere di entrare nell'ingranaggio.

Sembra che la situazione della prima volta in cui sono entrata in quest'auto si stia ripetendo.

"Cosa vuoi che faccia? Vuoi che non metta il cintura mentre guidi per dimostrarti che mi fido di te?"

Dylan cerca di mantenere un'espressiome seria e severa ma non gli riesce molto bene e mi sorride dolcemente.

"Potresti almeno aspettare che metta in moto prima di metterti la cintura" dice indicando il quadro ancora spento.

Mi sporgo verso di lui dandogli un veloce bacio a stampo per poi ritornare comoda al mio posto.
"Scusami .. sono perdonata?"

"Beh vedremo..." dice Dylan mentre scuote la testa divertito.

Finalmente mette in moto e usciamo dal parcheggio.
Dopo pochi chilometri, imbocchiamo l'autostrada.

"Posso sapere..."
"Non chiedermi dove stiamo andando perché non te lo dirò " mi dice bloccandomi prima che possa formulare la mia domanda.

Che, per inciso, era esattamente questa.

Eppure mi hai stravolto la vita (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora