13. Qualcosa di inaspettato

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Osservo la gente giù in strada, così piccola vista dal quarto piano del laboratorio.
Molti vanno di fretta, facendosi spazio sul marciapiede mentre superano gli altri che, invece, camminano lentamente.

"Per la prossima volta comunque mi aspetto un'accoglienza da re. Avvisa la tua amica"
Mi volto verso Ian, seduto al mio posto con la testa abbandonata sul tavolo del laboratorio.
A quanto pare, il suo cuscino non era abbastanza morbido e la coperta troppo leggera. E, quando è andato da Giusy per chiederle una coperta in più, lei gli ha lanciato la sveglia addosso.

"La prossima volta potresti evitare di svegliare Giusy alle 2 del mattino per chiederle qualcosa. L'hai fatta arrabbiare"

Alza di colpo la testa dal tavolo.
"Tu non ti saresti arrabbiata. Infatti stavo cercando la tua camera ma era troppo buio e ho sbagliato porta"
Ritorna a sbattere la testa sul tavolo, frustrato e assonnato.

"Beh io sarei stata troppo stanca per arrabbiarmi" gli rispondo, cercando di non ridere. Le dispute tra Ian e Giusy mi divertono sempre. Sono amici da tantissimo tempo, già prima che arrivassi io, e si vogliono bene in maniera profonda. Ma quando litigano, sembrano due bambini.

"Va bene basta così. Muovi il tuo bel sederino.. È l'ora della pausa e dobbiamo andare a pranzo" mi ordina, riprendendosi immediatamente.

"Va bene capo. Giusy e Dylan sono già fuori?"

Ian guarda dietro di sé, come se stesse cercando qualcuno.
"Giusy è già alla tavola calda, mi ha inviato un messaggio poco fa. Però, ora che ci penso, stamattina non ho visto Dylan"

MI immobilizzo. Nemmeno io l'ho visto stamattina ma, in un primo momento, non ci ho dato peso. Pensavo che si fosse rinchiuso in ufficio per sbrigare qualche faccenda contabile. Però non vederlo tutta la mattina è strano.
Ripenso inevitabilmente all'incubo di stanotte.

"Miriam tutto bene?"
Il tocco di Ian sulla mia mano mi fa sussultare.
"Che hai?"

"Nulla... è solo che .. non lo so Ian. Ho paura. E se gli fosse successo qualcosa? "
Mi guarda confuso, incerto per la prima volta su cosa dire.

"Sono sicura che il regalo alla mia porta non sia stato casuale. Credo che mi stia controllando. E se ieri mi avesse seguita? "

"Miriam ascolta. Clark non è in città: si sarebbe già fatto vedere. Ma anche se lo fosse, dopo quello che ti ha fatto, lo rispedirei a calci in culo a York" mi dice con determinazione e mi fa sentire nuovamente al sicuro.

"Se sei preoccupata per l'assenza di Dylan, dopo il lavoro ti accompagno da lui"

Annuisco e, senza aggiungere altro, usciamo dal laboratorio per raggiungere Giusy.



Il resto della giornata trascorre fin troppo lentamente.
Sono stata più volte tentata a chiamarlo ma non volevo che pensasse fossi troppo invadente.

Manca solo mezz'ora alla fine del turno ma, nonostante ci provi, non riesco a concentrarmi.
E l'ultima cosa che voglio è commettere un errore nelle analisi e compromettere il mio lavoro e la salute dei miei pazienti.

Così ripulisco il mio piano di lavoro e, dopo aver preso la borsa e il cappotto, raggiungo l'atrio.
Ian è già lì, seduto su uno dei divanetti nella sala d'aspetto.

"Ian che ci fai già qui?"

"Ti conosco .. sapevo che non avresti resistito fino alle 8. Andiamo?"
Si alza dal divanetto e mi porge la mano.
"Andiamo"




Il terrore di non trovare Dylan a casa si impossessa di me quando varco la soglia del suo cancello.

Percorro la stradina asfaltata lentamente mentre Ian ha già raggiunto la porta e bussa un paio di volte.

Eppure mi hai stravolto la vita (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora