Chapter 2: Connor

407 15 0
                                    

Il corvino si guarda attorno. È nella sua camera, avvolto dal silenzio. Forse dovrebbe studiare qualche materia per l'indomani, ma sente il quadernetto blu raccolto quel giorno in classe -e di cui ha letto solo una pagina- chiamarlo, dalla sua posizione sullo scaffale tra i libri di scuola.

Non è sicuro di quello che sta facendo, affatto. Eppure, quel quadernetto sembra avere il magico potere di chiamarlo a sè. Lo osserva, senza muoversi dal pouf rigorosamente nero sul quale si è lanciato poco prima. La superficie originale era azzurra, se ne vedono ancora alcuni sprazzi, ma le sottili linee di tessuto nero che s'intrecciano come ad intrappolarlo sembrano tentare di soffocare le tracce di colore. Osservando meglio il tessuto, Connor si rende conto che è cucito sulla copertina e che la disposizione delle strisce non è casuale. Sembra formare una ragnatela, o forse un intreccio di rami. Non saprebbe dirlo con certezza.

Sospira. Cosa dovrebbe fare? Restituirlo alla proprietaria? Ma come trovarla? Perchè diamine non aveva deciso di lasciarlo lì, a terra?

"Amico," lo chiama un ragazzo, spalancando la porta "perchè mi hai fatto correre?"

"Sam, devi aiutarmi a trovare qualcuno." Inizia il corvino, tenendo lo sguardo fisso sul diario.

Il nuovo arrivato volta il capo ricoperto di riccioli biondi verso l'oggetto del desiderio dell'amico. Alza le sopracciglia, vedendo quel quadernetto.

"Ha un'aria familiare." Mormora.

"L'ho trovato a terra a scuola, devo trovarne la proprietaria e restituirlo." Spiega brevemente Connor.

"La proprietaria? Come sai che è una lei?" Indaga il riccio.

"Una cosa simile non può appartenere ad un ragazzo..." cerca di fingere un tono ovvio e incurante, ma il suo migliore amico lo conosce meglio di chiunque altro.

"L'hai letto. O almeno, ne hai letto un frammento." Alza le sopracciglia, fissando il corvino che però, ostinato, tiene gli occhi sul quadernetto. "La conosciamo?"

"Se il quaderno era in classe mia, deve essere stata in classe mia anche la proprietaria. Quindi il campo si restringe, amico." Mormora il primo, assottigliando lo sguardo.

Ripensandoci, forse qualcosa di familiare c'è. Gli sembra che qualcuno, a filosofia, abbia già detto che si sente un sei. Ma chi? Dannato il suo vizio di odiare tutti e non distinguerli!

"Ti posso aiutare, sai che so sciogliere tutte le lingue." Alza le sopracciglia ritmicamente il biondo.

Connor alza gli occhi al cielo. "E poi si dice che io sia un cattivo ragazzo."

"Che vuoi farci, il mio viso angelico mi protegge. E poi, sarà grazie al mio essere un playboy che otterrai le informazioni che vuoi. Ma prima, Con, voglio leggere qualcosa anche io. Devo almeno sapere se escludere a priori qualcuno."

"No!" Non si accorge nemmeno di essere stato lui ad urlare fino a quando non nota che Sam lo sta guardando con un sorrisetto divertito. "Lo hai fatto apposta!" Esclama poi, alzandosi di scatto e puntando il dito al petto dell'amico.

Il biondo lo guarda dal basso del suo metro e ottantacinque, che tanto basso non sarebbe, se Connor non fosse alto un metro e novantatrè.

Il corvino vorrebbe continuare a parlare, ma non lo fa, fermo con le labbra socchiuse. Perchè ha reagito in quel modo? Forse, in un certo senso, non vuole che l'amico capisca che la proprietaria del diario è diversa. Perchè, in fondo, anche se ha letto solo una facciata di quel diario, Connor ha percepito una sorta di connessione tra sè e la sua autrice. Da quelle parole s'innalzano una semplicità e un'onestà disarmante. Forse, non vuole che il suo amico l'adocchi come nuova preda e la faccia soffrire, perchè quando una persona vera soffre ci sono due possibilità: autodistrugge sè stessa, oppure tutte quelle persone che le stanno attorno. Il corvino sa fin troppo bene che è così.

"Non azzardati a toccarla, Sam, anche se sei il mio migliore amico non te lo lascerò fare." Lo mette in guardia Connor, indietreggiando.

"Cosa c'è di speciale in lei? Non la conosci, hai letto solo qualcosa che ha scritto, non sai nemmeno che aspetto abbia. Potrebbe essere chiunque." Il biondo non vuole cedere.

Connor non ha mai lasciato avvicinare nessuno all'infuori della sua famiglia e di lui, per cui questo suo strano interesse per una sconosciuta lo preoccupa. È il suo migliore amico e, anche se può non sembrare, il riccio ci tiene, non vuole che soffra ancora.

Ha già dovuto affrontare abbastanza, secondo lui.

"Lei sembra come me, Sam." Sussurra il corvino.

Sam aggrotta le sopracciglia. Come lui? Come può non aver capito che nessuno sara mai come lui? Perchè dietro all'aspetto da duro, ai tatuaggi e al piercing il corvino è un ragazzo che ha sofferto molto e, semplicemente, è stufo di provare dolore, il riccio lo sa meglio di chiunque altro. Per questo, non ha a che fare con gli altri.

Giocherellando con il piercing al labbro, Connor raggiunge in un paio di falcate la libreria e ne estrae il quadernetto con una strana delicatezza. Ne accarezza la copertina inconsapevolmente, mentre raggiunge il pouf e fa cenno all'amico di sedersi accanto a lui.

"Qui. Leggi la prima volta che ha scritto." Indica l'inizio della pagina e attende qualche attimo, tempo che Sam legga.

Quando il riccio alza lo sguardo, vede gli occhi blu del corvino brillare.

"Non è simile a te." Inizia il biondo.

Un lampo attraversa gli occhi di Connor, ma l'altro continua.

"Non è simile a te, è diversa dagli altri. Come te. Siete entrambi diversi dagli altri e diversi tra di voi. Ma, amico, questa ragazza potrebbe riservarci qualche sorpresa." Sorride, poi si sfrega le mani.

"Diamoci da fare, dobbiamo trovare la ragazza misteriosa."

Because of the Blue DiaryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora