capitolo 34

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Arrivo a casa di Scott in cinque minuti.
Non so quello che sia successo, e questo mi preoccupa e non poco, anche dal tono di Scott si poteva benissimo capire che c'è qualcosa che non va.
Busso impaziente e subito vedo la testa di Scott spuntare da dietro la porta.
<<Eccoti! Entra.>> Io confusa faccio un passo dentro casa, aspettando spiegazioni.
<<Che succede Scott?>>
<<Ehm...sono andato a casa di Stiles per studiare ma...l'ho trovato pieno di lividi e graffi, non mi vuole dire cosa gli sia successo e ti ho chiamata per questo, magari con te parla.>> Rimango sconvolta da quella rivelazione e d'istinto mi passo una mano tra i capelli nervosamente. Non possono aver fatto del male a Stiles, non a lui. No. Non voglio crederci.
<<Dov'è?>> Riesco a domandare, in questo momento voglio solo correre da lui e assicurarmi che stia bene, per quanto possibile.
<<È in camera mia, gli ho detto che sarebbe stato meglio se fosse venuto a casa mia prima che lo vedesse lo sceriffo. Così poteva pensare con più calma a cosa dirgli.>> Non ha molto senso, però ora voglio solo vedere il mio ragazzo.
Senza dirgli nient'altro corro su per le scale, fermandomi davanti camera sua.
Mi copro la bocca con le mani, sono sconvolta: Stiles è seduto sul letto e il suo viso è pieno di lividi e graffi, come aveva detto Scott. Lui sentendosi osservato probabilmente, alza lo sguardo su di me e mi guarda stupito.
<<Meg che ci fai qui?>> Leggo tutto il dolore nei suoi stupendi occhi, e anche qualcos'altro ma non riesco a capire cosa.
<<Scott mi ha chiamata e sono corsa qui.>> Mi avvicino e mi siedo sul letto accanto a lui, vedo che stringe la mascella.
Cerco un contatto come prova che stia bene, ma non appena gli sfioro la coscia lui sobbalza e si allontana sotto il mio sguardo confuso e forse anche ferito.
Perché reagisce così? Voglio stare con lui e pensavo che gli facesse piacere avermi vicina. Non capisco.
<<Non saresti dovuta venire.>> Quelle parole mi colpiscono, non mi guarda nemmeno mentre le dice.
<<In che senso? Che stai dicendo Stiles?>>
Lui si gira verso di me e finalmente mi guarda.
<<Mi hai sentito, non saresti dovuta venire e infatti è meglio che te ne vai.>> Il tono freddo con cui lo dice e gli occhi impassibili con cui mi guarda, mi fanno rabbrividire. E stavolta ci rimango proprio male, però non voglio andarmene, voglio scoprire che cosa gli hanno fatto e chi gliel'ha fatto.
<<Stiles non voglio andarmene, dimmi cosa è successo. Non posso vederti così.>>
<<E allora non farlo. Vattene.>> Chiudo un'attimo gli occhi e incasso il colpo.
<<No.>> Lui strabuzza gli occhi.
<<Cosa vorrebbe dire no? Ti ho detto di andartene, non era una richiesta la mia.>> C'è qualcosa di strano in lui, non si comporterebbe mai così, però non posso dire che non mi faccia un po' male.
Io non gli rispondo e non mi muovo.
Sento che sospira per poi rigirarsi verso di me.
<<Sei ancora qua?! Non hai capito che non ho bisogno di te? Non ti voglio.>> Scandisce le ultime tre parole, facendo attorcigliare il mio stomaco.
Stiles non era una persona cattiva e non trattava mai nessuno così, lui puntava sul sarcasmo, ma ora non mi sembrava per niente sarcastico.
Una lacrima silenziosa percorre la mia guancia sotto il suo sguardo di fuoco.
<<Oh...ora piangi? Mi dispiace tanto ma tu non vuoi toglierti di torno.>> Mi sta prendendo in giro ed io sto scoppiando.
Mi alzo di scatto dal letto e vado dritta verso la porta, per uscire, non prima però di avergli rivolto uno sguardo arrabbiato e disgustato.
<<Tu non sei il ragazzo di cui mi sono innamorata. Farò come vuoi, mi leverò di torno.>> Detto questo corro giù dalle scale senza guardarmi indietro, quando sento una mano afferrarmi il braccio. Mi giro e vedo il volto di Scott contratto in una smorfia preoccupata.
<<Cos'è successo?>>
<<È successo che il tuo amichetto è uno stronzo!>> Alzo volontariamente la voce sperando che Stiles mi senta.
Dopodiché esco di casa e scoppio a piangere mentre torno a casa mia.

Le parole di Stiles mi ferirono molto, per questo ora sono nel letto a piangere ormai da due ore. Credo.
In realtà non ricordo neanche di essermi addormentata, sento solo la mamma chiamarmi più volte per svegliarmi.
<<Arrivo!>> Cerco di gridare con voce roca dal pianto.
Oggi vorrei solo rimanere a letto, perché so che a scuola lo rivedrei, e non so se ce la farei.
Ancora non ci credo che possa avermi detto quelle cose, lo stesso ragazzo che mi abbracciava senza motivo e che mi accarezzava i capelli prima di addormentarmi, sussurrandomi parole dolci pensando che io non lo sentissi.
Poi però penso che se non vado è come se gli dimostrassi che sono debole ed io non voglio esserlo.
Quindi di malavoglia, mi tiro giù dal letto e vado in bagno.
Mi guardo allo specchio e la mia faccia fa una smorfia, ho un aspetto terribile; gli occhi sono gonfi e rossi, le labbra anche, martoriate dai miei denti per sopprimere il pianto.
<<Non può averti ridotta così.>> Sussurro a me stessa.
<<Megan! Farai tardi, sbrigati!>> Urla ancora mia madre.
Non le rispondo, scendo in cucina dopo essermi vestita e truccata lievemente, almeno per nascondere l'aspetto orribile che avevo, che ho.
<<Eccoti finalmente! Ora devo scappare a lavoro. Ci vediamo stasera, ciao tesoro.>> Mi lascia un bacio in fronte ed esce.
Finisco la colazione ed esco anche io, mi fermo davanti alla porta e mi rendo conto di stare aspettando una macchina che non arriverà mai. Patetica.
Sinceramente ho sperato che venisse a prendermi, ma poi le parole di ieri sera e lo sguardo con cui le ha dette, mi riaffiorano in testa per l'ennesima volta.
Sbuffo e alla fine vado a scuola a piedi, ormai è tardi per chiamare Lydia o Allison.

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