TORNA, TORNA A CASA DA ME... - CAPITOLO 26

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Un Minuto... Due Parole... Questo è per tutte le Serial Killer del mio cuore, Armatevi che Mario e Claudio hanno bisogno di Voi e anche io che ad ogni commento oltre a ridere un sacco percepisco l'affetto che state donando ai miei Ragazzi. Grazie a Tutti!

Solo mezz'ora dopo i parametri vitali di Claudio si stabilizzarono ed il ragazzo poté essere trasferito in ospedale, Mario ritornando a sua volta a respirare si attaccò alla sua mano non lasciandolo più andare. Lele e Carlo erano spariti...

Coma transitorio... Coma... COMA, quella era l'unica parola di tutte quelle pronunciate dal medico e che Özgür gli aveva tradotto per permettergli di capirne appieno il significato che aveva raggiunto il suo raziocinio, tutto il resto si era perso nello stesso modo in cui si era man mano perso lui in quel pomeriggio senza fine. Da quando cazzo si poteva finire in coma in seguito ad uno shock anafilattico??? Non ne aveva mai sentito parlare, non era possibile, non l'aveva mai visto scritto da nessuna parte, non era possibile. Di lui non era rimasta che l'ombra del uomo che era, quello che sapeva sempre quale fosse la cosa giusta da fare, non capiva più nulla, dove si trovava, quali fossero i suoi doveri nei confronti dei viaggiatori che doveva riportare in Italia il giorno successivo, quali organi competenti avvisare di ciò che era successo a Claudio e quelli che si dovevano occupare della sparizione di Lele e Carlo. Non sapeva più nulla... Fu solo qualche ora dopo, quando Tommaso lo prese di petto ricordandogli che era il suo uomo a trovarsi in un letto di ospedale, era lui quello che aveva bisogno di trovare il suo Mario al risveglio e non una marionetta sconfitta... Solo in quel momento si riprese dal apatia in cui si era lasciato andare. Si rifiutò di raggiungere subito il capezzale del compagno, doveva prima riscattarsi da quel momento di debolezza, sarebbe andato da lui solo quando avrebbe potuto garantirgli che tutto si sarebbe risolto al meglio... Per prima cosa si recò presso il funzionario di polizia che lo aspettava per interrogarlo su quanto era successo, si accorse subito, dalle prime battute di quella deposizione che il poliziotto nutriva dei dubbi sulla sua estraneità ai fatti, anche la sua guida, rivelatosi una risorsa preziosissima in quei giorni, gli lasciò intendere che le domande che gli venivano poste erano fatte per carpire segni di una eventuale colpevolezza, rispose a tutto ciò che gli venne chiesto, anche al episodio di qualche sera prima occorso a Claudio ad Ankara e appena percepì che l'interrogatorio stava volgendo verso un probabile fermo della sua persona, che poteva durare fino a quarantotto ore in attesa dello svolgimento delle indagini, chiese immediatamente la possibilità di fare una telefonata, chiamò l'ambasciata Italiana presente in città, non poteva permettere che lo tenessero lontano dal compagno e gli impedissero di svolgere il proprio lavoro mentre quei due pazzi criminali erano in fuga facendo perdere le proprie tracce. Ci vollero due ore... Solo dopo aver interrogato tutti i compagni di viaggio e lo Chef, quando ebbe nuovamente raccontato il motivo per cui Lele avrebbe dovuto mettere fuori gioco Claudio, furono contattati i colleghi di Ankara per avere le ultime notizie sulle indagini in corso e ricevuto informazioni sulla sua persona dal funzionario del Ambasciata che era accorso immediatamente, che finalmente fu scagionato da ogni sospetto e libero di andarsene. Mario non si dimenticò di chiedere l'immediato intervento del Interpol. Essendo la Turchia, un Paese membro dell'Organizzazione, fu possibile richiedere una loro collaborazione con i corpi locali di polizia visto che si trattava di un reato all'estero contro un cittadino italiano, Paese facente parte del accordo internazionale, fu abbastanza rapido il loro ingaggio perché in ogni Paese membro era presente un ufficio centrale di polizia internazionale, non avendo propri agenti operativi, il ruolo dell'Interpol fu puramente coordinativo e proprio per questo motivo il primo passo messo in campo fu quello di segnalare a tutti i valichi di frontiera le generalità dei due sospettati al fine di evitare che lasciassero il Paese rendendo impossibile il loro arresto. Appena uscito dal ufficio di polizia il Dottor Nicotra, del Ambasciata, chiese al giovane se dovevano occuparsi di avvisare i famigliari di Claudio in Italia, Mario ancora un po' scosso lo tranquillizzò assicurandogli che il suo staff si era già mosso per provvedere ad avvisare chi di dovere, il moro sapeva che il fratello aveva già chiamato Fabiano, che si era messo immediatamente in contatto con i genitori del compagno. Trovò, nella stanza in cui entrò subito dopo il fratello e Luca, uno dei suoi ragazzi, ad attenderlo. Si sedettero un attimo e fecero il punto sul rientro in Italia previsto per l'indomani del gruppo, dichiarò immediatamente che lui senza Claudio non si sarebbe mosso e rassicurato che nessuno si sarebbe aspettato una scelta diversa si tranquillizzò notevolmente, non fu necessario, per Tommaso, comunicargli in quel momento che nemmeno lui sarebbe partito, non lo avrebbe lasciato solo in quel Paese, i ragazzi dello staff sarebbero tranquillamente stati in grado di riportare in Italia i viaggiatori e lui sarebbe rimasto lì a guardare ai due giovano le spalle, era una sua Fata in fin dei conti no? Lui e Claudio sarebbero stati in pericolo fino al arresto di quei due stronzi ed in ogni caso fino al rientro a Roma, anche a causa della loro omosessualità ormai sbandierata, i quotidiani locali erano andati a nozze con la notizia di un noto Travel Man italiano coinvolto in un amore dalle tinte fosche sfociato in un crimine passionale, il subdolo attacco alla comunità LGBT locale era sempre in atto e veniva perpetrato con ogni mezzo lecito o meno.

IL PRINCIPE ARABO - ClaRioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora