UNA SCELTA DIFFICILE... - Capitolo 30

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'In carcere morirebbe, appena si venisse a sapere che è gay, che è ricco e ciò che vi ha fatto verrebbe violentato... Lo distruggerebbero... Vi prego, pensateci...' Si era alzato senza dare modo ai ragazzi di formulare alcun pensiero...

Erano usciti da casa alle otto, erano agitati, lo stomaco stretto in una morsa non aveva permesso loro di fare colazione, nemmeno un caffè... Non avevano aperto bocca, non si erano scambiati nemmeno il buongiorno, non era un buon giorno... solo un bacio a fior di labbra, gli occhi lucidi tuffati in quelli del altro in ogni occasione possibile, uscirono di casa per mano presa, l'appiglio che li teneva ancorati a loro, al loro amore che gli avrebbe permesso di superare anche quella prova. Fuori dal portone Tommaso li aspettava, non sarebbero stati soli. Si diressero alla metro, la linea B lì portò fino al capolinea, se ne fregarono degli occhi curiosi che si sentivano addosso, riconoscevano il giovane Traverl Man aggredito in Turchia ed il suo compagno e continuavano a guardare le loro mani intrecciate... nonostante questo percorsero indifferenti le poche centinaia di metri che li separavano dal Istituto dove erano diretti. Al loro arrivo a destinazione trovarono il Dottor Leoni 'Buongiorno ragazzi, mi dispiace che dobbiate affrontare questa situazione, ma è necessaria per acquisire informazioni che potrebbero aiutarci a perfezionare la linea di accusa...' Fu in quel momento che con un cupo suono di sirena si aprì il cancello della casa circondariale Rebibbia, il carcere dove era stato rinchiuso Lele una volta estradato in Italia; solo un attimo di indecisione, poi superarono il primo portone, trovandosene di fronte un altro uguale al precedente che restò chiuso fino a che sentirono sbattere quello dietro di loro subito dopo il loro ingresso e poi di nuovo per un terzo cancello, accorgendosi per tutto il tempo di essere sempre sotto le telecamere di sicurezza che riprendevano ogni loro più piccolo movimento, Claudio venne assalito da una sensazione di claustrofobia che lo invase all'idea della mancata libertà, anche se momentanea, tale percezione rischiò di annebbiare il suo raziocinio, ma Tommaso, completamente concentrato sui due giovani che accompagnava affiancò il ragazzo e posando il braccio sulla sua spalla questo, assieme alla mano presa di Mario lo tenne ancorato alla realtà. Fu dopo il terzo cancello, in un ufficio sulla destra, che venne chiesto loro di lasciare gli effetti personali, chiavi, accendino, orologi e tutto ciò potesse essere tramutato in un'arma; solo dopo il controllo dei documenti vennero finalmente accompagnati alla stanza dove si sarebbe svolto il colloquio tra Mario, accompagnato dal suo avvocato e Lele con il proprio legale, nella stanza sarebbero stati presenti due agenti armati, Claudio e Tommaso sarebbero rimasti fuori ma avrebbero potuto vedere cosa sarebbe successo al interno attraverso un vetro specchio unidirezionale. I due giovani erano ancora vicini, continuavano a tenersi per mano e nonostante il Direttore che li aveva scortati fin lì aveva comunicato che, appena fosse stato pronto, avrebbe potuto entrare, Mario non si era ancora mosso di un passo, era inchiodato a terra, aveva paura, paura di non riuscire a contenere la rabbia che lo stata divorando alla vista di quel essere che era riuscito a fare del male a lui e a Claudio, questo nonostante si trovasse davanti agli occhi un uomo ridotto ad uno straccio, era pesto, aveva dei lividi sul volto che scendevano lungo il collo sparendo nella giacca carceraria, un occhio era talmente gonfio da risultare quasi totalmente chiuso ed un taglio profondo percorreva tutta la guancia sinistra da l'occhio fino a quasi al angolo delle labbra, le mani, appoggiate sul tavolo erano escoriate, come se fossero state usate per tentare una qualche azione di difesa non riuscita... 'Cosa gli è successo?' la voce di Mario era atona 'Non lo sappiamo... sa, qui nessuno vede niente... Quando gli uomini di turno lo hanno raggiunto era riverso a terra in una pozza di sangue, pare... pare che oltre a ridurlo in quello stato ci sia stato un tentativo di violenza. Si dice che abbia alzato la voce con la gente sbagliata, convinto come al esterno che il suo status sociale gli permettesse di trattare chi sta qua dentro come tratta quelli al esterno, inoltre pare sapessero già il motivo del suo arresto e qui i vigliacchi che fanno del male senza 'onore' subisce la legge dei carcerati... Ora è ricoverato in infermeria ancora per qualche giorno, è la prima volta che esce e poi verrà tenuto in isolamento fino al incontro con il giudice prima del processo...' Mario aveva iniziato a dondolare da un piede al altro, stava martoriando il labbro inferiore tra i denti procurandosi delle piccole ferite che iniziarono a bruciare, gli occhi risultavano molto aperti sulla scena che gli si presentava davanti, le pupille erano dilatate ed il respiro non era perfettamente regolare ma risultava affrettato, come se i suoi polmoni richiedessero più aria di quanta un respiro naturale ne avrebbe fatto arrivare a destinazione; fu Claudio a rendersi conto dello stato di agitazione che pervadeva il suo giovane uomo ed era in grado di percepire la guerra interiore che si stava consumando tra cuore e mente del compagno. Dovette sforzarsi per far uscire ciò che era certo servisse a Mario per sciogliere la tensione emotiva che lo stava consumando e per fare la scelta giusta dovesse fare 'Mà... Stai tranquillo, va tutto bene, fa ciò che ritieni giusto, io sono dalla tua parte...'

Una settimana prima, studio Avvocati Leoni e Figli Associati...

'Mario, Claudio, ci troviamo davanti ad un caso classico di violenta privata perpetrata da una persona con la fedina penale pulita... Quando una persona compie un primo reato di questo tipo, vivendo in uno Stato di diritto, la legge cerca di punire con al contempo l'intento di reintegrare il reo nella società, per questo motivo, nel caso la lesione colposa venga incasellata come lesioni personali anziché come tentato omicidio gli anni di carcere assegnati verrebbero diminuiti da un terzo a due terzi, inoltre, il terzo e il quarto comma prevedono delle attenuanti in caso di desistenza o di recesso attivo: "Se il colpevole volontariamente desiste dall'azione, soggiace soltanto alla pena per gli atti compiuti, qualora questi costituiscano per sé un reato diverso. Se volontariamente impedisce l'evento, soggiace alla pena stabilita per il delitto tentato, diminuita da un terzo alla metà". In parole semplici significa che se gli avvocati del criminale riescono a provare quanto detto e riuscissero ad aggiungerci la momentanea infermità mentale, il blackout momentaneo del uomo, potrebbe stare in carcere non più di cinque anni... Il suo socio mi ha fatto avere una lettera dove, nel caso decidiate di accettare l'accordo che ci propongono, gli arresti domiciliari di minimo dieci anni e il ricovero presso una struttura di cura, garantisce di prendersi carico del uomo fino alla sua morte... So che non è una decisione semplice, pensateci e per qualsiasi necessità sono a vostra disposizione.'

Ed ora Mario doveva ascoltare quanto aveva da dire quel uomo e decidere quale fosse la cosa più giusta da fare, con l'unica certezza di avere il suo compagno al suo fianco, qualsiasi cosa avessero deciso...

IL PRINCIPE ARABO - ClaRioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora