RIVELAZIONI - Capitolo 29

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Fu quello stesso giorno che Tommaso comunicò ai due giovani che Lele era stato arrestato e soggiornava nelle galere turche...


Erano usciti dal ospedale da una decina di giorni, finalmente! Claudio completamente ristabilito si era trasferito momentaneamente a casa di Mario che era ancora in fase riabilitativa, il giovane veronese si occupava di tutto, accompagnava il compagno a fare fisioterapia, necessaria alla piena guarigione, stava perennemente attento che l'altro non facesse sforzi e non perdesse il respiro, cosa che capitava ancora frequentemente ed era la cosa che più gli metteva ansia; faceva la spesa, cucinava, puliva, si occupava di Kimera e di tutto ciò che poteva servire a Mario, quando poi doveva assentarsi da casa per lavorare erano a turno le due mamme ad occuparsi del moro, almeno fino a quando la signora Ludovica non sarebbe rientrata a Verona, insomma, Claudio pensava a tutto, curava tutto... Tutto tranne il suo rapporto col moroso. Sembrava che la loro sfera intima fosse svanita completamente, accantonata, dimenticata in un angolo, come se la loro relazione si fosse tramutata in qualcosa di simile a quella tra un badante ed un anziano invalido da accudire, il primo paio di giorni dalla dimissione, sembrava stesse tutto tornando alla normalità, stavano acquisendo nuovamente le loro abitudini... In qualche sporadica occasione il veronese si era avvicinato cautamente alle bellissime labbra del compagno, che gli mancavano come l'aria ma, appena resosi conto che nonostante la delicatezza del gesto, Mario subiva un contraccolpo doloroso a causa del sussulto involontario causato dal piacere del contatto con il compagno, e che ciò gli causava una fitta talmente forte da bloccargli il respiro, la paura che invase i sensi di Claudio fu tale da far smettere qualsiasi approccio fisico potesse causare sofferenza nel altro. Anche la notte dormivano separati, dal rientro a casa avevano condiviso il letto solo qualche ora la prima notte... Si erano coricati presto, Mario, stanco da quel primo giorno di libertà era sfatto, si erano addormentati tenendosi per mano ma appena perso coscienza, i loro corpi avevano cercato quel contatto naturale a cui ormai erano abituati, era stato un forte lamento di dolore che aveva fatto svegliare Claudio di soprassalto spaventandolo a morte, il suo braccio era poggiato pesantemente al petto di Mario ed erano stati i suoi occhi lucidi di lacrime a convincerlo che fino alla completa riabilitazione del compagno non lo avrebbe più sfiorato e avrebbe dormito sul divano. Non ne avevano parlato apertamente, semplicemente il veronese fuggiva e accampava scuse ogni volta che Mario cercava un contatto seppur minimo con il suo uomo. 

Quella mattina il moro era nervoso, frustrato dalla mancanza di attenzioni del compagno ed era consapevole che non avrebbe retto ancora molto a quella situazione, voleva Claudio, voleva il suo corpo, voleva sentirlo sotto pelle, gli mancava come l'aria, venti giorni senza amarsi erano decisamente troppi per i suoi gusti, non ne poteva più e non fu certo nel migliore dei modi che riuscì a farlo capire al altro. Fu la telefonata che ricevette da Tommaso quella mattina ad innescare la bomba... 'Ciao Tom...' – 'Ciao Mario, come stai?' – 'Meglio, ancora dieci giorni di fisioterapia e sarò come nuovo... Come mai hai chiamato? Ti aspettavamo dopo pranzo...' Chiamare un paio di ore prima di vedersi significava che era successo qualcosa di importante, non lo avrebbe fatto altrimenti... Claudio era in cucina intento a sistemare i resti della colazione, si era fermato sentendo il tono del compagno, il quale, vedendo il suo sguardo preoccupato aveva inserito il vivavoce... 'Sono qui con Claudio... quindi?' – 'E' stata firmata l'estradizione, quel vigliacco di Lele arriverà in Italia domani sera... Il pool di avvocati che è stato ingaggiato per la sua difesa ha già contattato Leoni per chiedere un accordo prima di arrivare davanti alla corte, hanno comunicato che intendono chiedere l'infermità mentale momentanea causata dallo stress e dal rifiuto subito da colui che a suo dire era l'amore che finalmente era arrivato nella sua vita... Hanno chiesto un incontro Mario, quel verme vuole vederti... da solo, senza Claudio.' – 'Fissami un appuntamento con il Dottor Leoni per questo pomeriggio se possibile, vorrei vederlo il prima possibile per capire come intende distruggere quel pezzo di merda che ha tentato di uccidere me e il mio compagno...' – 'Vi aspetta nel suo studio alle diciassette, vorrei poter venire con voi' – 'Va bene, a dopo!' Aveva appena chiuso la chiamata, serrato gli occhi un solo attimo... 'Clà... Abbracciami!' – 'No, io...' – 'Claudio vieni qui per favore, ho bisogno delle tue braccia, del tuo calore... di te,' – 'Mario non ora, devo finire di sistemare la cucina e poi devo uscire per delle commissioni e... passare da Filippo per dirgli che arriverò al lavoro più tardi e...' – 'Basta, cazzo!' Un rumore sordo, il cellulare lanciato contro la parete rotto in mille pezzi 'Adesso puoi fare solo due cose: o la smetti di avere paura di rompermi come io ho rotto quel telefono e torni ad occuparti di me ad Amare Me, oppure quella è la porta, puoi lasciare le chiavi e andartene...' Cosa era quello un ultimatum? Un addio? Panico, Claudio fu preso dal panico, il suo cervello si era inceppato, non sapeva cosa fare, era finita così? Non poteva essere... Mario si era alzato e gli dava le spalle, sapeva che il veronese stava piangendo ma non si mosse di un millimetro... fino a quando non sentì il petto di Claudio appoggiarsi alla sua schiena, le sue mani poggiarsi leggere al suo petto, le sue labbra, grandi e umide lasciare un bacio e sprigionare il respiro caldi sulla  parte sensibile sotto al lobo, poco più in alto di quella frase tatuate sulla pelle... Piano, con delicatezza le sue mani raggiunsero il bordo della maglia che aveva addosso che lentamente gli venne portata sopra la testa, sfilandola dolcemente... Cercò di girarsi Mario ma il compagno non glielo permise, sarebbe stato lui a prendersi cura di Mario e del suo piacere, fu lui a circumnavigare il corpo che aveva di fronte per posizionarsi davanti ai suoi occhi, fu senza distogliere lo sguardo che gli sfilò i pantaloni, aveva bloccato senza ammettere repliche le mani del moro che volevano partecipare alla svestizione, abbassò gli smeraldi verdi su quel petto che amava coperto da quei lividi bastardi causati dal pestaggio subito, li sfiorò con i polpastrelli con carezze fluide e leggere fino a che, sentendo il corpo di Mario tendersi come una corda di violino, poggiò le sue grandi labbra su quei segni violacei che deturpavano quel corpo che amava più della sua vita. Si spaventò quando sentì un sussulto, ma guardando negli occhi del suo uomo non s'interruppe, non scappò nuovamente, si lasciò amare come non accadeva da troppo tempo... Erano in due, erano loro due, Claudio curava Mario dai suoi dolori, dalle sue paure e Mario si prendeva cura di Claudio facendolo suo come solo lui era in grado di fare. Fu alla fine di tutto, quando i loro cuori ripresero a battere ad un ritmo normale che Mario si scusò per avergli detto di andarsene e fu solo in quel momento che Claudio si scusò di non aver condiviso i propri timori e la necessità di non arrecargli ulteriore dolore allontanandosi completamente da lui, lasciandolo solo...

Erano le diciannove e trenta, i due ragazzi erano usciti dallo studio di Leoni da pochi minuti, Fabiano era appena andato a recuperare l'auto per tornarsene a casa, avrebbe voluto riaccompagnarli ma Mario sentiva la necessità di fare due passi, era troppo tempo che non ne aveva la possibilità e lo studio era a soli dieci minuti dal suo appartamento. Fu in quel breve tragitto che vennero affiancati dal auto aziendale di Luca, l'uomo aveva abbassato il finestrino del passeggero e guardandoli negli occhi si era scusato per il comportamento sconsiderato e criminale del socio; chiese ai due ragazzi di salire per poter scambiare due parole, al rifiuto perentorio di Mario, capendo il disagio che i due giovani provavano, gli chiese di concedergli cinque minuti davanti ad un caffè nel bar di fronte alla piazza in cui si trovavano, a fatica i due giovani accettarono... 'Grazie per avermi concesso del tempo, so che non è facile per voi... Intanto vorrei scusarmi, non avevo capito dove fosse arrivata l'ossessione di Lele nei tuoi confronti... Quando mi ha chiesto di non partecipare al viaggio per poter portare quello che mi ha presentato come un cugino che non vedeva da molto tempo non mi sono insospettito, ho creduto alle sue parole, soprattutto a quelle in cui mi ha garantito sarebbe tornato da me dopo questa vacanza, sarebbe tornato per restare...' – 'Sei innamorato di lui?' Gli era uscita così, non era stato in grado di trattenersi... 'Sì, da ormai dieci anni... Lui lo sa e usa il mio amore a suo piacimento... ne sono consapevole ma non posso fare a meno di lui... Ho chiesto di parlarvi per chiedervi di trovare un accordo con gli avvocati, per pregarvi di non farlo arrivare a giudizio, per permettermi di prenderlo nel caso gli avvocati riescano ad ottenere gli arresti domiciliari, portarlo a casa con me e farlo curare. In carcere morirebbe, appena si venisse a sapere che è gay, che è ricco e ciò che vi ha fatto verrebbe violentato... Lo distruggerebbero... Mi ha spezzato il cuore ma... Vi prego, pensateci...' Si era alzato senza dare modo ai ragazzi di formulare alcun pensiero...

IL PRINCIPE ARABO - ClaRioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora