Finalmente era arrivato il grande momento. Il momento in cui sarei tornata in patria dopo del tempo, che a me sembrava non finire mai più. Sei mesi. Sei mesi passati a Shanghai in Cina per terminare alcuni miei studi in psicologia, una delle mie più grandi passioni fin da quando ero piccola. Amavo entrare nella mente della gente e capire cosa provavano, cosa pensavano. Quali erano i loro problemi, le loro debolezze e le loro emozioni. Era una cosa che mi affascinava da sempre fino a tal punto da lasciare la mia amata Roma e mia madre per sei lunghi mesi. Non ero per niente pentita di aver fatto ciò perché lì avevo trovato qualcosa che in Italia non ero riuscita a trovare. La mia unica fortuna era quella di aver uno zio lontano in quel posto che mi aveva aiutato molto con la lingua. Nonostante questo ero soddisfatta della mia scelta e dei miei risultati e potevo tornarmene dritta a casa. Potevo finalmente riabbracciare mia madre e respirare nuovamente l'aria romana che tanto amavo.
-"Zio Ning, il volo sarà tra meno di due ore, ho già preparato le valige. Ricordati di portami lì in tempo."- dissi saltando insistentemente sulla valigia per chiuderla.
-"Maledetta roba!"- Sbottai. Cercai di chiudere la cerniera con tutta la forza che avevo in corpo, e finalmente ci riuscii. Sbuffai esausta e mi asciugai il sudore dalla fronte.
-"Perfetto dovrò farmi un'altra doccia! Porca miseria!"- continuai a lamentarmi rumorosamente.
-"Aurora, potresti stare anche calma.. comunque non preoccuparti, ti porterò all'aeroporto in tempo"- mi rispose mio zio in totale pacatezza. Fortuna che sapeva parlare l'italiano. Sorrisi. Sentire il suo accento cinese lo faceva sembrare sempre e continuamente buffo ai miei occhi. Ma nonostante questo lo amavo follemente! Era la persona che per quel breve periodo mi aveva aiutato con tutto se stesso, ed io gli dovevo molto. Gli feci l'occhiolino e andai al bagno a farmi una doccia.
Ero finalmente in macchina con Ning e lo guardavo guidare mentre con la sua faccia paffuta fissava la strada concentrato. Ciò mi fece scappare una risatina.
-"Mi spieghi perché ridi sempre quando mi guardi?"- mi domandò curioso ridendo.
-"Zio Ning io ti adoro! Solo guardarti mi fa scappare un sorriso, inoltre ai miei occhi sei molto buffo e adorabile"- cominció a ridere ed io lo seguii a ruota.
Non passò molto tempo prima che potessi mettere piede in aeroporto. Guardai l'orologio: mancavano esattamente cinque minuti al volo. Tenevo strette le valigie tra i palmi delle mani,ma appena mi voltai verso mio zio e vidi i suoi occhioni gonfi, le lasciai per abbracciarlo forte.
-"Dai zio non piangere.."- gli intimai accarezzandogli la schiena.
-"Come faccio, piccola. Casa mia sarà vuota ora.."-
-"Lo so bene zio, ti prometto che appena ne avrò l'occasione verrò nuovamente a trovarti. È una promessa."- gli dissi sorridendo e mostrandogli il mignolo. Lui sorrise e strinse il mio dito con il suo. Lo abbracciai un'ultima volta e lo guardai dritto verso i suoi occhi mandorlati lucidi. Non sapevo nemmeno io come stessi facendo a non piangere.
-"Mi mancherai tanto, piccola."- disse malinconico, come se già gli mancassi.
-"Anche tu zio.."- l'ultimo abbraccio e poi una voce robotizzata che annunciava che l'aereo stava per partire. Presi nuovamente le valigie e dopo aver guardato nuovamente mio zio, andai via per evitare che perdessi il volo. Era davvero straziante salutarsi in aeroporto. Da sempre odiavo gli addii, anche se quello era più un arrivederci.
Con molta fortuna riuscii a salire sull'aereo, ma più stanca che mai. Misi i miei bagagli al loro posto e presi il primo posto che trovai tra due sedili liberi. Mi attendeva un volo di dodici ore e tutto ciò che potevo fare era appisolarmi. Nonostante tutto non vedevo l'ora di tornare davvero a casa. Finalmente avrei rivisto tutta la gente lasciata lì e avrei ripreso la mia quotidianità. Guardai fuori dal finestrino e notai l'asfalto più vicino del solito: l'aereo non era ancora decollato. Sospirai e guardai il sedile alla mia destra. Feci spallucce e poggiai le mie gambe su di esso, tanto non c'era nessuno per cui dovessi preoccuparmi. Guardai nuovamente fuori dal finestrino e notai il cielo del tutto scuro. Dovevano essere circa le undici di sera e la stanchezza si faceva sentire sempre di più. I miei occhi si chiusero da soli e la mia mente cominciò a vagare tra mille immagini diverse. Cominciavo già a sognare. Ero una grande sognatrice, una ragazza che odiava stare con i piedi per terra. Questo però era un lato del mio carattere che non amavo molto mostrare. Il mio corpo si rilassó del tutto mentre davanti a me vedevo nero totale. Nonostante questo sentivo ancora le voci della gente attorno a me. Ero sul dormiveglia. Mentre il mio corpo stava per raggiungere il prossimo stadio di sonno, sentii a stento una voce parlare. Il mio cervello autonomamente la ignoró e continuai a dormire. Anzi mi accoccolai ancora di più a me stessa. La voce si fece sentire ancora più forte ed io sussultai lievemente. Aprii gli occhi lentamente e completamente stordita guardai chi aveva appena osato svegliarmi dal mio dolce sonnellino. Si trattava di un ragazzo, ma non potetti guardare di lui tutti i dettagli. L'unica cosa che pensavo in quel momento è che mi aveva svegliata e per questo già lo odiavo.
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La Mia Àncora⚓
RomanceUn incontro inaspettato durante un volo su un aereo aveva cambiato la vita di quei due ragazzi. Lei Aurora Ferrara, con un pessimo passato alle spalle e con la costante paura di amare, riesce a trovare qualcuno che è capace di farla uscire dai suoi...