Capitolo 30

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-"Aurora tu non te ne rendi conto, ma questa è una cosa bellissima. Dopo tanto tempo hai ripreso ad amare"- commentó Riccardo sorridendo addolcito. Io, al suo opposto, non riuscivo a pensarla in positivo.

-"Non ci riesco Riccardo. Mi sembra di impazzire"- dissi mettendo le mani tra i miei capelli spettinandoli. Per me il concetto di amore era un tasto dolente. Dopo la mia brutta esperienza passata con il mio ultimo ragazzo, non riuscivo più a pensare a qualcun'altro che prendesse il suo posto. Avevo sofferto troppo e fidarmi della gente mi pareva difficile. Nonostante questo di Niccolò mi ero fidata più di una volta, talmente tanto da spingermi a fare cose alle quali non mi sarei mai aspettata di arrivare. Con lui ero riuscita per poco tempo ad uscire fuori dal mio guscio, ma ogni volta che lui non era lì con me stavo male. Sentivo una forte voglia di averlo ancora accanto, ma nello stesso tempo anche una costante e fastidiosa paura di sbagliare.

-"Allora tu adesso mi guardi negli occhi e mi dici cosa senti quando guardi i suoi"- fissai le sue iridi verdi, che non avevano niente a che fare con quelle di Niccolò, e cercai di ricostruirli con la mia mente. Non fu per niente difficile dato che ormai li conoscevo a memoria. Ripensai al suo viso e al suo sorriso e cominciai a sorridere anche io senza rendermene neanche conto.

-"Bhe..posso solo dire che amo i suoi occhi, il suo sorriso e qualsiasi cosa che gli riguarda. Quando mi guarda mi sento quasi di volare e ogni volta che assaporo quelle labbra mi sembra di essere nel paradiso"- terminai il mio racconto tenendo una mano sotto il mento e lo sguardo disperso in alto da qualche parte. Poi ritornai alla realtà e tornai a guardare Riccardo che mi fissava con un sopracciglio alzato.

-"Sono cotta vero?"- domandai sapendo già la risposta.

-"Amica mia, io direi abbrustolita"- commentó ridendo leggermente. Portai le mie mani sulla fronte e scossi la testa.

-"Ascolta me"- proseguì tornando serio. Afferró una delle mie mani e la portò tra le sue. La strinse riscaldandole un po' e cominciò a parlarmi dolcemente.

-"Provaci. Buttati. Vivi questa esperienza e fai in modo che sia la più bella della tua vita. Perché ho capito una cosa già dalla prima volta che vi ho visti insieme"- alzai la testa e lo guardai interrogativa.

-"Cosa?"-

-"Che tu e Niccolò vi appartenete. Me lo sento"- sorrisi leggermente. Se c'era una persona che era sempre pronta ad ascoltarmi o ad aiutarmi quella era proprio Riccardo. Gli volevo un bene dell'anima e non mi aveva mai tradito. Non avrei potuto desiderare persona migliore al mio fianco.

-"Riccà"- lo chiamai.

-"Dimmi tutto"-

-"E se ci provassi e poi andasse tutto male?"-

-"Tu riprovaci."- tirai fuori un sorriso. Finalmente ero decisa sul da farsi. Non avrei saputo come fare senza di lui.

**
Dopo una stancante ed immancabile giornata di lavoro chiusi il bar sotto l'incarico di Rosaria. Misi apposto le chiavi e cominciai a passeggiare verso casa mia. Camminai lentamente e con calma mentre ripensavo alla mia giornata. Francesca si era ripresentata nel mio bar e aveva di poco migliorato il suo aspetto ed il suo umore. Continuava a sorridermi cercando di riallacciare con me ogni tipo di rapporto, ma io non sembrai essere molto socievole con lei. Se avessi dovuto perdonarla sicuramente avrei avuto bisogno di tempo. Ma a lei non importava. Voleva solo che la guardassi e le porgessi un buon caffè. A lei bastava questo e a me andava bene così. Guardai attorno a me ed, essendo più tardi del solito, non c'era poi così tanta gente in giro. Mi infilai tra una sfilza di alberi e cespugli di un parco e camminai calpestando qualche ramoscello qua e là. Mi sentivo così vuota ed io sapevo il perché. Erano circa due giorni che non vedevo quei meravigliosi occhi castani ed io non sapevo come fare. Erano come ossigeno per respirare. Avevo bisogno di vederli, osservarli, e soprattutto leggerli. Quegli occhi che parlavano dicendomi tante di quelle cose che due labbra non sarebbero state capaci di fare. Mi fermai un attimo dove non c'era nessuno e sospirai rumorosamente. Presi posto ad una altalena abbandonata e cominciai a dondolarmi lentamente. Alzai la testa e respirai a pieni polmoni quell'aria buona che sapeva solo di piante e terriccio. Notando che attorno a me non ci fosse nessuno schiusi le labbra per far uscire fuori una melodia.

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