Era strano rivederlo, lì davanti ai miei occhi. Bello e in forma come sempre. T-shirt nera, jeans chiaro e giubbino di pelle nera. Poggiava di un fianco sulla parete color panna del mio condominio e mi guardava con un espressione ancora nervosa in volto. Le braccia a conserte e un sopracciglio alzato mentre aspettava una risposta. Lo guardai incapace di rispondere e ammirai ogni suo piccolo particolare.
-"Sei venuto a trovarmi fino a casa mia"- dissi quasi incredula. Non riuscivo a realizzare il fatto che fosse venuto fin lì solo per chiedermi perché non rispondessi al cellulare.
-"Mi pare il minimo dopo ciò che è accaduto"- rispose infastidito alzando gli occhi al cielo.
-"Non è successo niente"- cercai di sviare il discorso, in vano.
-"Ah no? Non rispondi da ieri sera a nessun messaggio e a nessuna mia chiamata senza un valido motivo e tu mi dici che non è successo niente? Mi prendi in giro?"- sbottó gesticolando nervoso. Sospirai e chiusi gli occhi. Era così straziante per me.
-"Avevo solo da fare"- mentii spudoratamente raccontando la prima scusa che mi balenasse in mente. Mi guardó interrogativo un attimo e poi scosse la testa ridendo amaramente.
-"Sei assurda.. "- bofonchió mettendosi una mano tra i capelli. Alzai gli occhi al cielo per poi osservare ogni suo piccolo atteggiamento.
-"Lo so, grazie"- risposi freddamente. Nonostante tutto non riuscivo a dimenticare il motivo per cui fossi arrabbiata con lui. Non ero capace di scordare quella voce femminile che avevo udito al telefono. Mi sentivo morire dentro ogni volta che ci ripensavo.
-"Vuoi farmi entrare oppure vuoi che faccia le radici qui?"- chiese ironico. Scossi la testa arresa e mi spostai per farlo entrare.
-"Non c'è tua madre in casa?"- domandò dopo essersi seduto sul mio divano. Quella era la prima volta in cui lui aveva messo piede in casa mia e dovevo ammettere che per me era strano. Oltre ai miei amici, nessun'altro di fuori ci era entrato. Era bello sentire la sua presenza tra le mura della mia abitazione.
-"No, torna dopo per lavoro"- spiegai mentre chiudevo la porta. Mi sedetti accanto a lui ed afferrai uno dei miei sacchetti di patatine. Lui si guardó attorno e per poco non scoppiò a ridere.
-"Direi che mangi poco"- mi prese in giro nascondendo un sorriso. Mi voltai verso di lui e lo fissai mentre masticavo il mio adorato cibo. Quella situazione mi sembró abbastanza buffa ma non tanto da farmi dimenticare tutto e sorridere.
-"Puoi mangiare anche tu se vuoi"- mi limitai a dire per poi riprendere a guardare la tv. Avviai la serie tv e cercai di ignorarlo. Una novità? Non ci riuscii.
-"In realtà non dovrei"- disse riferendosi al fatto che volesse rimanere in forma. Per quale motivo poi? Per me era già perfetto così.
-"Come vuoi"- risposi facendo spallucce.
-"Ma come fai a guardare questa roba"- si lamentó disgustato mentre sgranocchiava un po' di pop corn. Stravaccati sul divano, accerchiati da cibo spazzatura e con la mia serie tv preferita, decidemmo di passare così il nostro pomeriggio. Cercò di guardare la televisione senza lamentarsi per più di due secondi ma fallì miseramente.
-"Se non ti piace non sei costretto a guardarla"- risposi a tono ignorando le sue lamentele. Proseguii a fissare il televisore ma non riuscii a concentrarmi completamente sulle dinamiche della serie. Ogni tanto guardavo di sottecchi Niccolò e cercai di rimanere calma e soprattutto di non gettarmi fra le sue braccia. Per me era come avere a che fare con una calamita che mi attirava a sé ogni volta che mi era vicina. Non ero capace di pensare a me e lui lontani. Si trattava di un'immagine troppo difficile perfino da accettare. Tirai fuori un respiro liberatorio ma lui sembrò, fortunatamente, non accorgersene.
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La Mia Àncora⚓
RomanceUn incontro inaspettato durante un volo su un aereo aveva cambiato la vita di quei due ragazzi. Lei Aurora Ferrara, con un pessimo passato alle spalle e con la costante paura di amare, riesce a trovare qualcuno che è capace di farla uscire dai suoi...