Capitolo 4

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Ero ormai lontana da lui per molti metri, tanto che mi voltai e riuscii a non vedere più nessuno. Ero infastidita dal fatto che lui avesse cominciato a ignorarmi non appena avesse avuto a che fare con le sue fan. Ma certo, me l'aspettavo ma dentro di me speravo che andasse un po' diversamente. Sapevo che prima che le fan lo assalissero, stava per dirmi qualcosa. Ma a me non importava più. Credere in qualcosa che non poteva esistere era da sciocchi. In quel momento mi sentii stupida. Ripensai a quando fummo scesi dall'aereo e a quando speranzosamente credevo che mi parlasse. Ero stata davvero stupida a seguire la speranza. Ma speranza di cosa poi? Era scontato che appena ne avesse avuto l'occasione si sarebbe dimenticato di tutto. Sapevo già che ad un prossimo volo si sarebbe comportato allo stesso modo con qualcun'altra. Non avevo idea con chi avevo a che fare. Se con uno sfruttatore, puttaniere o bravo ragazzo. Ma una cosa era certa: era un cantante di grande fama e non avrebbe più perso il suo prezioso tempo con me.
Cercai di dimenticare Niccolò. Dimenticare quello successo in aereo, dimenticare le sue premure, la sua voce e i suoi occhi. Ormai era un capitolo a sé che si sarebbe chiuso per sempre. Dovevo pensare solo a riabbracciare mia madre e tutta la gente che amavo. Camminai ancora portandomi dietro la mia adorata valigia rossa. Mi ritrovai nel centro di Roma. Mi fermai un attimo arrivata a Piazza Navona e mi guardai attorno. Mi era mancata così tanto la mia città. Finalmente stavo respirando nuovamente l'aria di Roma. A quel punto mandai un messaggio a mio zio Ning avvisandolo che ormai ero arrivata. Non volevo che stesse in pensiero per me. Ripresi i miei passi e mi diressi verso casa mia, avrei fatto davvero una bella sorpresa a mia madre dato che lei non sapeva del mio ritorno. Ero felice. Felice di essere tornata in patria. Mi era mancata la mia Italia, la mia Roma. Tutto.
Dopo circa una decina di minuti ero giunta di fronte la porta di casa mia. Guardai l'ora ed era quasi mezzogiorno. Sicuramente era sveglia e già operativa. Intrufolai una mano nella tasca dei miei jeans e afferrai le chiavi. Infilai la chiave nella serratura e la girai aprendo la porta. Aprii ed entrai lentamente. Di fronte a me non trovai nessuno. Chiusi la porta, lasciai la valigia e cominciai a girovagare per casa. Mi sembrava che fosse passata un'eternità dall'ultima volta che avevo messo piede in quella casa. Era umile, piccola ma abbastanza carina. Piena di ricordi, emozioni e tanto, ma tanto, amore. Andai in cucina dove non trovai nessuno. In totale silenzio mi incamminai per il corridoio dove udii una voce canticchiare. Mi scappò una piccola risata. Avrei riconosciuto  quella voce tra mille,era quella di mia madre. Fin da quando ero piccola adoravo ascoltarla cantare, aveva una voce soave e delicata. Seguii quella dolce melodia e mi ritrovai di fronte la porta della stanza da letto. Ed era lì a rimettere apposto le coperte mentre canticchiava. Mi si riempii il cuore di gioia a rivederla. Nonostante questo, sapevo che se non avessi detto nulla e mi avesse visto improvvisamente in casa, le sarebbe venuto un infarto. Così, prima che si accorgesse di me la chiamai.

-"Hey mamma!"- esclamai contenta. Mia madre, dalla folta chioma bionda e gli occhi celesti, si fermó. Lei era il mio opposto. Lei sembrava avere tutte le caratteristiche di una principessa, mentre io quelli che dovevano essere di mio padre,se così si poteva ritenere.
Si voltó un attimo e posò lo sguardo su di me. Sgranó gli occhi e mi guardò incredula.

-"Sei davvero tu? Non fai parte della mia immaginazione?"- domandò stupita. Io roteai gli occhi al cielo ridendo.

-"Ma certo che no mamma! Sono io, la tua Aurora!"- le urlai contenta aprendo le braccia.

-"Sei tornataa!!"- urló mia madre venendomi immediatamente ad abbracciare. Mi strinse forte a sé ed io feci lo stesso. Dopo mesi che non la vedevo, mi era mancata tantissimo.

-"Mortacci tua, me dovevi avvisà"- imprecó continuando a tenermi fra le sue braccia. Io risi. Mi era mancata sul serio. Una cosa avevo in comune con lei, e quello era il carattere. Stronzo ma dolce.

-"Non t'é piaciuta la sorpresa?"- le domandai dopo essermi staccata da lei.

-"Ma certo figlia mia! Ora ti preparerò il tuo piatto preferito e mentre pranziamo mi racconti tutto"- mi informó contenta. Dopo aver terminato di fare il letto, si dileguó in cucina per darsi da fare. Sorrisi. Non era più nella pelle,e anche io.

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