Capitolo 13

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Rimasi ammaliata da quel suono che, a malincuore, era terminato. Lo avrei ascoltato per ore ed ore senza mai stancarmi. Staccò le mani dal piano e mi guardó piegando le labbra in uno splendido sorriso. Ormai nella stanza regnava il silenzio ed io cominciai a sentire la mancanza della sua magnifica e profonda voce.

-"Ti è piaciuta?"- mi domandò riferendosi alla canzone.

-"Moltissimo. Adoro la tua voce, Niccolò"- ammisi imbarazzata. Non ero la tipica ragazza che amava fare o ricevere complimenti. Odiavo elogiare le persone o dire a loro cose dolci. Erano delle caratteristiche che non appartenevano a me, ma in a quel momento mi sembrò uscire completamente dai miei schemi. Quando ero con lui qualsiasi cosa usciva fuori dagli argini della mia normalità. Lui continuó a sorridere e si spostò il ciuffo ribelle.

-"Vuoi provare tu?"- mi domandò.

-"Non so suonare il piano e credo di essere stonata"- dissi ridendo. Lui scosse la testa. Volevo evitare di fare pessime figure di fronte a lui.

-"Non serve che tu lo suona, puoi anche cantare senza musica"- mi invitó a fare sorridendo. Sospirai e distolsi lo sguardo da lui. Guardai di fronte a me e mi convinsi di accontentarlo. Ma nel momento in cui stavo per schiudere le labbra, per cantare, un suono interruppe le mie azioni.

-"Il campanello"- disse prima di alzarsi ed allontanarsi per andare ad aprire. Restai sola nella stanza e tirai un respiro di sollievo. Ringraziai che fosse arrivato il fattorino delle pizze e che mi avesse salvata da una ennesima figura di merda. Mi alzai e raggiunsi Niccolò che intanto aveva ritirato il nostro ordine e posato i cartoni sul tavolo. Si sedette ed invitó anche me a fare lo stesso. Obbedii e presi posto accanto a lui.

-"Ti va di guardare un film nel frattempo?"- mi domandò mentre si allungava verso un mobile vicino per raggiungere il telecomando. Io intanto iniziai a mangiare, non sapevo assolutamente resistere al fascino della pizza. Annuii dopo aver addentato un pezzo di cibo.

-"Che ti va di guardare?"- chiese scorrendo un po' tra i film.

-"Qualsiasi genere mi va bene. Metti quello che preferisci"- dissi mettendomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

-"Hai paura degli horror?"-

-"Io? Figurati"- mentii. Ridacchió un po' e poi ne fece partire uno.

-"Non ce credo per niente"- farfuglió dopo aver cominciato a mangiare anche lui.

-"Ma zitto"- dissi divertita colpendolo leggermente col gomito. Il film cominciò ed io non staccavo quasi mai gli occhi dallo schermo. Lo facevo solo per dare qualche occhiata a Niccolò o per afferrare un trancio. Lui faceva lo stesso e rimase concentrato per il primo quarto d'ora di film. Da quello che avevo notato non era assolutamente spaventoso o pauroso e probabilmente c'è l'avrei fatta a non aver paura. La maggior parte delle volte evitavo di guardare i film di quel genere ma, per quelle altre volte in cui li avevo visti con i miei amici, mi sarei dovuta abituare. Invece no. Non ero mai riuscita a guardarne uno senza avere timore. Speravo di riuscire a non far capire ciò a Niccolò.
Terminammo la pizza, gettammo i cartoni, ormai vuoti, e ci spostammo sul divano. Il film inizialmente procedeva bene e tranquillo ma pian piano giunsero alcune scene inquietanti che cominciavano ad impaurirmi. Cercai di celarglielo ma lui sembró essersene ugualmente accorto.

-"Hai paura?"- mi domandò divertito accanto al mio orecchio. Brividi. Lo guardai ed alzai un sopracciglio cercando di rimanere il più lucida possibile.

-"Paura? Nah"- affermai mettendo le braccia a conserte.

-"Ti sento un po' agitata"- ridacchió.

Che stronzo.

-"Allora senti male"- conclusi per poi continuare a guardare lo schermo della televisione. Lo sentii ancora ridere un po' e poi nella stanza regnó il silenzio. L'unica fonte di luce a luminare le pareti, ed i nostri volti, era quella di una piccola lampada non molto lontana da noi. L'atmosfera, se non fosse per il film horror, sarebbe stata sicuramente quella di una situazione romantica. Io e Niccolò eravamo abbastanza vicini, nonostante il divano fosse abbastanza grande per contenere circa cinque persone, e quella vicinanza mi metteva ancora più ansia. Ogni volta che mi trovavo accanto a lui sentivo una strana sensazione di imbarazzo e di impaccio. Mi sentivo perennemente a disagio ma nello stesso momento anche sicura. Lui mi trasmetteva tanta sicurezza che mai ero riuscita a trovare. Mi ispirava fiducia, certezza e gentilezza. Era un turbine di generosità e bontà. A distogliere bruscamente la mia mente da questi pensieri furono un forte rumore ed una visione talmente spaventosa che mi sembró reale. Quasi saltai in aria e dopo aver emesso un urlo abbracciai d'istinto Niccolò. Lo strinsi forte e nascosi il mio volto nel incavo del suo collo. Inalai quel buonissimo profumo e subito mi calmai. Era assurdo pensare a come quel odore e, la sua presenza, mi mettessero in pace i sensi. Lui mise un braccio dietro la mia schiena, ricambiando l'abbraccio, e un'altra dietro la mia testa per accarezzarmi i capelli. Io tenevo le braccia attorno al suo collo e l'ultima cosa che volevo fare era lasciarlo andare. Stavo divinamente. Mi sentivo a casa tra le sue braccia. L'unica cosa che temevo è che ciò diventasse un'abitudine. Niente di tutto ciò doveva esserlo.

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