Capitolo 32

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Era pomeriggio inoltrato quando spensi la tv sbuffando pesantemente. Erano passati circa quattro giorni e solo nella metà di questi avevo sentito Niccolò. Negli ultimi due non avevo ricevuto più alcuna chiamata o  messaggio e non avevo più avuto l'occasione di rivederlo. Non potevo nascondere a me stessa che mi mancava e che avevo bisogno di sentirlo. Mi lasciai cadere sul divano e mi stesi. Cominciai a guardare il soffitto mentre pensavo a dove il nostro rapporto si fosse spinto. Era bello pensare a come lui fosse riuscito a cambiarmi. Poi ripresi a pensare al fatto che mi mancasse. Forse gli avrebbe fatto piacere se per una volta lo avessi cercato io? Cercando di convincermi a fare ciò presi il cellulare e andai nella rubrica. Tentennai un po' ma poi mi decisi e premetti il dito sul nome di Niccolò. Sospirai rumorosamente quando il cellulare cominciò a squillare. Nel momento in cui quello strano suono ad intermittenza riempiva il mio udito mi sentii in preda all'ansia. E se non avesse voluto rispondermi? E se avesse di meglio da fare? Il cuore mi martellava nel petto e pregai che mi rispondesse prima che chiudessi la telefonata. All'ennesimo squillo e nel momento in cui stavo per mettere fine ad essa, riuscii ad udire la sua voce.

Finalmente.

Pensai non appena il mio cuore si riempì di gioia. Era bello risentire la sua voce.

-"Hey piccola!"- mi salutó allegro dall'altra parte della cornetta. A malapena la sua voce riusciva a sovrastare quel gran fracasso che lo circondava. Cominciai a farmi venire qualche dubbio.

-"Hey Nic, come stai?"- domandai cercando di mantenere il mio tono di voce più sereno e felice possibile. Ma dentro di me cominciò a farsi spazio una strana sensazione. Una sensazione negativa che non riuscivo a tollerare o a spiegare.

-"Molto bene, grazie. Tu?"-

-"Bene. Ma dove sei?"- chiesi con tono divertito cercando di celare ogni mia preoccupazione. Non volevo sembrare troppo invadente ma nemmeno indifferente. Mi sentivo già tormentata.

-"Sono ad un serata con amici, te dove sei?"- chiese sereno.

-"A casa.."- risposi. Non mi dispiacque il fatto che fosse uscito con alcuni dei suoi amici ma quello di non avermi reso partecipe di alcun avvenimento della sua vita. Anche avvenimenti come quelli. Mi sentii esclusa. Estraniata. Provai una sensazione di vuoto. Come se non facessi parte della sua vita nonostante tutto ciò che c'era stato tra di noi. Cercai ugualmente di nascondere ogni mia delusione e mi sforzai di pensare in positivo.

-"Mi dispiace tanto Auró. Appena ci sarà l'occasione ci rivedremo"- spiegò facendomi sorridere. Però il mio sorriso non ebbe lunga durata a causa di una voce.

-"Niccolò!"- una voce lo chiamò talmente forte che riuscii a sentirlo. Era una donna.

-"Sei.. con una ragazza?.."- domandai. Udire quella voce fu come un tuffo al cuore. Ed ecco che tutte le mie teorie furono dimostrate. Lui per un istante non rispose ma poi lo sentii balbettare.

-"Si.. ma è solo un amica"-

-"Okey ho capito"- sputai fredda per poi chiudergli il telefono in faccia. Lo lanciai via da qualche parte ed infilai le mani tra i capelli. Possibile che non me ne andasse bene una? Con una ragazza? Le mie orecchie non credevano a quello che avevano sentito. Mi alzai dal divano e cominciai a girare per casa nervosa. Mia madre non c'era in quel momento ed io mi sentivo in preda a mille ansie e paure. Capii il motivo di tutte quelle mie fissazioni iniziate non appena ebbi sentito il fracasso in cui lui si trovava. Non riuscivo a crederci. La prima cosa che feci fu accendere lo stereo di casa mia e sentire la musica. Era la mia soluzione per stare meglio e per riuscire a calmarmi. Mi sedetti nuovamente sul divano e cercai di tranquillizzarmi sotto le dolci note di una canzone lenta e malinconica. Avevo dato a Niccolò tutta la mia fiducia ed il mio affetto e lui non aveva fatto altro che calpestarli sotto i piedi. Ripensai al fatto che io fossi a casa e lui con quella ragazza a divertirsi. Il pensiero che un'altra potesse averlo toccato, avuto a che fare con lui o arrivare ad altro mi faceva impazzire. Non mi capacitavo assolutamente. A lui avevo donato tutto quello che per me, fino a tempo prima, era off limits. La mia fiducia, il mio affetto, il mio uscire dagli schemi e soprattutto il mio cuore. A lui avevo permesso di entrare nella mia vita e di restarci. Ma evidentemente ciò lui non l'aveva apprezzato abbastanza. Mi sentii a pezzi. Mi sentii tradita. Poi però capii. D'altronde noi due non avevamo instaurato alcun tipo di relazione, perché dare conto alla mia persona? Perché trattarmi da fidanzata se infondo la sua fidanzata non ero? Mentre ero assorta nei miei pensieri partì una canzone da me fin troppo conosciuta. Improvvisamente una lacrima mi rigó il volto. Gli occhi mi bruciavano e la gola cominciò a seccarsi dopo aver cominciato ad udire la sua voce. Era come una pugnalata al cuore ma non ebbi il coraggio di cambiare canzone. Per quanto male potesse farmi riuscii a sentirmi meglio. Piangevo ma nello stesso momento ripensavo ai nostri momenti insieme. Provai una sensazione di vulnerabilità assurda ed era da tempo che non mi sentivo così. Rimembrai i brutti ricordi del passato che in quel momento mi sembravano fin troppo vicini a quel episodio. Forse stavo esagerando. O forse no. L'unica cosa di cui ero sicura era che stavo soffrendo, e tanto.

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