Capitolo 14

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La sua auto si fermó sotto casa mia. Spense il motore e mi guardó senza dire niente. Io feci lo stesso e non ebbi il coraggio di uscire da lì. Abbozzai un sorriso ed osservai le sue lenti scure, della montatura degli occhiali, cercando di scorgere sotto, i suoi occhi. Era impossibile riuscire a vederli col quel buio.

-"Bene Niccolò io ti ringrazio nuovamente per la serata e soprattutto per avermi salvata dalla strada. Non riuscirò a ripagarti mai abbastanza"- lo ringraziai sorridendo. Lui annuì ricambiando il sorriso.

-"A me basterebbe solo il tuo numero per ripagarmi"- mi disse serio poco dopo. Avevo sperato che se ne fosse dimenticato ma evidentemente mi ero sbagliata. A quel punto non potevo più negarglielo. Per me aveva fatto tanto e cominciai a pensare che scambiarsi un semplice numero di telefono non avrebbe fatto cascare il mondo. Ormai avevamo instaurato un qualche tipo di rapporto e non eravamo più completamente sconosciuti. Mi aveva salvata e cominciava a migliorare ed alleggerire le mie giornate.

-"Solo ad una condizione"- dissi.

-"Quale?"- domandò confuso.

-"Togli gli occhiali."- gli ordinai seria. Lui obbedì ed io ebbi di nuovo l'occasione di osservare i suoi occhi. Mi erano già mancati tanto.

-"Perché?"- fu la sua unica parola dopo aver posato l'oggetto da qualche parte.

-"Hai gli occhi belli, non dovresti nasconderli"- mi complimentai con lui. Era la verità. Erano profondi e belli come pochi. Non meritavano di essere celati. Accolsi in lui un velo di stupore ma poi sorrise quasi timidamente. Mi stupii. Per quanti complimenti ricevesse dalle sue fan mi sembrava strano che si imbarazzasse per un complimento così banale e semplice come il mio. Nonostante ciò, apprezzai tantissimo.

-"Amo indossarli e probabilmente lo faccio anche per nascondere alcune emozioni che i miei occhi fanno troppo trasparire. Sono una persona riservata."- confessó gesticolando un po'. Era bizzarra come cosa ma molto sensata. Era un piccolo particolare di lui che già amavo.

-"Dammi il telefono"- dissi poco dopo. Lo estrasse dalla tasca dei suoi pantaloni e me lo porse. Non appena ebbi a che fare con la tastiera digitai il mio numero e glielo restituii. Lui sorrise sincero dopo aver guardato lo schermo del cellulare ed io lo imitai.

-"Ora devo andare, grazie ancora Niccolò"- dissi aprendo lo sportello dell'auto.

-"Di niente. Ci vediamo, Auró"- mi salutó sorridendo, con quel suo solito accento romano, e poi abbandonai l'autovettura. Mi voltai indietro un attimo notando che aveva indossato nuovamente gli occhiali. Sorrisi divertita e, dopo che fu sparito, salii in casa. Era stata una giornata abbastanza pesante ma era finita bene. Si, stavo bene. Quando ero con Niccolò il tempo sembrava quasi volare e la sua compagnia, per quanto mi creasse un enorme subbuglio dentro, mi lasciava attorno un senso di armonia. Lasciai il cellulare sulla scrivania della mia stanza ed andai al bagno. Mi cambiai ed indossai un caldissimo pigiama che potesse allontanare da me quei brividi di freddo insopportabili. Subito dopo andai a coricarmi e mi coprii di coperte e di piumone fino sotto al naso. Non riuscivo davvero a sopportare il freddo. Ma in quel momento l'ultima cosa che riuscivo a sentire era proprio esso. Sentivo un senso di confusione, ma nello stesso tempo di pienezza, invadermi. Ricominciai a pensare alle parole di Niccolò e a quanto mi avessero fatto rimuginare e ragionare. Sapevo che, come Riccardo, non aveva torto ma io ugualmente non volevo sentirne ragioni. Volevo rimanere sempre ad un metro lontana dai sentimenti e così avrei continuato a fare. Le sue parole, però, continuavano a risuonarmi in testa senza sosta. Cercai di pensare ad altro. Magari pensare al resto della serata. Lo avevo finalmente sentito cantare dal vivo e non avrei potuto chiedere di meglio. La sua voce l'avrei ascoltata ore ed ore senza stancarmi mai. Ripensai a quegli abbracci che gli davo istintivamente. Era assurdo pensare a come, una persona come me con l'unico obiettivo di stare lontana dal cuore, potesse compiere azioni del genere. Odiavo sentirmi così vulnerabile in sua presenza. Ogni volta che avevo a che fare con i suoi occhi mi sembrava di essere stata catapultata in un'altra dimensione. Dimenticavo tutto il mondo attorno e tutti i problemi. Un suono mi riportò alla realtà. Tornai a guardare il soffitto bianco e poi mi alzai di malavoglia per prendere l'oggetto che aveva emesso il suono. Afferrai il cellulare e mi rimisi frettolosamente a letto. Sorrisi dopo averlo acceso.

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