Capitolo 20

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Completamente scossa e frastornata rimasi ferma lì incapace di fare un passo. La mia mano accarezzava la pelle gonfia e arrossata, ma quel dolore non fu abbastanza forte da superare quello che provavo nel cuore. Mi sentivo ferita, vuota. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Non stavo passando un bel periodo ed io continuavo a passare quelle giornate da sola in compagnia delle mie forze. Ero distrutta, afflitta e affranta. Non avevo parole per descrivere quello che stavo provando dentro di me. Un senso di disgusto e delusione presero pieno potere su di me, ma ancora di più la tristezza. Non riuscivo più a pensare a qualcosa di buono in quel momento. Riuscivo a vedere il mondo solo come un enorme buco nero dal quale non si poteva uscire. Mi sentivo sola. Davvero sola. Sola come non lo ero mai stata. Avevo bisogno di qualcuno che mi salvasse da quella situazione,ma sapevo che mai nessuno ci sarebbe riuscito. Si trattava di un mio travaglio interiore che sarebbe stato difficile da sistemare, ma nonostante questo sentii la mancanza di qualcosa. Di qualcuno. Di quel qualcuno che era sparito dalla mia vita per alcuni giorni. Di quel qualcuno che la mia mente e il mio cuore chiedevano costantemente. Di quel qualcuno che riusciva a rendermi felice. Mi mancava. Volevo rivedere i suoi occhi e risentire la sua risata. Nonostante fossi in quello stato, sapevo che sarebbe ugualmente riuscito a strapparmi un sorriso. Avevo bisogno di sentire la sua voce e necessitavo di un suo abbraccio. Mi mancava tutto di lui. Avevo bisogno disperatamente di Niccolò.

Riuscii ad ammetterlo a me stessa e riuscii a sentirmi più libera. Le lacrime continuarono a sgorgare dai miei occhi senza fermarsi ed io decisi di non far ritorno a casa. Non avevo la minima intenzione di farmi vedere in quello stato da mia madre e non avevo nessuna voglia di passare la giornata in casa. Avevo bisogno di prendere aria e di pensare ad altro. Lentamente cominciai a camminare sentendo le mie gambe stanche e pesanti. A malapena riuscivano a tenermi in piedi ma mi feci forza. Nel frattempo mandai un messaggio a mia madre per avvisarla che sarei tornata tardi a casa. Non volevo farla preoccupare e quindi le dissi che avevo semplicemente un impegno. Entrai nella rubrica e notai il nome di Niccolò in bella vista. Avevo bisogno di sentirlo e di domandare come stesse. Se almeno lui passasse delle belle giornate. Volevo chiamarlo. Nel momento in cui stavo per premere il tasto verde della schermata, mi fermai. Scossi la testa arresa e spensi il telefono. Non volevo che perdesse tempo con me. Evidentemente aveva da fare e non doveva perdere la testa con i miei problemi. Riposi via il cellulare e mi asciugai le lacrime col dorso della mano. Alcuni passanti mi guardavano confusi ed altri preoccupati, ma me ne fregai di tutto e di tutti. Camminai a passo lento per le strade affollate di Roma ed ammirai alcuni dei suoi monumenti come se fosse la prima volta. Era una cosa che da sempre amavo fare. Amavo la mia città e la sua storia. Mi avvicinai alla fontana di Trevi. Sospirai mentre guardai l'acqua scorrere sotto di me. Presi una monetina dalla tasca del mio giubbino e la strinsi tra le mie mani. Guardai in alto e chiusi gli occhi respirando profondamente. Pensai e mi concentrai sul mio desiderio e gettai la monetina dorata in acqua. La vidi andare a fondo e poi sparire.

-"Non sapevo amassi esprimere desideri qui"- sentii una voce parlare alle mie spalle. La udii e sfoderai un sorriso sincero quando la riconobbi. Mi voltai verso di lui e gli corsi incontro abbracciandolo. Lo strinsi a me fortemente e non riuscii a lasciarlo andare. Finalmente lo sentivo di nuovo. Inalavo nuovamente il suo buonissimo profumo ed udivo la sua voce. Lo sentivo di nuovo lì con me. Era con me e non stavo sognando. Una lacrima amara scivoló sulla mia guancia ed io la nascosi subito per non fargliela notare.

-"Hey.. cosa è successo?"- mi domandò con dolcezza capendo che c'era qualcosa che non andava. Mi strinse forte a sé, sotto gli sguardi confusi della gente, e mi accarezzó i capelli per farmi calmare. Mi era mancato tutto ciò. Mi era mancato lui.

-"Niccolò sono contenta che sei qui.."- ammisi non accorgendomi di quello che stavo dicendo. Colta in un forte momento di debolezza mi sentii altrettanto forte e sicura per confessargli ciò che provavo. Strinsi ancora di più le braccia attorno al suo collo e nascosi sempre di più il mio volto dal suo sguardo. Rispose al mio abbraccio, avvolgendomi ancora più fortemente con le sue braccia possenti. Mi sentii potente. Mi sentii rinata. Quell'abbraccio era talmente forte da togliere il fiato ma altrettanto bello da aggiustare il cuore. Il mondo non lo sentii più ed io mi sentii volare. Quella era la sensazione che provavo ogni qual volta che ero con lui.

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