Capitolo 18

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-"Ah..sei tu"- dissi seccata per poi voltarmi nuovamente e riprendere ciò che stavo facendo. Non le avevo dato la più benché minima attenzione e considerazione, e non ne avevo l'intenzione.

-"Si sono io"- la sentii rispondere dietro me. Non la degnai di uno sguardo e continuai a strofinare la spugna, colma di schiuma, sulla ceramica di un piattino.

-"È questo il modo di trattare una tua cliente?"- proseguì. Sbuffai e mi voltai verso di lei mentre mi asciugavo le mani con uno strofinaccio. Guardai in lontananza Rosaria, come se le cercassi aiuto, e notai che era troppo impegnata per perdere tempo con me. Sospirai e osservai con indifferenza gli occhi di Francesca.

-"Cosa vuoi?"- domandai cercando di essere il più gentile possibile, ma ogni mio tentativo fu vano. Mi guardó sforzando un sorriso e, mentre si rigirava tra le dita una ciocca di capelli ramati, mi rispose.

-"Un caffè, grazie"- appoggió i gomiti sul bancone e prese posto davanti a me. Non avrei sopportato la sua compagnia ancora per molto.

-"Bene, prendi il tuo caffè e poi smamma"- sputai fredda voltandomi per completare il suo ordine. Ogni mio buon proposito di trattarla decentemente andò a farsi friggere. Mi era troppo difficile tollelarla. Ero ancora su tutte le furie per l'ultimo litigio scaturito.

-"Siamo di pessimo umore questa mattina?"- chiese ridacchiando. Nel suo tono di voce regnava il più totale sarcasmo ed io non riuscivo a restare calma.

-"Non credo sia un tuo problema"- farfugliai mentre osservavo il liquido marrone del caffè versarsi nella tazzina.

-"Senti posso capire che ti ho fatto?"- sorrisi amaramente scuotendo un po' la testa. Presi la tazzina e la posai di fronte a lei. La guardó un attimo e poi tornó a me.

-"Francé, dopo questo caffè puoi pure andare"- conclusi. La sentii sbuffare e poi bevve un sorso della sua bevanda.

-"Non sarà forse per Stefano?"- chiese ed io la fulminai con lo sguardo.

-"Ecco appunto. La tua faccia mi ha già risposto"- continuó alzando le spalle. Con un gesto elegante prese una sigaretta dalla borsa e l'accese.

-"Qui non puoi fumare."- ordinai. Lei sembró fregarsene completamente e fece un tiro alla sigaretta. Lasciò fuori il fumo e mi sorrise beffarda.

-"Pensi che quello che ti abbia detto a riguardo di Stefano sia una sciocchezza?"- domandò tornando all'argomento. Senza guardarla in faccia continuai a conversare con lei. Preferii cimentarmi nelle pulizie che guardare il suo sorrisetto.

-"A me non importa di quello che fate voi due"-

-"Dici? Se fosse così non mi tratteresti in questo modo adesso"-

-"Ti tratto così perché mi fai pena"- scoppió a ridere. Dopo aver finito di ridere si portó la sigaretta tra le labbra e continuó a fumare. Ringraziai il cielo che non ci fosse molta gente nel bar e che, quella poca che c'era, non si stesse lamentando.

-"Sei gelosa ammettilo."- disse seria. La guardai confusa. Non capivo cosa volesse da me. Gelosa di cosa?

-"Gelosa? Ma de che?"- domandai sincera.

-"Non fare la finta tonta"-

-"Non capisco dove vuoi arrivare"- continuai a dire. Lei prese la tazzina tra le dita e terminò il suo caffè. Poi spense la sigaretta lasciandola a metà e la gettò nel cestino più vicino. Si alzò dalla sedia e roteó gli occhi al cielo.

-"So che fai tutto questo per avere attenzioni da Stefano ma sappi che io non te lo permetterò"- raccontó con tono minaccioso. Senza rispondere alzai il passo e di fretta superai il bancone per avvicinarmi a lei. La guardai dritta negli occhi e assottigliai i miei.

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