Capitolo 16

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D'istinto mi veniva da schiaffeggiarmi la fronte ma evitai di farlo. Alle volte sapeva essere sciocco, però da un lato mi faceva anche tenerezza. Non capivo cosa volesse davvero da me. Ricordando quello che ero venuta a sapere e dei suoi precedenti, non riuscivo più a fidarmi del tutto di lui. Avrei dovuto parlargli? Estorcergli qualche tipo di informazione?

-"Spero non ti dispiaccia. Volevo solo evitare di portarti in posti frivoli o scontati"- continuó quasi come se volesse scusarsi o giustificarsi. Capivo la sua ansia nel portare fuori una ragazza. Aveva sicuramente pensato che lo avrei criticato per qualche sua scelta, ma in realtà non sapeva che io avrei amato anche il più stupido e semplice posto. Probabilmente non mi conosceva del tutto.

-"Va bene tranquillo, scherzavo"- sorrisi cercando di tranquillizzarlo. Sembró funzionare e poi canticchió una canzone a bassa voce. Lo ascoltai e mi tornó in mente il momento in cui Niccolò aveva cantato per me. In quel momento avrei tanto voluto che ci fosse lui al posto di Stefano. Avrei ascoltato la sua voce volentieri e mi sarei di nuovo fatta portare via dal suo incanto. Mentre rimembravo i momenti con Niccolò, dimenticando di aver Stefano accanto a me, sentii l'auto fermarsi. Lo guardai un attimo sperduta e poi sorrise.

-"Siamo arrivati"- mi informó per poi uscire dall'autovettura. Tornando alla realtà, mi spostai i capelli indietro ed imitai il mio amico. Lo trovai fuori ad aspettarmi contento. Chiuse l'auto e cominciammo a camminare. Un enorme giardino girava attorno ad una lussuosa struttura. Dei lucidi e neri lampioni spuntavano ai margini di un sentiero illuminando l'intero cammino. L'ambiente profumava di pulito e di terriccio. Inalai quel profumo chiudendo gli occhi.

-"Era da tempo che non sentivo un odore del genere. Amo la natura"- dissi con tono calmo.

-"Qui è bellissimo, sapevo ti sarebbe piaciuto"- furono le sue ultime parole prima di sorridere. Feci lo stesso e proseguimmo il nostro cammino. Il sentiero ci portò di fronte una grande vetrata che lasciava intravedere la maestosità dell'interno. Non appena fummo entrati, un forte odore di buon cibo ci assalì. La stanza era enorme e adornata da sfarzosi addobbi e quadri d'epoca. Non era un ristorante in stile moderno ma bensì antico. Amavo quell'atmosfera. Grandi e tondi tavoli riempivano l'ambiente mentre diversi camerieri viaggiavano da un parte all'altra colmi di portate. C'era già abbastanza gente ed io mi sentii piccola difronte a tanta bellezza. Tutti erano vestiti elegantemente ed io indossavo semplici e futili indumenti. Il posto era bello ma non mi sentii a mio agio. Guardai Stefano estasiata.

-"Ti piace?"- mi domandò contento. Annuii sorridendo. Poco dopo un cameriere si avvicinò a noi per invitarci a sedere. Dopo averci indicato un tavolo per due in lontananza, cominciammo ad incamminarci verso esso. Mentre le mie gambe mi portavano a destinazione mi guardai attorno. Era tutto fantastico e mi sembró di non esser mai entrata in un posto simile. Poi abbassai il volto incrociando distrattamente, e per caso, lo sguardo della gente. Mentre ancora fissavo imperterrita il mondo intorno a me, non mi accorsi di starmi a trascinare dietro qualcosa. Si trattava di un tovagliolo. Lo sentii cadere e capii di esserne stata io la causa. Mi fermai di colpo e, mortificata, lo raccolsi per rimetterlo apposto. Nel momento in cui stavo per posarlo sul tavolo, da cui l'avevo fatto cadere, mi resi conto che lì ci fosse della gente seduta. Alzai il capo e guardai un ragazzo moro, dagli occhi castani, che mi fissava leggermente divertito.

-"Scusami tanto non l'ho fatto apposta"- mi scusai con lui mentre gli restituivo il tovagliolo.

-"Oh non ti preoccupare, tranquilla"- disse calmo e con un sorriso. Sorrisi cordialmente e poi distrattamente posai lo sguardo anche sull'altra gente seduta. Realizzai che erano tutti ragazzi ma mi ci volle un po' di tempo per realizzare che lì in mezzo ci fosse qualcuno che conoscevo. Improvvisamente mi sentii le gambe molli.

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